Inizia il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Il discorso del premier punta a rifondare l’Europa per renderla più umana e meno legata agli affari finanziari. Dare spazio ai giovani pronti a raccogliere l’eredità dei padri fondatori dell’Europa. Rievocato, nelle parole di Renzi, il mito di Telemaco e Ulisse.
Forte richiamo di Renzi all’Ue, durante l’inaugurazione del semestre italiano, perchè ritrovi compattezza ed unità.
I venti minuti del suo discorso sono stati di forte impatto emotivo e contrassegnati da coraggiosi propositi per chiarire gli intendimenti della conduzione italiana.
Con la sua abituale chiarezza il Presidente ha più volte ribadito l’orgoglio che bisogna ritrovare di sentirsi europei, secondo un itinerario che ha nei padri fondatori di questa istituzione i portavoce di quella solidarietà ed unità impressa nella sua radice e che via via, se non perduta, è stata obliata per concentrarsi, negli ultimi tempi, sull’economia motore di sviluppo importante, ma non unico.
Il monitoraggio degli spread, spesso in salita, hanno scoraggiato gli animi, rimosso la fiducia e lasciato il segno soprattutto nelle giovani generazioni.
Non si tratta ora di stravolgere le regole, binario unico su cui corre per il momento la locomotiva europea, ma cercare di renderla più efficiente dandole un’anima. Se infatti oggi si potesse fare un selfie della stessa il suo volto risulterebbe stanco e segnato, quasi annoiato. Ma non è così che potrà avere un futuro. E’ bene che ritrovi lo spirito iniziale che l’ha animata, tornare ad essere l’Europa dei popoli e non solo delle Banche e delle Finanze. Ci vuole più solidarietà ed attenzione ai movimenti interni che la percorrono e che parlano di crisi congiunturale, ma pure di forte istanza d’equità e slancio nell’affermare equilibrio e identità.
L’Europa è una frontiera e come tale dev’essere considerata nella sua fragilità. I suoi membri devono ritrovare stabilità e determinazione nell’impegno della sua crescita e della sua integrità e non incrementare la sua recessione. Il monito è alla Gran Bretagna perché con la sua autorevolezza concorra a rendere più credibile la stabilità del continente e non pensi a defilarsi, lei che ha avuto un così importante ruolo, durante l’esperienza bellica, nel volere la sua salvezza.
E poi non va ignorata la questione della politica estera, come se non entrasse a far parte dei problemi dell’attualità: un Islam minaccioso, un Israele che ha diritto a difendersi, un flusso migratorio che si trasforma in tragedia, un tentativo vicino di destabilizzazione devono non solo preoccupare, ma invitare a strategie mirate se si vuole assicurare la pace e la crescita.
I mercati sono una voce importante, ma possono essere aiutati con le riforme giuste che diano occupazione e sviluppo. L’Italia non chiede aiuti, perchè ha deciso di rispettare tutte le norme economiche che sono considerate essenziali, piuttosto ritiene opportuno avviare il ripristino di quei valori umanitari che stanno alla base d’una comunità che sia degna di tale nome.
Il discorso di Renzi è efficace e forte, corroborato da immagini culturali che si rifanno al mito greco di Ulisse e di Telemaco. Ora è il turno di una nuova generazione che vuole parafrasare il viaggio di Telemaco nell’Odissea alla ricerca delle sue radici. E’ arrivato il momento che i giovani raccolgano l’eredità dei padri, riconoscendosi in ciò che di buono e di eroico essi hanno compiuto. Bisogna trovare il coraggio d’iniziare una rotta che porti ad Itaca, come un nóstos dunque, verso quella mitica patria che assicurerà la salvezza che si chiama Europa ri-fondata in nome d’un più forte umanesimo.
Appena sei mesi di tempo per avviare questo processo. Basteranno? Gli scettici magari si metteranno a ridere. Già mi sembra di sentire le loro voci insulse come il gracidio delle rane nello stagno confinante, prima che scoppino, come nella favola di Fedro, ma è lo scotto da pagare per un tentativo rivoluzionario e liberatorio.
Ci sono buoni motivi d’apertura se non altro per un colloquio ampio e libero che possa comunque permettere ai piccoli semi, trapiantati nelle intelligenze operative, di divenire germogli. Gli auspici ci sono. Dovranno solo tramutarsi in fatti con un’operazione che è tutta in salita.Ma se la parola ha la forza di trasformare le coscienze non mancheranno risultati positivi.
Gaetanina Sicari Ruffo