Ancora una volta i “dialoghi italo-francesi” alla LUISS e Sciences Po hanno confermato (l’11 e 12 giugno scorsi a Parigi, nell’alternanza tra le rispettive sedi) gli ulteriori sviluppi concreti nei rapporti tra i due Paesi, sia con le cifre esposte dal CEO di “Ambrosetti” Valerio De Molli e dal Presidente dell’”IPSOS Italia” Nando Pagnoncelli, sia con le sintesi e le prospettive descritte dalle personalità e dagli accademici che vi sono intervenuti.
Jean Bassères, Amministratore Provvisorio di Sciences Po, nello spirito del Trattato del Quirinale del 2021 tra Italia e Francia ha citato tra i risultati la creazione nel 2023 (con il contributo della BNL BNPParibas) della cattedra “French and Italian Relations in Europe” sotto la direzione di Marc Lazar. Martin Briens, Ambasciatore di Francia a Roma, sia in questo spirito che in quello del discorso dello scorso aprile di Macron alla Sorbona ha evidenziato la necessità di accelerare ancora gli scambi reciproci, come quelli del “french-italian accelerator” che (nelle descrizioni di De Molli) si è già manifestato nei programmi congiunti di BpiFrance, CDP Cassa Depositi e Prestiti, ELITE-Gruppo Euronext e Team France Expor, al fine d’affiancare le imprese nella crescita e sostenere i seminari anche alla Bocconi e al Politecnico di Milano per i futuri giovani professionisti nelle relazioni bilaterali e internazionali. Intanto, insieme alla mobilità universitaria trasversale, è cresciuta pure quella conseguente agli accordi tra alcuni Istituti Tecnici dei due Paesi.
L’Ambasciatrice d’Italia a Parigi, Emanuela D’Alessandro, precedentemente coautrice al Quirinale di questo Trattato, ne ha ricordato gli stimoli nel proprio settore, ossia quelli rappresentati dall’ulteriore collaborazione nella Pubblica Amministrazione, già manifestatasi con i workshops congiunti e gli scambi di funzionari ai fini degli interessi comuni, tra cui gli snellimenti burocratici con i quali affrontare le sfide attuali nei vari settori: dalle energie alla difesa, dalla decarbonizzazione alle politiche agricole comuni, dalla collaborazione tra gli investimenti pubblici e quelli privati a quella nel Mediterraneo e, al di là di questo, con i piani economici in Africa.
In proposito, dopo i tentativi di accordi locali tra i due lati del Mediterraneo ai fini della stabilità ricordati dall’Ambasciatore Alain Le Roy, il Segretario Generale Aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo Grammenos Mastrojeni ha menzionato gli ulteriori conseguenti vantaggi per l’Europa: l’approvvigionamento di energie solari, il contributo dell’idrogeno e, così, i contributi alla decarbonizzazione, e la Segretaria Generale Aggiunta dell’OCSE Fabrizia Lapecorella ha menzionato quelli “in loco”: aumenti con le diversificazioni delle attività produttive, riduzione della disoccupazione generale e di quelle giovanile e femminile, nuove formazioni tecnologiche e gli altri sviluppi conseguenti.
La collaborazione italo-francese deve allora continuare a crescere al di sopra delle contingenze politiche nazionali, tenendo conto che i risultati elettorali in Francia riflettono comunque dei sentimenti preesistenti da prima (lepenisti da una parte ed ecologisti, mélenchonisti e socialisti dall’altra uniti solo dall’opposizione ai lepenisti e a Macron), come ha ricordato il politologo di Sciences Po Bruno Cautrès, e tenendo conto che le variazioni al Parlamento europeo rimangono sostanzialmente ininfluenti, come ha ricordato Sergio Fabbrini de Il Sole 24 Ore.
Le esigenze di concretezza restano allora presenti (secondo Claudia Ferrazzi, ex Consigliera di Macron) in particolare di fronte allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e di fronte ai problemi maggiormente esposti dai giovani, come quello dell’ambiente (intervento della studentessa Maria Wanda Amato di Sciences Po) o quello della “fuga di cervelli” (intervento della studentessa Sara Di Luca della LUISS). Restano ugualmente presenti nell’UE le esigenze della difesa comune di fronte alla guerra in Ucraina e a fronte dei rischi economici che ne conseguono (inflazione, stagnazione, disoccupazione, ecc.); e resta tra i rimedi seppure parziali l’indebitamento comune (come dopo il covid, come ha ricordato l’ex Ministro Clément Beaune). Anche a questo proposito l’ottimismo può derivare (secondo la politologa di Sciences Po Arancha Gonzalez Laya) dai cambiamenti sostanzialmente ininfluenti all’interno del Parlamento Europeo, ma è compensato dal pessimismo dei risultati elettorali in Francia e Germania.
Mentre (dai dati del 2023 della Banca Mondiale riportati da “Ambrosetti” ed esposti da De Mollis) l’aggregato Italia+Francia per il PIL è al terzo posto (dopo USA e Cina) nell’economia mondiale e costituisce (secondo le fonti FMI, OCSE e UE) quasi il 29% di quello dell’UE (occupati: quasi il 26%, consumi: ~31%, popolazione: ~28%, investimenti: quasi il 30%, spesa in R&D: ~24%, imprese manifatturiere: 28%, contributo al budget UE: ~30%), l’Italia è il 2o Paese per destinazione delle esportazioni francesi (8,9% del totale nel 2023) e la Francia è il 3o Paese per destinazione dei prodotti italiani (10,1% del totale nel 2023); se fossero unite sarebbero il 4o esportatore e il 4o importatore di beni al mondo. Inoltre (dalle fonti Banca d’Italia, Banque de France e UNCTAD sugli investimenti diretti) la Francia è il 1o paese investitore straniero in Italia (22% del totale, e nella moda il Gruppo Kering rappresenta il 21% del PIL del settore), mentre l’Italia è il 5o in Francia (6,7% del totale).
I dati economici sostanzialmente in crescita sono accompagnati da quelli dei sondaggi (IPSOS di Pagnoncelli, aggiornati ad aprile, da lui presentati e commentati da Lazar nella sessione presieduta da Stefano Montefiori del Corriere della Sera), pure in lieve crescita dal 2023 al 2024: dal 74% al 79% in Francia e dal 54% al 56% in Italia (dei 1000 intervistati in ognuno dei Paesi) per quanto riguarda il giudizio positivo delle relazioni bilaterali (e, rispettivamente: dal 58% al 62% e dal 54% al 56% per il giudizio positivo sulle relazioni tra i Governi, mentre sulle relazioni tra le aziende rimane un po’ di scetticismo, con il calo rispettivamente dal 72% al 70% e dal 66% al 62% del rispettivo giudizio positivo; in quest’ambito i rapporti sono percepiti più come collaborativi in Francia e più come concorrenziali in Italia). L’oscillazione tra la simpatia e l’indifferenza nei sentimenti reciproci è maggiore in Francia (simpatia: dal 78% al 62% e indifferenza: dal 6% al 31%) che in Italia (simpatia: dal 32% al 30% e indifferenza: dal 52% al 54%), e la sua inversione (soprattutto in Francia) dal 2019 può essere un riflesso delle amplificazioni mediatiche delle contingenze politiche nei diversi momenti.
Il riconoscimento della parte dell’altro Paese nell’UE è minore in Francia che in Italia, ma in ambedue i Paesi prevale quello della parte rilevante di ambedue insieme nella stessa. Le disuguaglianze economiche e, in maggior misura, territoriali rispetto a quelle sociali sono sentite di più in Italia che in Francia, e il loro aumento sembra percepito di più in Francia.
Lo sviluppo dei rapporti con i Paesi del Mediterraneo è favorito di più in Italia che in Francia anche per quanto riguarda l’istruzione e il futuro dell’energia: in proposito gli intervistati che hanno dichiarato di conoscerne il concetto di transizione sono passati tra il 2023 e il 2024 dal 23% al 30% in Francia e dal 19% al 27% in Italia (dov’è maggiore anche l’ottimismo sulle sue opportunità, nonostante i maggiori giudizi negativi sulla sua gestione). In Italia inoltre le fonti rinnovabili sono più auspicate che in Francia per il futuro (54% contro il 41% degli intervistati nei rispettivi Paesi), contrariamente al nucleare (15% contro il 22% e all’ampiamento delle sue centrali, le cui scorie sono valutate con la stessa dannosità), e contrariamente all’energia idroelettrica (11% contro il 15%). Nella diversificazione delle fonti energetiche, il carbone rimane in fondo alle preferenze in ambedue i Paesi.
Infine la transizione demografica è considerata con gli effetti principali sui sistemi pensionistici in ambedue i Paesi, ma la sua gestione è considerata peggio di quella negli altri Paesi dell’UE dagli italiani (38%) rispetto ai francesi (26%), anche se per loro il Governo deve occuparsene maggiormente (54% contro il 43% di francesi, i quali attribuiscono maggiori responsabilità in proposito alle imprese e ai lavoratori stessi: rispettivamente per il 23% dei francesi contro il 12% degli italiani, e per il 13% contro il 9%).
Gli interventi degli oratori successivi sono allora stati in linea con queste statistiche, poiché: Nicola Monti, CEO di “Edison”, ha richiamato la necessità dei maggiori investimenti in Italia per ridurre la differenza dei costi con la Francia nell’approvvigionamento energetico avvalendosi maggiormente delle fonti naturali (tra cui l’eolico e il solare pure sull’esempio della Spagna), anche a parziale compensazione della riduzione del gas, compreso quello dalla Russia; Houda Ben Jannet Allal, Direttrice dell’Observatoire Méditerranéen de l’Énergie, ha richiamato questa anche nel contesto dei futuri sviluppi demografici nell’area; Stefano Buono, CEO di “Newcleo”, ha esposto i programmi di energie a bassa emissione di questa Società italofrancese; Alain Krakovitch, Direttore di TGV-Intercités, ha ricordato che lo sviluppo delle tecnologie a questo fine è tanto più importante quanto più sono aumentati e continuano ad aumentare i clienti ferroviari; Manuela Rocca, Direttrice Aggiunta del Tunnel Euralpin Torino-Lione, ha aggiunto che anche questo è destinato a ridurre le emissioni del traffico su strada; e Charlotte Halpern, Ricercatrice di Sciences Po, ha auspicato che il problema delle emissioni nei trasporti sia maggiormente preso in considerazione dall’UE.
Gli ulteriori richiami per lo sviluppo sostenibile sono stati fatti da: Stefano Babbini, CEO di SQIM, riguardo alle biotecnologie; Marie-Claire Daveu, Direttrice di Kering, riguardo alle materie naturali (pelli, cuoio, ecc.) usate per i prodotti di lusso, il cui sfruttamento è condizionato dalle nuove regole etiche e di marketing; e Barbara Terenghi, Vice Presidente Esecutivo Sostenibilità di Edison, riguardo alle necessità d’ulteriori sviluppi delle tecniche offshore, fotovoltaiche e le altre ai fini della decarbonizzazione.
Paola Severino, Presidente della School of Law Luiss, infine, ha ricordato come questi dialoghi italofrancesi rimangono utili non solo nei rapporti tra i due Paesi, indipendentemente dalle rispettive situazioni politiche alle quali sono sopravvissuti, ma anche come esempio per l’importanza dei problemi concreti che trattano: esempio che vale sia nei rapporti con gli altri Paesi; sia per altre scuole d’amministrazione; e sia di attenzione proprio per gli studenti e le sfide del loro avvenire: tanto più nella cooperazione e negli interscambi tra la LUISS e Sciences Po a cui Lazar si dedica.
(L’immagine in evidenza è l’Università LUISS)
Lodovico Luciolli
LINK INTERNI: articoli collegati ai Dialoghi italo-francesi fra LUISS e Sciences Po su Altritaliani di Parigi