L’infanzia, la Sicilia, i personaggi scomparsi di una terra e di un tempo che non ci sono più: tinte forti per storie coraggiose che sono quasi cinema, in questa raccolta di racconti ambientati nella Sicilia degli anni ’60, tra Vittorini, Camilleri e Tornatore. L’infanzia è terra pericolosa, ma indispensabile e fragile, scrive il noto sociologo Franco Ferrarotti nella prefazione. Proprio per questo occorre rivisitarla, a proprio rischio e pericolo. Una recensione di Gae Sicari Ruffo.
E’ la storia di un’infanzia incontaminata da odi, gelosie, ripensamenti, sfide, una storia semplice, ma indicativa di come si possa crescere in una famiglia onesta ed onorata con genitori, fratelli, nonni di una città siciliana agli inizi degli anni ’60. Il ritmo della vita è elementare ed essenziale. E’ vero che mancano tante cose, ma dominano sentimenti di tenerezza e di amicizia, al contrario di oggi in cui i giovani in particolare si sentono inutili ed isolati se si ritrovano senza telefonini, televisione ed altri strumenti di comunicazione rapida.
Si era poveri, ma la povertà non pesava e non creava ribellioni notevoli. Il rapporto con il maestro e con i compagni oltre che con i familiari bastava a colmare il bisogno di affetti.
Sembra il controcanto del canto XV del Paradiso di Cacciaguida in Dante, sulla Firenze incorrotta d’altri tempi che tanto sta a cuore del poeta. Come assomigliano certi tempi e luoghi nell’evoluzione dei secoli!
Un grande sostegno veniva dalla lettura di libri basilari. Per l’autore, fondamentale fu la scoperta di Antonio Gramsci, l’esule sardo che ha sacrificato la sua vita per le sue idee, che, carcerato, visse la sua vita lontano dai suoi figli e dagli affetti familiari. Specie i suoi racconti sui piccoli animali, come i ricci, che aveva osservato da vicino da bambino gli danno lo spunto per raccontare ai piccoli che ama, ma non può vedere, la forza di non chiudersi in se stessi, ma di affrontare la vita con coraggio e dedizione secondo la sua esperienza. (Vedi: Gramsci. Fiabe e lettere dal carcere ai figli Delio e Giuliano).
Come benissimo ricorda Franco Ferrarotti, che è il critico che presenta il testo in oggetto, la lettura si regge sulla grande intuizione di Freud che quanto assorbito, nel giro dei primi anni di vita, forma il carattere e diviene il perno della futura personalità dell’individuo. Quindi non è valido solo il ricordo che s’imprime nella memoria, dell’età più importante della vita, quanto, pedagogicamente parlando, tutto il mondo che pullula nella mente del futuro cittadino, compresi i suoi sogni, i miti, le tradizioni che ha assimilato, che faranno di lui un uomo sensibile, aperto a larghe prospettive, desideroso di agire ed operare per il meglio della civiltà.
C’è poi, nel racconto, una Sicilia che oggi sembra perduta o dimenticata, agreste e semplice per lo stile di vita, nello splendore dei suoi borghi naturali, riassunti in quell’immagine delle rose che evocano un mondo idillico, ristoratore, ammantato di bellezza e vivido nelle immagini.
LA CASA DELLE ROSE
L’infanzia è terra pericolosa e indispensabile
di Antonio Catalfamo
prefazione di Franco Ferrarotti
Fefè Editore
anno 2018
€ 12,00
L’autore:
Antonio Catalfamo. Siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), docente universitario in discipline letterarie ed umanistiche. Ha insegnato Letteratura teatrale italiana all’Università di Messina. È Professore Associato di Letteratura italiana contemporanea nelle Università. È coordinatore dell’Osservatorio permanente sugli studi pavesiani nel mondo (a Santo Stefano Belbo/Cuneo, nella casa natale di Cesare Pavese), per conto del quale ha sinora curato diciassette volumi di saggi internazionali di critica pavesiana. È direttore del Centro Studi Nino Pino Balotta di Barcellona P.G.. Ha pubblicato poesia, narrativa e saggistica; collabora con giornali e riviste italiane e straniere.