Albano laziale, Castelli Romani. Tra tessuti aerei, trampoli, clave, tappeti colorati come i sogni del genio di Aladino, oggi abbiamo incontrato Jacopo Beretta insieme a tre dei ragazzi con i quali ha realizzato la prima esperienza di formazione italiana in Circo educativo e Circo sociale rivolta ad un gruppo di ragazzi migranti. Nella sua palestra di arti circensi Circo Svago, Jacopo ci ha presentati Adama Dabo, Cherif Conde Saikou e Abdu Majid, ossia alcuni dei ragazzi che hanno accettato la sua proposta di partecipare insieme a lui al bando #IORISPETTO (promosso da ICEI, Amnesty international, C.I.F.A. for children e agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo), che ha permesso loro di realizzare il progetto. Progetto che ha avuto come tratto distintivo quello di non prefiggersi solo la formazione dei ragazzi, ma di portare loro fuori dalle mura dell’accoglienza, stimolandoli a mettere in pratica quanto hanno imparato nella fase formativa, diventando operatori circensi veri e propri e organizzando con loro dei laboratori di circo educativo che sono stati portati nelle scuole del territorio.
I ragazzi con i quali Jacopo ha avuto l’occasione di collaborare provengono nello specifico dal Cas di Ciampino, dove hanno avuto la fortuna di lavorare con la mediatrice Sara Forcella, la quale ha svolto con loro un progetto di sensibilizzazione inter culturale e che tuttora lavora di concerto insieme a Jacopo per seguire i ragazzi nella ricerca di corsi e di tutto quanto possa essere loro necessario – lavoro del quale la Forcella ha parlato proprio recentemente in un interessantissimo articolo pubblicato dall’ultimo dossier dell’Osservatorio romano sulle migrazioni, Esigenze e qualità del tempo dell’accoglienza dei richiedenti asilo.
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- Jacopo, quando è nata l’idea di lavorare con i ragazzi del CAS di Ciampino?
‘‘Il progetto di formazione per i ragazzi del Cas di Ciampino nasce a seguito di un progetto pilota svolto presso un altro centro di accoglienza del territorio dei Castelli romani. Un piccolo progetto di circo sociale di dieci incontri della durata di due ore rivolto a tutti gli ospiti del centro e svolto direttamente all’interno dei locali dello Sprar. Da quell’esperienza mi sono reso conto di quanto fosse necessario trovare un modo affinché i ragazzi uscissero dalla struttura ospitante per immergersi realmente nel tessuto sociale, per trascinarlo fuori da quella bolla di sapone che in realtà è tutt’altro che accogliente e ospitale. Inoltre, sentivo l’esigenza di offrire loro un’opportunità concreta, affinché il lavoro svolto con loro non restasse una piacevole parentesi che, all’atto pratico, non portava a niente e restava nelle loro vite come una piccolissima goccia in un oceano di difficoltà.
E così, quando ho conosciuto i ragazzi del Cas di Ciampino, in occasione di una festa di fine anno organizzata dalla mediatrice Sara Forcella, ho pensato di proporre ai ragazzi il mio progetto di Circo educativo e Circo sociale, con l’idea di formare degli operatori veri, dunque con l’obiettivo di proporre loro l’esperienza del Circo non solo come formazione, ma anche come pratica circense. Dei sedici ragazzi presenti hanno aderito in sei. Dal 5 ottobre 2018, ogni venerdì mattina dalle 10 alle 12.30 ci incontriamo in palestra per allenarci insieme e lavorare al nostro progetto.’’
- Il vostro progetto di Circo educativo e sociale è stato proposto per lo più nelle scuole primarie come esperienza laboratoriale. Vi è mai capitato di incontrare resistenze da parte delle scuole o, al contrario, vi siete trovati a lavorare con un tessuto ricettivo che sembrava non aspettare altro?
‘‘Prima di partire con i laboratori avevo timore di incontrare impedimenti forti, soprattutto da parte delle famiglie. Ma, fortunatamente, non abbiamo riscontrato grandi problemi, se non in fase iniziale o in dinamiche molto sottili, tipo interventi del tutto inopportuni da parte degli insegnanti in fase di laboratorio che in alcuni casi (fortunatamente molto rari) hanno minato l’equilibrio e la condizione di ascolto alla quale il gruppo era arrivato magari con un po’ di difficoltà. Ma, tutto sommato, abbiamo avvertito una grande esigenza da parte di tutta la struttura scolastica di entrare nel vivo dell’argomento della migrazione e della diversità. Abbiamo notato che sia i bambini che i ragazzi hanno già una sovrastruttura, un sottile velo sugli occhi, ovviamente messo dagli adulti, che impedisce loro di avere chiara la situazione.
Una bambina di 10 anni, al termine di un laboratorio, ci ha riferito che il suo papà l’aveva messa in guardia dalle persone straniere dicendole di non fidarsi di loro, ma aveva appena passato due ore e mezza con un senegalese, un somalo ed un libico ed era stata bene, aveva riso, parlato, giocato, con quella categoria di persone dalla quale teoricamente doveva difendersi, aveva scoperto una cosa nuova, aveva vissuto un’esperienza diretta che le aveva scardinato un muro di parole vuote.
Le strutture scolastiche ci hanno accolto con un grande abbraccio. La stessa cosa è accaduta con le persone che ci trovavamo ad incontrare per strada, prima dei laboratori e nei giorni successivi, e ci chiedevano informazioni riguardo al progetto, rimanendo piacevolmente stupiti e affascinati.
Una volta al termine di un laboratorio siamo entrati con Mohamed, Fati e Chiara in un bar per fare colazione. Quel giorno era il compleanno di Mohamed ed io avevo deciso di offrirgli la colazione e di fargli spegnere una candelina su un maritozzo con la panna. Mentre preparavo la piccola torta improvvisata, il proprietario del locale ha deciso di accendere la radio mandando la canzone ‘Tanti auguri’ a tutto volume, così altre persone che erano dentro si sono avvicinate per partecipare a questa mini festa organizzata praticamente al volo.
- Jacopo, da anni lavori con il Circo Sociale. Come cambia il lavoro nel circo sociale quando gli attori in gioco sono ragazzi che vengono da contesti così diversi, da spazi lontani, ragazzi che parlano lingue diverse, che sono nati dall’altra parte del mondo?
La bellezza delle arti circensi, con la sua varietà di discipline e delle tecniche di insegnamento, è che ci permette di arrivare ovunque, la lingua può sembrare uno scoglio enorme ma in realtà è facilmente superabile. Il problema della lingua potrebbe rappresentare semmai uno scoglio nella fase organizzativa, quando diventa necessario chiamare e richiamare più volte i ragazzi per assicurarsi che abbiano capito tutte le indicazioni che magari ho trasmesso tramite un messaggio.
Il Venerdì è diventato un appuntamento irrinunciabile per tutti noi, in primis per noi formatori. So benissimo di non poter spezzare ora questa linea di rapporto perché sarebbe una grandissima sconfitta. Riproporrei, purtroppo una situazione deludente che loro si vivono praticamente quotidianamente. Questo progetto vuole prima di tutto far vivere loro delle esperienze di vita forti, belle e durature. Abbiamo iniziato da poco, ma ora ci capita di ragazzi e ragazze che ci chiedono di loro. In occasione di un evento molto grande che abbiamo realizzato qui ad Albano, sono passati al nostro stand bambini e bambine che si ricordavano di alcuni di nostri ragazzi dopo averli incontrati durante il progetto nelle scuole.
Per loro, sentirsi chiamati da bambini con i quali hanno lavorato, essere cercati dai loro volti sorridenti e autentici, felici di ritrovarli finalmente, dopo aver lavorato insieme, ha un valore inestimabile, significa che il muro alzato dai pregiudizi è stato non solo oltrepassato, ma irrimediabilmente distrutto.
Intervista a cura di Ilaria Paluzzi
Jacopo Beretta – Animatore dalla tenera età di 14 anni incontra le arti circensi come autodidatta a 19 anni. Palline, diablo, trampoli e monociclo iniziano a riempire le sue giornate e le sue animazioni fino a quando non avviene un cambio di rotta di quelli che ti portano a scoprire le Americhe…in questo caso però non si arriva a New York, ma si lasciano le bellezze della Ciociaria per arrivare nelle terre incantevoli dei Castelli Romani. Da lì l’incontro con tanti altri artisti e giocolieri, ma in primis una grande formazione ancora in corso tutt’oggi con l’associazione “Giocolieri e dintorni” e i vari progetti che gravitano intorno a questa grande rete che avvicina sempre di piu l’Italia ad un vasto scenario europeo che studia i benefici delle arti circensi applicate a bambini, ragazzi e adulti.
Una prima formazione come operatore in circo ludico educativo lo porta a frequentare numerosi meeting nazionali di operatori e numerosi stage: clown, acrobalance, giocoleria, monociclo, trampoli acrobatici, toss the girl e molti altri per poi arrivare alla Formazione Italiana in Circo Sociale terminata a giugno 2017.
Ha attivi diversi progetti di circo in diverse strutture scolastiche dei castelli romani e in varie strutture di prima accoglienza dove svolge circo sociale con i migranti.
A gennaio 2016 apre ad Albano Laziale CIRCO SVAGO, la prima scuola di piccolo circo dei castelli romani, nella quale ad oggi continuano le numerose attività di circo ludico e arti performative.