“Se Giove era un invidioso e ingravidava ninfe, dee e umane, il Dio di Sartori si pone delle domande, dà le sue risposte e va di vacanza in vacanza”. Ce ne parla un altro bravo e talentuoso scrittore: Cosimo Argentina.
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Infilarsi in una pelle sempre nuova, mescolare le carte e cercare la via migliore per passare dalla cruna dell’universo fino a risalire la corrente, fin negli occhi e nel cranio del lettore. Questo fa uno scrittore. Racconta il suo punto di vista nelle storie, ma lo incamicia in gualdrappe e sponde di cemento armato che non sempre è semplice far venire via.
Quelli bravi, gli scrittori in grado di giocarsi l’incontro con l’assoluto ad armi pari, possono osare più degli altri. Questo non vuol dire che sia necessario sparare un razzo sulla luna o infilare la lingua tra gli anelli di Saturno, no, non serve. Ciò che serve è una buona dose di coraggio per staccarsi dal consueto e lasciarsi andare, librarsi in territori dove il salto mortale vale la candela.
E Giacomo Sartori è uno di quelli bravi. Apparentemente va dove nessuno ha mai osato andare, direttamente tra le chiappe di Dio, lì, nei meccanismi mentali del Signore Dio Nostro, ma in realtà riporta a casa le storie, riconduce la scrittura a un’Odissea urbanizzata, all’Iliade del quotidiano.
Così come Omero e i suoi nipotini s’erano permessi il lusso di incontrare gli dei e servirceli su un piatto d’argento con tutte le loro smanie e i loro dissidi, così Sartori scrive questo libro, Sono Dio, e ci mostra il Supremo con tutte le sue incrostazioni e nell’abissale e tortuoso meccanismo che governa i suoi processi mentali. Se Giove era un invidioso e ingravidava ninfe, dee e umane, il Dio di Sartori si pone delle domande, dà le sue risposte e va di vacanza in vacanza osservando il creato, rimirando stelle, galassie, via lattea e pianeti. Ma, così come per gli dei maldestri dell’epica, anche il Dio di Sartori gira che ti rigira va a sbattere contro questa creatura venuta nemmeno tanto bene che governa un piccolissimo pianeta non distante dal sole e che risponde al nomignolo di uomo.
Sartori mette spesso l’uomo in rapporto con i microbi, i batteri riguardo alla vita e alla morte, all’amore e alla sofferenza. Dà di Dio delle coordinate approssimative, non lo piazza su un monte greco, ma lo colloca sopra di noi, immanente e onnisciente, ma non per questo meno fallace di una biologa, una veterinaria, una manipolatrice di germi.
Succede, nel romanzo, che invece di essere gli uomini affascinati da Dio, è esattamente il contrario.
È morbosamente attratto da un braccio infilato nel culo di una vacca, dal sesso compulsivo di una donna qualunque, dagli spostamenti sullo scacchiere umano che non sempre rispondono a una logica né divina né spirituale.
Ci è simpatico, il Dio di Sartori, forse anche perché la cifra stilistica che l’autore adotta è quella di abbassare Dio a livello dei barboncini, per citare un poeta, ma al tempo stesso ci mostra la sua visione interstellare e atemporale che fa di Dio una memoria storica a volte distratta o a volte simile a un immenso calcolatore elettronico perpetuo.
La storia, ricca di note, ha due piani ben distinti. Il piano divino e quello terreno, quello delle cose degli uomini. Il fatto che Dio si intrometta nel secondo fa parte del gioco ed è la logica conseguenza della strategia di chi ha messo al mondo delle creature e a quelle si rifà quando vagare per l’infinito diventa stucchevole e ripetitivo. A volte addirittura Dio prova una sorta di gelosia per l’uomo e vorrebbe diventare un essere umano. Qui Sartori è come se capovolgesse la visuale di Jim Carrey in Una settimana da Dio. Come se, dalla solitudine del capo si potesse venir fuori solo assaggiando un pezzetto di asfalto e dura legge urbana e materiale e farne un’esperienza contemplativa.
Dio può stancarsi di osservare Dafne darsi nella pescheria, può prendere le distanze dal suo figlio unigenito, può dormir male, può sentirsi imperfetto nella sua perfezione, può addirittura innamorarsi al pari degli dei dell’Olimpo. E da innamorato aiuta le protagoniste della storia a venir fuori da circostanze spiacevoli.
Il finale del libro è, oserei dire, ecologico. Dio si stanca dell’uomo e ipotizza un mondo riconsegnato ai fiumi, alle mangrovie, al cielo libero da idrocarburi e l’uomo? Sarà stato una delle centinaia di migliaia di razze che sono sorte, vissute, proliferate e poi estinte nell’universo, niente di più e niente di meno.
Cosimo Argentina
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Trama di Io Sono Dio, NNEditore:
Stufo di andarsene a spasso per il cosmo, Dio si ferma a contemplare l’umanità, tra le sue creazioni forse quella meno riuscita, così brutale, inconsapevole e priva di prospettive. Ma quando il Suo sguardo si posa su una ragazza – alta, intelligente, non bellissima, va detto – accade qualcosa di imprevedibile: Dio si immerge nel mare oscuro dei sentimenti, così intensi da togliere il fiato e soprattutto la ragione. In una parola: si innamora.
Peccato che Lei, l’amata, sia un’addetta alla fecondazione bovina e una fanatica genetista, nonché una ragazza atea e di facili costumi.
E peccato che per Lui l’amore sia il catastrofico preludio a una valanga di emozioni: stupore, gelosia, rabbia, invidia.
In un tempo sospeso tra passato, presente e futuro, Sono Dio di Giacomo Sartori fa sorridere con intelligenza e riflettere con ironia sul destino dell’umanità e sulle conseguenze dell’amore.
Questo libro è per chi ama correre in moto nelle notti viola, per chi si emoziona quando Truman si incaglia con la barca ai confini del suo cielo e della sua terra, per chi cerca il profumo delle stelle e per chi è innamorato ma si sente un ranocchio che ha paura di cadere nel buco nero di Sagittarius A*.
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Biografia di Giacomo Sartori:
Giacomo Sartori è agronomo, e vive tra Parigi e Trento. Ha pubblicato alcune raccolte di racconti, e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011) e Rogo (CartaCanta, 2015), di cui trovate qui in Origami una recensione.
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Biografia di Cosimo Argentina:
È originario di Taranto e vive in Brianza. Ha una lunga e interessante bibliografia.
Del 2014 è L’umano sistema fognario, edito da Manni, di cui trovate qui in Origami una recensione.
Ultimo suo lavoro è Se Mina avesse una figlia, auto-pubblicato in ebook sotto lo pseudonimo di Tina Harghen, che è possibile acquistare esclusivamente on line.