Sin dalla nascita il Premio Strega è stato indice dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati dal 1947 a oggi raccontano il nostro Paese documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni. Il premio Strega 2025, discusso e ambito, è arrivato alla cinquina finale. La serata conclusiva si terrà il prossimo 3 luglio nel giardino del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, come da tradizione.
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Il Premio Strega è dai suoi inizi ambito e discusso e non manca mai di suscitare polemiche, a volte aspre, ma soprattutto dà modo a scrittori e scrittrici di farsi conoscere dal grande pubblico ed è, ancora oggi, in grado di animare un vivace dibattito intellettuale. È proprio in tale ambito che il premio nasce, nell’immediato dopo guerra, grazie alla volontà della scrittrice Maria Bellonci, che animava il salotto letterario degli Amici della domenica, incontri ai quali partecipavano, tra gli altri, Morante, Moravia, Ungaretti, Gadda.
Si deve a Guido Alberti il nome del premio. Era infatti, il proprietario del Liquore Strega, importante mecenate del premio, e, ovviamente, frequentava il circolo degli Amici della domenica.
Dal 1947 a oggi sono state introdotte nuove categorie al Premio Strega, quali il Premio Strega europeo, il Premio Strega poesia, Premio Strega saggistica e il Premio Strega per ragazze e ragazzi.
Anche il numero degli Amici della domenica è andato progressivamente aumentando, da 170 oggi ha raggiunto la cifra di 400 giurati, scelti tra uomini e donne di cultura e i vincitori delle precedenti edizioni, ma non solo, partecipano anche le scuole e 30 istituti di cultura all’estero.
I giurati segnalano opere che ritengono meritevoli e ogni 28 febbraio si annunciano le opere proposte, di solito diverse decine di titoli, dai quali si selezionano i 12 titoli ammessi a concorrere, e da questi si arriva alla famosa cinquina finale.
Siamo dunque alla semifinale, i cinque finalisti, che si giocheranno la vittoria nella serata conclusiva, che si terrà giovedì 3 luglio nel giardino del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, come da tradizione, sono stati decisi da 626 votanti, quasi il 90% degli aventi diritto.

Entra al primo posto in finale Andrea Bajani con L’anniversario (Feltrinelli, proposto da Emanuele Trevi), che ottiene 280 voti e che il 3 giugno si è già aggiudicato lo Strega Giovani. Secondo posto per Nadia Terranova, autrice di Quello che so di te (Guanda, proposto da Salvatore Silvano Nigro), con 226 voti. Terzo posto per Elisabetta Rasy, autrice di Perduto è questo mare (Rizzoli, proposto da Giorgio Ficara), con 205 voti; quarta posizione, a pari merito, per Paolo Nori, autore di Chiudo la porta e urlo (Mondadori, proposto da Giuseppe Antonelli), con 180 voti, e per Michele Ruol, autore di Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa, proposto da Walter Veltroni), con 180 voti.
Vediamo i 5 candidati nel dettaglio!
L’anniversario – Andrea Bajani – Feltrinelli Editore
Si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si può sbattere la porta, scendere le scale e decidere che non li si vedrà più? Mettere in discussione l’origine, sfuggire alla sua stretta? Dopo dieci anni sottratti al logoramento di una violenza sottile e pervasiva tra le mura di casa, finalmente un figlio può voltarsi e narrare la sua disgraziata famiglia e il tabù di questa censura “con la forza brutale del romanzo”. E celebrare così un lacerante anniversario: senza accusare e senza salvare, con una voce “scandalosamente calma”, come scrive Emmanuel Carrère a rimarcarne la potenza implacabile.
Il racconto che ne deriva è il ritratto di una madre che ha rinunciato a tutto pur di essere qualcosa agli occhi del marito, mentre lui tiene lei e i figli dentro un regime. In questo microcosmo, a poco a poco si innesta nel figlio, e nei lettori, un desiderio insopprimibile di rinascita – essere sé stessi, vivere la propria vita, aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni. L’anniversario è prima di tutto un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia.
Quello che so di te – Nadia Terranova – Guanda
C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni. Ma chi era Venera? Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Per scoprirlo, è fondamentale interrogare la Mitologia Familiare, che però forse mente, forse sbaglia, trasfigura ogni episodio con dettagli inattendibili. Questa non è solo una storia di donne, ma anche di uomini. Di padri che hanno spalle larghe e braccia lunghe, buone per lanciare granate in guerra. Di padri che possono spaventarsi, fuggire, perdersi. Bisogna ritornare a Messina, fra le mura dove Venera è stata internata e cercare un varco fra le memorie (o le bugie?) tramandate, fra l’invenzione e la realtà, fra i responsi della psichiatria e quelli dei racconti familiari.
Perduto è questo mare – Elisabetta Rasy – Rizzoli Libri
Napoli, anni Cinquanta, piena di luce, fatata, ma anche devastata dalla guerra e dimenticata dalla storia. Da lì, all’improvviso, una ragazzina viene portata via, lasciando per sempre il padre nell’ombra di una casa elegante e fatiscente. Lei crede di dimenticarlo ma, molti decenni dopo, la morte di un amico e maestro amato, lo scrittore napoletano Raffaele La Capria, fa riemergere dal fondo della memoria l’immagine di lui. Della stessa generazione, i due uomini hanno avuto un diverso destino: l’uno realizzato nei suoi libri, l’altro murato nella sua solitudine. Entrambi ammaliati e respinti da quella città di incanto e desolazione, entrambi scossi e feriti da intimi segreti. Così sullo sfondo dei loro desideri e tormenti comincia un viaggio nella terra straniera del passato, e si snoda la storia di quella ragazzina che cresce e si forma sotto il segno della diversità, in un’Italia poco accogliente per le donne che non si adeguano alle regole del gioco femminile. Perduto è questo mare è un romanzo profondo ed emozionante su un difficile affetto filiale e su un potente sentimento d’amicizia, un’immersione nel regno remoto dei padri.
Chiudo la porta e urlo – Paolo Nori – Mondadori
Raffaello Baldini è un poeta grandissimo, ma pochi sanno chi è, e di quei pochi pochissimi ne hanno riconosciuto la voce. Perché scrive nel bel dialetto di Sant’Arcangelo di Romagna? Paolo Nori ci rammenta che è poeta enorme anche nel bell’italiano con cui il poeta ha sempre tradotto a pie’ di pagina i suoi versi. E quante storie si trascinano appresso quei versi, quante immagini suscitano, quanti personaggi, quanto universo c’è in quel mondo apparentemente piccolo. Come sua consuetudine, Paolo Nori attraversa l’avventura poetica di Baldini facendosi il filtro di una bellezza che viene su come da un fontanile e ci lascia straniti. Non diversamente da quanto è accaduto con Dostoevskji e Achmatova, l’immaginazione di Baldini si scioglie dentro quella di Nori, fatta di caratteri e accadimenti minimi: i morti che “non dicono niente e sanno tutto”, gli uomini che invece di calarsi gli anni se li crescono, lo stare lì di una donna davanti alla circonvallazione per guardare “che passa il mondo”. La scrittura di Nori è la messa a fuoco progressiva di un carattere, il suo essere “bastiancontrario”, il suo essere “matto come un russo”, il suo stare a vedere la vita come va avanti a ogni svolto imprevisto.
Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia – Michele Ruol – TerraRossa
Dalle parole di Walter Veltroni che lo ha proposto: «Per la prima volta segnalo un romanzo ai giurati del Premio Strega. Lo faccio, in primo luogo, per condividere con loro l’emozione che ho provato nel leggere le pagine di Michele Ruol. Il romanzo è il racconto del vuoto lasciato nella vita di due genitori, Padre e Madre, dalla morte improvvisa dei loro due figli, Maggiore e Minore. Tutto, in un istante, cambia senso e direzione, perde peso, si fa vuoto. Ruol racconta questa deflagrazione attraverso le cose, gli spazi, gli oggetti, i momenti, i movimenti. Una scrittura asciutta rende ancora più intensa l‘emozione che si prova nel leggere le pagine di questo inventario di una vita, dopo il più devastante degli incendi.»
Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi apparentemente marginali dirottano le loro esistenze: delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in cui abitavano.




































