La commemorazione del centenario della morte di Puccini era iniziata al Liceo Italiano di Parigi il 4 maggio, in occasione del festeggiamento del 75° anniversario della scuola, quando la Vice Preside Paola Visone aveva organizzato una rappresentazione degli studenti di alcuni brani della Turandot.
Ciò ha stimolato sia il Preside Jean-Claude Arnod che Paola Visone (venendo da Napoli dove ha intanto assunto un altro incarico) a organizzare una nuova manifestazione più consistente per commemorare Puccini: uno spettacolo-conferenza sulla sua Turandot.
Ha avuto luogo alla scuola stessa il 12 ottobre, dove anche dall’attuale Vice Preside Giovanna Romano sono stati accolti Bianca Longobardi, Console Generale Aggiunta, e un rappresentante di Rachida Dati, Maire del VII Arrondissement , per assistere, oltreché ad altre recitazioni degli studenti dei brani più celebri di quest’opera, alle conferenze sul lavoro di Puccini degli esperti lirici Camillo Faverzani (consulente per gli spettacoli, scrittore e insegnante alla Sorbona) e Tom Volf (scrittore e regista biografo, in particolare di Maria Callas).
La scelta della Turandot, oltre al fascino della scenografia rappresentato da uno splendido vestito rosso della studentessa protagonista, aveva quello del mistero (oltreché nella trama) sul migliore autore che ha completato il terzo atto dell’opera, dopo che Puccini non c’era riuscito a causa del decesso a Bruxelles.
Come ha ricordato Faverzani, possono essere oggi apprezzati in proposito anche gli autori più recenti, poiché le sceneggiature e le luci ora più limitate all’essenziale richiamano di più i toni drammatici delle scene precedenti, compresa quella iniziale dell’uccisione del Principe, anche quando la luce della luna è resa meno determinante in questo contesto dalle scenografie che vogliono invece mettere in risalto le grandiosità davanti al Palazzo Imperiale di Pechino. Ecco allora che riaffiora il rifiuto di Toscanini a La Scala nel 1926 di dirigere l’orchestra oltre quanto era stato composto da Puccini, pur avendo egli promosso la seconda versione di Franco Alfano per l’atto finale, poi divenuta determinante.
La scelta della Turandot ha anche offerto a Tom Volf l’occasione di ricordare che la recitazione in questa parte non era quella preferita da Callas: e non perché la protagonista non muore alla fine (infatti preferiva la parte di Liù, suicida alla fine come Butterfly, nonostante per lei le arie di Puccini fossero più melodiche che drammatiche), bensì perché nel suo completo repertorio, il dramma continuo le stimolava di più il ricorso a quei timbri di voce per i quali preferiva, tra i compositori italiani, Bellini o Donizetti, e per i quali è rimasta mitica. Il ché non le ha comunque impedito di essere anche una Tosca e una Manon Lescaut magistrali nei principali teatri d’opera mondiali.
Insomma, una celebrazione di Puccini che, anche se offerta “fuori luogo”, ha contribuito non poco a qualche altra riflessione discreta sulla materia, per il merito sia del Preside e delle Vice Presidi che degli alunni coinvolti nella commemorazione.
Lodovico Luciolli