Premiazione della 67° edizione. Il racconto e commento del nostro Andrea Curcione.
La sera del 3 maggio scorso negli studi di Cinecittà si è svolta la premiazione dei David di Donatello, uno dei riconoscimenti cinematografici più prestigiosi a livello nazionale, assegnato dall’Accademia del Cinema Italiano – attualmente presieduta dalla giornalista e critica Piera Detassis – ai migliori film nelle loro varie categorie e realizzati lo scorso anno. L’evento, giunto alla sua 67° edizione, anche quest’anno è stato condotto da Carlo Conti, il più abbronzato tra i presentatori italiani, rigorosamente in smoking, affiancato dal personaggio ‘en travestì’ di successo del momento, la slanciata Drusilla Foer (ovvero l’attore e regista Gianluca Gori) con voce a “birignao” per darsi un tono (“Carlino, Carlino”, così appellava il maestro di cerimonia). Drusilla ha indossato un semplice ma raffinato abito con gonna di colore rosso acceso, e sul finale un cambio con camicia e pantaloni neri.
Sul palco, è stato invitato per un doveroso saluto introduttivo il Ministro della Cultura Dario Franceschini che ha cercato di iniettare un po’ di incoraggiamento e ottimismo per una progressiva rinascita filmica, grazie anche ad alcuni incentivi economici (come le agevolazioni e il Tax-Credit) dopo due anni di pandemia che ha coinvolto tutto il settore cinema, da quello produttivo, alle maestranze, fino agli esercenti che hanno risentito del netto calo di pubblico nelle sale dovuto alle rigide imposizioni anti-Covid.
Subito dopo è iniziata spedita la premiazione, poiché erano parecchie le statuine, che riproducono in miniatura la celebre scultura in bronzo di David (realizzato dallo scultore, pittore e architetto Donatello nel 1440, che si può ammirare nel museo del Bargello di Firenze) da assegnare in una cinquina di opere selezionate per le diverse categorie cinematografiche.
Diciamo subito che i premiati che si sono succeduti sul palco, tranne i Premi Speciali dei quali già si sapeva tutto (alla sempre simpatica attrice Sabrina Ferilli per i suoi 37 anni circa di carriera cinematografica, e al regista Antonio Capuano premiato dal suo discepolo “Non ti disunire!” Paolo Sorrentino) e il Premio alla Carriera alla cara attrice Giovanna Ralli, uno scrigno di ricordi del cinema degli anni Cinquanta-Settanta per aver lavorato con tanti registi e attori importanti, tutti coloro che sono saliti sul palco a ritirare il riconoscimento erano in parte stupiti e commossi e non avevano preparato un discorso, oppure per l’emozione se l’erano dimenticato. Come il giovane Eduardo Scarpetta – discendente del noto commediografo napoletano Scarpetta – e interprete di “Qui rido io” di Mario Martone (prima statuetta ricevuta come miglior attore non protagonista), o Silvio Orlando, veterano del premio, ma che candidamente si è dichiarato incredulo per l’assegnazione del premio come attore protagonista per il film “Ariaferma” del regista Leonardo di Costanzo, che lo vedeva al fianco di un altro attore importante come Toni Servillo. E ancora come la diciassettenne Swamy Rotolo, (la più giovane attrice a ricevere questo premio) affettuosamente abbracciata prima di salire sul palco da tutto il cast di “A Chiara”, film diretto da Jonas Carpignano.
Il film di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio” ha ricevuto 5 statuette: miglior film, regia (Sorrentino), attrice non protagonista (Teresa Saponangelo), fotografia (Daria D’Antonio) e il Premio David Giovani assegnato da studenti di scuole superiori, di cui Sorrentino si è detto molto orgoglioso.
“Freaks Out” ultimo lavoro di Gabriele Mainetti ha ottenuto 6 riconoscimenti: produzione (Rai Cinema, Goon Films, GapBusters), scenografia (Massimiliano Sturiale, Ilaria Fallacara), fotografia (Michele D’Attanasio), effetti visivi VFX (Stefano Leoni), acconciature (Marco Perna) trucco (Davide ed Emanuele De Luca, Diego Prestipino)
“Ennio” del regista Giuseppe Tornatore è stato premiato come miglior documentario, e inoltre per il montaggio (Annalisa Schillaci, Massimo Quaglia) e il suono (Fabio Venturi, Gianni Pallotto, Francesco Vallocchia, Gilberto Marinelli).
Oltre a Silvio Orlando premiato come miglior attore, il film “Ariaferma” di Leonardo di Costanzo ha ricevuto il premio per la sceneggiatura originale (Valia Santella, Bruno Oliviero, Leonardo di Costanzo).
Il film di Mario Martone “Qui rido io” oltre al riconoscimento dato a Eduardo Scarpetta come miglior attore non protagonista ha avuto il premio anche per i migliori costumi (Ursula Patzak).
Segnaliamo inoltre il premio per il regista esordiente (consegnato dai registi Damiano e Fabio D’Innocenzo) che è andato a Laura Samani per “Piccolo corpo”. La migliore sceneggiatura non originale è stata quella del film di Giuseppe Bonito “L’Arminuta”, dal romanzo di Donatella Di Pierantonio vincitrice del Premio Campiello nel 2017, che insieme a Monica Zapelli ha curato l’adattamento cinematografico. Miglior cortometraggio “Maestrale” di Nico Bonomolo; miglior Canzone originale “La profondità degli abissi” del musicista Manuel Agnelli per il film “Diabolik” dei Manetti Bros; miglior compositore: Nicola Piovani per le musiche di “I fratelli De Filippo” di Sergio Rubini. Concludiamo con il premio al miglior film straniero: “Belfast” del regista inglese Kenneth Branagh. A ricevere il premio è stato il ragazzino undicenne Jude Hill, protagonista del film, anche lui in completo smoking con un fiore all’occhiello, che ha dimostrato una vera spigliatezza nel rispondere alle domande dei presentatori.
Tra qualche canzone poco intonata per l’emozione cantata da Drusilla Foer, e alcuni “evergreen” cantati da Umberto Tozzi con la sua band (“Ti amo”, “Stella Stai”, “Gloria”) a ricordare i suoi successi internazionali presenti anche in varie pellicole da film e una toccante rievocazione del discorso pronunciato da Charles Chaplin ne “Il Grande dittatore” (1940) ancora attuale in questo periodo di guerra alle porte dell’Europa, recitato sempre dalla Foer, e un ricordo “In memoriam” degli attori scomparsi nel corso dell’anno (soprattutto Monica Vitti) la serata è stata sobria nel suo intrattenimento, ma è volata via grazie all’impeccabile conduzione.
Resta anche un po’ di orgoglio nel pensare che tra i principali film premiati, alcuni di essi sono stati presentati in concorso alla 78° Mostra del Cinema di Venezia (“E’ stata la mano di Dio”, “Freaks Out”, “Qui rido io”, e nella rosa dei selezionati anche “La scuola cattolica” di Stefano Mordini e “America Latina” dei fratelli d’Innocenzo) oppure “Giulia” il lungometraggio di Ciro De Caro presentato alle Giornate degli Autori e ancora “Ariaferma” e il documentario “Ennio” di Tornatore. Ciò dimostra che i selezionatori dei film della rassegna lagunare sono davvero molto bravi nel trovare quei film interessanti che poi ottengono riconoscimenti in Italia e all’estero.
Andrea Curcione, da Venezia