In occasione dei 90 anni della Mostra Internazionale d’Arte del Cinema di Venezia (1932-2022) si è tenuto la scorsa settimana, venerdì 9 luglio, presso la biblioteca dell’Archivio Storico della Biennale (ASAC) ai Giardini un convegno per rendere omaggio a questa rassegna del cinema mondiale la cui prima edizione si svolse sulla terrazza dell’Hotel Excelsior dal 6 al 21 agosto del 1932.
È stata anche l’occasione per presentare al pubblico il volume scritto dal professore di storia del cinema Gian Piero Brunetta che ha voluto raccontare tutti gli anni di questa rassegna, partendo dagli albori fino ai giorni nostri. Nell’opera monumentale “La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 1932-2022” di circa 1328 pagine, frutto della collaborazione della Biennale e la Marsilio Editori, presentata dal presidente della Biennale Roberto Cicutto e dal direttore della Mostra Alberto Barbera, lo storico ha raccontato, suddividendolo in sei parti più un prologo, il percorso che ha avuto la rassegna, dall’intuizione del Conte Volpi di Misurata nei primi anni Trenta, con il nome di “Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica” fino alla consacrazione – dato il successo – di Mostra a tutti gli effetti.
In ogni capitolo vengono descritti i vari direttori che si sono succeduti, le pellicole presentate e tutti i retroscena che hanno fatto la storia di questo evento tenendo conto anche delle critiche dei quotidiani che ne parlavano (bene e male). Il volume di Brunetta, corredato da numerose illustrazioni di immagini di film di ieri e di oggi presentati alla Mostra, racconta come un romanzo una parte della storia politica (perché la politica c’entra sempre) sociale e culturale del nostro paese ed è un prezioso scrigno di ricordi e di documentazioni frutto di anni di lavoro e di ricerca (ai quali si è potuto dedicare durante il lockdown della pandemia) del nostro massimo storico del cinema.
Al convegno sono intervenuti personalità, attori e registi che hanno partecipato nel corso degli anni sotto varie vesti alla Mostra (per presentare un film in veste di registi o di produttori, oppure come giurati). Tra essi spiccavano il regista Marco Bellocchio, la giornalista Natalia Aspesi, i critici Felice Laudadio, Gianni Canova e Michel Ciment, la produttrice Marina Cicogna, gli storici del cinema Giovanni De Luna e Carlo Montanaro, le attrici Isabella Ferrari, Valeria Golino e Isabelle Huppert e Tilda Swinton l’ex direttore della mostra di Cannes Gilles Jacob. Tutti loro hanno raccontato un aneddoto e un momento particolare che hanno vissuto alla Mostra. Di particolare interesse la testimonianza dell’ex presidente della Biennale Paolo Baratta (dal 1998 al 2001 e poi dal 2008 al 2020) che ha raccontato il dietro le quinte della gestione dell’Ente autonomo nel corso degli anni e i vari legami non sempre facili con la politica culturale romana.
In concomitanza con il convegno si è inaugurata a San Marco, nel Portego di Ca’Giustinian, sede della Biennale, una mostra che attraverso i materiali, alcuni inediti, e altri di importanza documentale, conservati negli archivi dell’ASAC, illustrano la prima edizione della rassegna internazionale del cinema del 1932. Nelle due sale a piano terra della sede trovano spazio manifesti, locandine, foto di scena e curiosità. Tra esse anche alcune corrispondenze istituzionali, come ad esempio una riposta di Louis Lumière, uno dei fratelli primi realizzatori del cinema, che accetta di far parte del comitato d’onore della Mostra. E ancora le prime critiche dei giovani recensori Francesco Pasinetti, Mario Gromo e Raffaello Matarazzo o del giornalista Filippo Sacchi del “Corriere della Sera”. Si possono inoltre visionare alcuni cinegiornali dell’epoca e un lavoro in 30 minuti nei quali vengono mostrati una selezione dei film presentati in quell’edizione.
Nella stessa serata di venerdì il pubblico veneziano ha potuto assistere presso il palazzo del Cinema del Lido alla proiezione di due opere presentate nella prima rassegna del 1932: il documentario “Regen” di Mannus Franken e Joris Ivens e il primo film italiano “Gli uomini che mascalzoni” di Mario Camerini interpretato dall’attrice Lya Franca e da un giovane esordiente che farà strada nel mondo della Settima Arte: Vittorio de Sica. Un degno modo per concludere una giornata evento di una Mostra ormai consacrata tra le più importanti nel mondo e che prepara la prossima 79esima edizione al Lido dal 31 agosto al 10 settembre.
Andrea Curcione