Il linguaggio delle favole e la loro attualità

Che le favole abbiano una loro evoluzione non è certo nuovo, ma che questa evoluzione sia quanto mai attuale nei nostri tempi può essere assai intrigante.

Lo dimostra il fatto che Cappuccetto Rosso sia caduta in grave sospetto, nella sua nuova interpretazione, cosi come altre favole vecchie di secoli, tanto che il ministro dell’Istruzione francese, Najat Vallaud-Belkacem – annunciando la caccia agli stereotipi di genere nei manuali scolastici – sembra abbia deciso di espungerla dai libri di lettura alle elementari perchè sessista e diseducativa
(Le Figaro, La petit chaperon rouge serait trop sexiste).

Gustave Doré, Cappuccetto Rosso

Chi può infatti negare che Cappuccetto Rosso sia una metafora dell’iniziazione sessuale sulla scia dell’interpretazione del tanto discusso Bruno Bettelheim? Nel suo classico: Il mondo incantato, apparso nel 2001, presso Feltrinelli, lo stesso psicanalista viennese leggeva così la fiaba crudele di Cappuccetto rosso, in cui la vittima predestinata finisce ingoiata dal lupo cattivo che d’altra parte ha già banchettato con la nonna e ne ha prese le sembianze per ingannare la sprovveduta ed ingenua Cappuccetto.

L’assurdo dialogo ha un sapore straordinario:

Nonna, che occhi grandi che hai!

È per vederti meglio.

Si tratta dell’inganno sessuale?

Certo che la fiaba ha subito da Perrault (1628-1703) in poi molte metamorfosi.

Nei fratelli Grimm, ad esempio, la variante dice che la bambina arriva dalla nonna prima del lupo. La nonna chiude la porta e suggerisce un trucco a Cappuccetto Rosso. Fa bollire in un trogolo delle salsicce. Il profumo attira il lupo goloso che cade nel trogolo e muore.

Le metamorfosi potrebbero spiegarsi con un adattamento antropologico della fiaba alle attese del pubblico ed ai tempi.

C’è una fiaba, quella de La cicala e la formica di Jean de La Fontaine (1621-1695) che ha subito molte variazioni.

La cicala e la formica

Interessante quella proposta da Michel Piquemal, autore francese contemporaneo, nato nel 1954, in cui la cicala sperperatrice che canta e la formica risparmiatrice, che si rifiuta di aiutarla, vedono mutare il loro ruolo. La formica divide il suo patrimonio con la cicala non solo perchè presa da compassione, ma perchè sa che la natura della cicala è quella di cantare.
Questa superiore comprensione è secondo Gianni Rodari una vera e propria rivoluzione.

Ho visto una formica in una giornata triste

donare alla cicala metà delle sue provviste”.

Ma veniamo ad una lettura possibile di Cappuccetto rosso ed alla sua attualità: se non vogliamo leggere in chiave sessista la fiaba che tuttavia ha una simbologia quasi esplicita, dal colore rosso del mantello al lupo ed al suo sfrenato desiderio d’ingoiare, resta nella fiaba la crudeltà. La fiaba, si sa, è crudele perchè mima l’esistenza, che certo non è sempre felice.

Ma nonostante che la conclusione delle fiabe suoni spesso…E vissero felici e contenti, in Cappuccetto rosso però c’è un’ecatombe: prima muore la nonna e poi Cappuccetto rosso.

Vladimir Propp in Morfologia della fiaba, apparso da noi nel 1966, presso Einaudi, ha indicato nelle radici popolari e sapienziali la genesi e l’essenza stessa della fiaba. L’esperienza ancestrale ci dice che la vita è crudele e che bisogna imparare a reggerne l’impatto fin da piccoli. Eppure la fiaba con il lieto fine assolve all’altro compito, deputato per l’efficacia dell’educazione, la rassicurazione di cui l’infanzia ha un bisogno estremo.

L’evoluzione delle fiabe si spiega così, oscillante tra due mondi, tra due missioni, tra compiti in apparenza antagonisti.

Ma l’attualità è presente e stringente anche nel discorso della rivoluzione di Rodari e di Piquemal giacché lì viene presentata la complessità della realtà e la suprema categoria della conciliazione degli opposti.

Più che mai la fiaba si rivela un linguaggio attuale e necessario. Tzevtan Todorov la relegava nel mondo della fantasia con sue leggi in Letteratura fantastica del 1970.

Noi sentiamo invece che il suo linguaggio, pur nella mutevolezza del racconto, è moderno, se se ne discute come fattore di mutazione sociale.

Carmelina Sicari

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Carmelina Sicari
Carmelina Sicari è stata Dirigente Scolastico del Liceo Classico di Melito Porto Salvo e dell'Istituto Magistrale di Reggio Calabria. Si occupa da tempo di letteratura contemporanea e di semiotica con opere su Pirandello e sull'Ariosto. Ha collaborato a molte riviste letterarie tra cui Studium, Persona, Dialoghi… Ha all'attivo numerose pubblicazioni su La canzone d'Aspromonte, Leopardi e il Novecento letterario. Continua a sostenere nel presente il Movimento culturale Nuovo Umanesimo di Reggio Calabria di cui è stata ideatrice.

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