Si va a concludere la festa del cinema di Roma che quest’anno (differenziandosi da Venezia) prevedeva solo il premio del pubblico per il miglior film. Domani si saprà il vincitore. Una bella vetrina nella nostra capitale e anche del cinema. Vi segnaliamo i più significativi film italiani presentati grazie al diario di Catello Masullo presente a Roma. Eccone alcuni frammenti.
Primo giorno
Questa mattina , poco prima delle nove, l’area dell’Auditorium – Parco della Musica, nel giorno della pre-apertura della decima edizione, 2015, della Festa del Cinema di Roma, si presentava come quella dell’Expo di Milano all’inizio dell’anno, quando andò a visitarla Beppe Grillo. Una landa desolata, brulicante di operai. Non c’era uno stand in piedi. In grave ritardo rispetto alle precedenti edizioni. Un biglietto da visita non brillante per la prima edizione firmata dalla direzione artistica di Antonio Monda. Che ho incrociato per caso proprio a quell’ora.
Mi sono permesso di fermarlo per chiedergli se la direzione della Festa avesse potuto, come per la passata edizione, indicare alla organizzare del Premio di Critica Sociale – Sorriso Diverso (per il quale ho avuto l’onore di presiedere la Giuria alla Mostra di Venezia di quest’anno) i titoli tra i film in programma che meglio valorizzino i tempi della integrazione e dell’inclusione sociale di persone emarginate , poiché riconosciute diverse o provenienti da situazioni socio-economiche svantaggiate.
Monda, dato che stava correndo ad una intervista, ha potuto concedermi solo pochi secondi. E, dopo avermi ricordato, come è noto, che quest’anno la Festa non prevede la attribuzione di premi, ma che sono comunque previste manifestazioni dedicate in coda alla Festa, mi ha gentilmente promesso di passare la richiesta alla Direzione Cinema della Festa. Staremo a vedere.
Di fatto stasera, alle 20 circa, a solo un’ora dalla proiezione del film di pre-apertura, come per l’Expo, miracolosamente, gli stand erano tutti montati. Non ancora aperti, ma, apparentemente pronti alla operatività per domani. Giornata della apertura ufficiale. Quello che sono capaci di fare gli italiani sotto-pressione, all’ultimo dei secondi disponibili, non finirà mai di stupire il mondo, soprattutto i tedeschi…
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Era d’estate di F. Infascelli
La Festa del Cinema di Roma parte con il piede giusto. Con un film di Fiorella Infascelli, figlia d’arte e zia di Alex, originale filmaker. Che racconta una pagina poco conosciuta della storia di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone e delle rispettive famiglie. Che risale al 1985. Quando il capo della procura di Palermo, Nino Caponnetto, venne a sapere della organizzazione da parte della mafia di un attentato per far fuori i due giudici e le loro famiglie, per impedire loro di istruire lo storico mega-processo e dispose, per salvare loro le vite, di trasferirli in tutta urgenza e segretezza, armi e senza bagagli, ma con i congiunti, presso il carcere di massima sicurezza dell’isola di Asinara, in Sardegna.
Un momento intimo di questa storia epica, che ha segnato una delle pagine più buie della nostra storia recente. Paradossalmente, uno dei momenti più solari, e, forse, anche dei più sereni, delle loro esistenze. Il film ha una impostazione piana, semplice. Che potrà scatenare accuse di “stile televisivo”. Ma non è così. Si tratta di un signor film, di “cinema-cinema”. Dallo sguardo originale.
Con pregevoli virtuosismi stilistici (come le soggettive in mare dei due giudici o quella di Claudia Potenza che guarda la pioggia scorrere sul vetro della finestra). Magistrali le interpretazioni di Belle Fiorello, Massimo Popolizio , Valeria Solarino e della citata ClaudiaPotenza. Ma un quinto protagonista si impone prepotentemente : l’isola di Asinara. Il film è girato, con aderenza filologica, esattamente negli stessi ambienti della vicenda reale. Nelle stessa foresteria del carcere dove hanno vissuto quel periodo le famiglie Borsellino e Falcone. Fornendo agli attori ed alla troupe ineguagliabili e formidabili suggestione di ispirazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Imperdibile.
Curiosità: Fiorenza Infascelli ha talento e mestiere che non hanno nulla da invidiare ai registi hollywoodiani, messo in mostra in numerose opere in passato, non ultimo lo splendido documentario “Pugni Chiusi”, pluripremiato a Venezia, girato all’Asinara e che le ha dato lo spunto per scrivere questo film.
È quindi sorprendente che la cinematografia italiana non ne abbia approfittato maggiormente. Ne ho chiesto ragione alla regista oggi, in occasione della presentazione alla stampa del film. La risposta è stata inoppugnabile e bella: suo marito si era ammalato gravemente ed ha preferito dedicarsi a lui negli ultimi anni. Adesso che non c’è più ha deciso di tornare sul set. È una bella notizia per il cinema italiano.
Il film ha una impostazione piana, semplice. Che potrà scatenare accuse di “stile televisivo”. Ma non è così. Si tratta di un signor film, di “cinema-cinema”. Dallo sguardo originale. Con pregevoli virtuosismi stilistici (come le soggettive in mare dei due giudici o quella di Claudia Potenza che guarda la pioggia scorrere sul vetro della finestra). Magistrali le interpretazioni di Belle Fiorello, Massimo Popolizio , Valeria Solarino e della citata ClaudiaPotenza. Ma un quinto protagonista si impone prepotentemente : l’isola di Asinara. Il film è girato, con aderenza filologica, esattamente negli stessi ambienti della vicenda reale. Nelle stessa foresteria del carcere dove hanno vissuto quel periodo le famiglie Borsellino e Falcone. Fornendo agli attori ed alla troupe ineguagliabili e formidabili suggestione di ispirazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Imperdibile.
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Gli altri giorni
Dobbiamo parlare di Sergio Rubini
“Crisi”, etimologicamente, significa cambiamento. La crisi di mezzi produttivi in cui il nostro cinema si dimena praticamente da sempre, è stata colta da Sergio Rubini come una opportunità. Fa da pioniere ad un innovativo sistema produttivo. Ha portato un copione, scritto a sei mani, da lui stesso, dalla sua compagna Carla Cavalluzzi e dallo scrittore Diego De Silva, al produttore Carlo Degli Esposti e glielo ha letto. Stregandolo subito. Con una proposta operativa sui generis. Creare uno spettacolo teatrale, con tanto di prove e rappresentazioni con il pubblico, in preparazione del film. Per poi riprendere la tournée teatrale dopo il film. E così hanno fatto.
La straordinaria performance dei 4 attori, lo stesso Rubini, Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone e Isabella Ragonese, si è andata formando nelle prove, è cresciuta nel contatto con il pubblico teatrale, ed è arrivata perfetta ed affiatatissima alle riprese. Eseguite con una troupe minima, di 25 persone compresi gli attori, tutti in uno splendido appartamento del centro di Roma. Senza camion, senza catering, ecc. Il risultato è del tutto soddisfacente.
L’unità di luogo e di azione, tipici della rappresentazione teatrale, non risultano riduttivi nella versione filmata. Che non ha nulla di claustrofobico. Ed anzi si assiste ad una struttura tipicamente cinematografica che racconta per ellissi, lasciando al pubblico il piacere di riempire e completare la storia. I dialoghi sono molto curati. Brillanti, divertenti. Con grande cura delle parole, della comunicazione. Lo spettacolo è assicurato.
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La passione e l’utopia di Mario Canale
Molto bello questo documentario sull’opera omnia dei Fratelli Taviani. Ne ripercorre la storia, sin dagli esordi. Guidati sulle locations dagli stessi registi, che rievocano, come nessuno altro avrebbe potuto fare, le fasi delle lavorazioni. Impreziosiscono il documento le testimonianze dei principali compagni di viaggio dei due grandi cineasti, che tutto il mondo ci invidia. Da non perdere per i cinefili.
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Monogamish di Tao Ruspoli
Documentario che, prendendo lo spunto dalla separazione da sua moglie del regista, fa una indagine generale sulla monogamia. Origine storica, sociale e antropologica. Per un viaggio durato 4 anni in varie parti del mondo. Moto interessante.
Curiosità: ho detto al regista che il suo film mi aveva ricordato un documentario francese sulle relazoni sindacali in cui si diceva : “la vita è precaria, l’amore è precario, perché non dovrebbe essere precario anche il lavoro?”. E gli ho chiesto se aveva concluso con la sua ricerca che tale precarietà dei rapporti sentimentali fosse una certezza. E se il suo lavoro fosse stato effettuato anche per suo personale scopo terapeutico. Mi ha confermato entrambe le ipotesi.
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Registro di classe – Parte prima 1900 – 1960 di G. Amelio e C. Pagliarani
Come spesso succede quando si ripone una grande aspettativa in un film, dopo averlo visto, si rischia che ti rimane in bocca il retrogusto amarognolo della (seppur parziale) delusione. Da un grandissimo cineasta come Gianni Amelio che si occupa della nostra scuola, forse l’aspetto più importante nella politica di una nazione, ti aspetti mirabilie.
Forse è stato l’obbligo, imposto dalla produzione, di usare solo materiale di archivio, ma il risultato finale non mi è parso del tutto convincente. Anche se ci sono chicche notevoli. Come i registri di classe di un secolo fa, in cui venivano annotate le professioni dei soli padri (le madri non contavano…). Che ci restituiscono, attraverso questo film, più che un “Registro di Classe”, una “Scuola di Classe”.
Questo è solo il primo capitolo, e tratta il periodo tra il 1900 ed il 1960. Il secondo capitolo è previsto esca a Novembre con l’ultimo quarantennio del secolo scorso. Diciamo quindi che Amelio è “rimandato” a novembre…
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Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainenti
Forse questo film italiano resterà una delle più belle sorprese di questa decima Festa del Cinema. Diffidate di chi volesse liquidarlo come una storia da “Marvel all’amatriciana”. Non è un film sui super eroi. O meglio , non è solo un film sui super eroi. Un genere sul quale il terreno di scontro sarebbe impari con Hollywood. Per mezzi, per tradizione, per esperienza.
Questo “Lo chiamavano Jeeg Robot” è un film singolare e nuovo nel panorama del nostro cinema. Scritto oltre 5 anni fa, ha fatto una grande fatica a trovare una produzione che si potesse definire tale. Solo l’intervento, maieutico ed enzimatico, come sempre, di Rai Cinema, ha dato il kick-off. Poi il giovanissimo Gabriele Mainetti se lo è prodotto da solo. Un film che, a discapito della tematica fantasy, paradossalmente, denota una cura maniacale nella costruzione della credibilità dei personaggi. Della piccola mala romana periferica.
Qualche apparente crudezza è stemperata da una sublime ironia di fondo. Ed anche le scene di lotta e di conflitti a fuoco, per quanto realistici, sono di impronta fumettistica. Le cose più geniali sono alcune invenzioni da antologia, come il dito del piede, staccato con una mannaia, che tintinna nelle scarpa vuota, o il wc che sbuca come un proiettile da una parete abbattuta dallo stadio olimpico, di una comicità irresistibile.
Gli effetti speciali non saranno quelli della Weta o della ILM, ma non sfigurano più di tanto (il duello finale allo stadio è di potente spettacolarità). Di livello la direzione di attori in grande spolvero. Claudio Santamaria ingrassa di 20 kg per il suo Enzo. Ma su tutti svetta lo “zingaro” di Luca Marinelli. Sempre più camaleontico e allucinato. Da non perdere.
Curiosità : nel film Luca Marinelli si concede anche una performance canora che ha dello strepitoso. In conferenza stampa mi sono complimentato con lui, celiandogli che potrebbe anche avere un’altra carriera spalancata. Se ne è (timidamente) compiaciuto, ringraziandomi.
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Rossellini presenta: Siamo donne di Roberto Rossellini
Altro omaggio, alla divina Ingrid bergman. Il cui centenario della nascita viene celebrato nelle maggiori capitali, con la figlia isabella Rossellini ad alternarsi con grandi attori in varie letture e rievocazioni. Con Christian e Sica a Roma. Con Gerard Depardieu a Parigi e Jeremy Irons a Londra. La stessa Isabella Rossellini porta alla Festa di Roma un gioiellino. Un frammento.
Di soli 16 minuti. Girato dal grande Roberto Rossellini, durante il periodo italiano della grande diva. Girato nella loro casa di campagna. Con semplicità. Con la cameriera reale, i cani reali, le ambientazioni reali. Un saggio di cinema, sulla esilissima storia del pollo della vicina che becca le rose della Bergman. Una vera chicca.
Catello Masullo