Parigi. Il Settimo arrondissement, il quartiere chic di Ambasciate e Ministeri, si sveglia con l’odore di bruciato e tracce di cenere sui marciapiedi. All’esterno della chiesa neo-gotica di Sainte Clotilde, in effetti, si girano alcune scene del film di Jean-Jacques Annaud “Notre-Dame brucia”. Il film, prodotto da Pathé, uscirà nel 2022. Annaud è specializzato in grandi produzioni spettacolari all’europea – in contrapposizione a quelle hollywoodiane – e tra i suoi lavori si annoverano Il Nome della Rosa e L’orso.
Sono passati due anni dal mostruoso incendio che fu domato alle prime ore del mattino del 16 aprile 2019 grazie all’eroismo dei pompieri che, secondo le parole del regista: “hanno scelto di mettere in pericolo la loro vita per salvare un simbolo: quello di Parigi, della Francia e di una religione che non era per forza la loro”. Nella lotta furono impiegati 600 uomini, 80 camion, 15 lance antincendio di grande potenza, 6 lance a schiuma e due navi d’aspirazione in acqua, nella Senna.
Il 15 aprile scorso, il Presidente Macron ha visitato per la prima volta il cantiere che, secondo il generale incaricato della grandiosa opera di ricostruzione, dovrebbe permettere di celebrare una prima messa nel 2024, come promesso all’epoca del dramma dal Presidente (il cantiere è finanziato anche grazie agli 833 milioni di euro raccolti grazie ai 340 000 donatori in provenienza dal mondo intero).
Il progetto di Jean-Jacques Annaud non è l’unico. Sempre Pathé sta girando una mini-serie in sei episodi sul modello di quella su Chernobyl di HBO e Netflix gli va a ruota con una serie, anch’essa in sei episodi, creata in collaborazione con la Brigata dei Sapeurs Pompiers di Parigi e Romain Gubert, co-autore del libro “La Nuit de Notre-Dame”.
Jean-Jacques Annaud chiude con lirismo le sue note di regia ricordando la statua della Madonna Notre-Dame du pilier, miracolosamente ritrovata intatta in mezzo alle macerie: “Quando i primi raggi dell’alba hanno raggiunto il suo volto e quello del suo bambino risparmiato, la si è vista sorridere”.
Paolo Modugno