Con questo libro, Guido Conti pone in essere una giusta miscellanea di generi letterari tra i quali non mancano la favola, la fiaba e la poesia, in un alternarsi di momenti ispirati ai grandi romanzi di formazione dove le esperienze, i piaceri e i dolori della vita aiutano gli adolescenti a crescere, ad abbandonare il mondo dell’infanzia. Una bellissima fiaba per ogni età, arricchita dai delicati disegni dell’autore, e che ha in se le tracce delle migrazioni poetiche.
Guido Conti, nato a Parma, dove vive attualmente, ha pubblicato i suoi primi racconti sulla rivista il ClanDestino. È stato scoperto da Pier Vittorio Tondelli che lo ha pubblicato su Papergang. (Under 25 3.). Racconti, Transeuropa, nel 1990. Ha fondato la rivista letteraria Palazzo Sanvitale ed è stato direttore editoriale della casa editrice MUP, Monte Università Parma fino a dicembre 2010.
La sua poetica coniuga una descrizione realistica degli ambienti e delle atmosfere padane con suggestioni surreali che affondano le loro radici nell’immaginario magico della sua terra. Vastissima la sua attività editoriale, di promozione della lettura e della scrittura, all’interno della quale si segnalano la cura del carteggio fra Zavattini e Bertolucci. (Un’amicizia lunga una vita. Carteggio 1929-1984, Parma, 2004). Con il volume di racconti Il coccodrillo sull’altare ha vinto il premio Chiara nel 1998. Con Giovannino Guareschi, biografia di uno scrittore, edito da Rizzoli nel 2008, ha vinto il premio Hemingway per la critica 2008. Una biografia innovativa, che rilegge la figura di questo straordinario scrittore alla luce delle avanguardie e delle tradizioni umoristiche novecentesche. Ha pubblicato una ventina di libri in print on demand, con progetti innovativi e all’avanguardia, per la scuola di ogni ordine e grado. Insegna tecniche della scrittura presso biblioteche e università. Ha fondato riviste letterarie e settimanali. Ha ideato per due anni dal 1995 I Nuovi selvaggi, Ricomincia il racconto, le condizioni del narrare oggi, seguito, l’anno dopo, da La vita della letteratura è la vita dell’editoria? In collaborazione con l’editore Guaraldi di Rimini. Dal 2003 insieme al Comune di Parma ha organizzato « Inchiostri d’autore » giunto al sesto anno con personaggi e protagonisti della cultura nazionale di oggi. È stato uno dei fondatori del Festival del racconto di Carpi che si svolge nel primo fine settimana di ottobre nelle piazze, nei caffè e nei luoghi più suggestivi del centro storico di Carpi. Nel 2007 ha progettato per il comune di Casalmaggiore gli incontri di “Casalmaggiorenarra”. Nel dicembre del 2009, a Viadana, è stato insignito del titolo di Governatore Ellittico presso il Collegio di Patafisica. Nel 2012 ha pubblicato Il grande fiume Po: una storia da raccontare (Mondadori), un vero e proprio viaggio attraverso i luoghi, le poesie ed i racconti che affiorano lungo il corso del grande fiume. Il volo felice della cicogna Nilou (RIzzoli 2014) è in corso di traduzione in Grecia, Spagna e Corea del sud. La biblioteca di Casalmaggiore nell’aprile del 2015 ha ospitato l’anteprima della mostra itinerante dei disegni che illustrano la favola.
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Conosco Guido Conti di fama e per aver studiato sul suo testo dedicato a Giovannino Guareschi la biografia dell’autore, in occasione della preparazione della mia testi di laurea. Mi hanno sempre colpito la sottile ironia, la geniale vena narrativa e le intuizioni di questo autore che, anche in un lavoro biografico – se pure naturalmente su un grandissimo protagonista del nostro ‘900 letterario e non solo letterario – ha saputo cogliere aspetti sacrali e irriverenti, in un’epifania di racconto di un pensiero che diventa, oggi più che mai, attuale e attinente a ciò che ci accade. Dice Conti di Guareschi:
“Questo scrittore ha lottato tanto per le sue idee e non si è mai piegato al male che distrugge la vitalità dell’uomo, la sua pietà profonda, lo sguardo libero, leggero sorridente sull’orrore e la meraviglia del mondo. I suoi racconti, i suoi personaggi, il suo modo di guardare il mondo parlano al nostro cuore di uomini in ogni tempo e latitudine”.
Oggi però parleremo di un altro aspetto della scrittura di Conti, ovvero della vena favolistica che lo ha colto recentemente – anche se in verità questa vena occhieggiava parecchio nei suoi libri – andando a scoprire gli antichi legami tra favola-fiaba-poesia: perché la nostra rubrica è orientata al mondo poetico ma anche a tutto ciò che gli gira intorno.
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IL VOLO FELICE DELLA CICOGNA NILOU
La protagonista di questa favola è Nilou, una giovane cicogna cresciuta solo dalla madre e abbandonata dal padre sin dalla nascita. Il suo nome è quello di una principessa orientale ed è bella e elegante proprio come il padre che non ha mai conosciuto. Adolescente s’innamorata del giovane Mian, una cicogna un po’ goffa, divertente e con un buffissimo ciuffo. Con lui e con la madre Nilou inizia il lungo viaggio verso le terre calde di un paese sconosciuto, con l’emozione e la paura di chi sa già che potrà contare solo sulle sue ali, pur avendo da poco imparato a volare.
Nel racconto a mio avviso si mescolano costantemente i generi della fiaba, della favola e della poesia, in un alternarsi di momenti ispirati ai grandi romanzi di formazione dove le esperienze, i piaceri e i dolori della vita aiutano gli adolescenti a crescere, ad abbandonare il mondo dell’infanzia; ispirati alle favole di Esopo e di La Fontaine ambientate nel mondo animale tra falchi, fringuelli, zebre ed elefanti, serpenti, e naturalmente tante cicogne protagonisti in metafora degli stessi vizi e delle stesse virtù degli esseri umani; ispirati alle fiabe con la morale finale di Perrault dove l’avventura della crescita passa attraverso il liminare della vita e porta sempre con sé una morale di etica e comportamento: fai del bene e ti sarà fatto, non spezzare la catena del bene… dicono coloro che aiutano la piccola
Nilou nel suo volo, in una dimensione che diventa quasi evangelica della storia. E siccome la fiaba è il canone della poesia, come dice il grande romantico Novalis, e tutto ciò che è poetico non può che essere anche favoloso, non passano inosservati certi momenti lirici dove le descrizioni delle albe o dei tramonti, dei colori e dei profumi, ma anche di certe esperienze di vita che diventano esperienze di poesia contribuiscono a dare forza alla trama e all’intreccio delle relazioni e dei sentimenti nell’economia generale della storia. E’ così che sembrano scorrere certi momenti narrativi dove, ad esempio, “durante la traversata verso le sconfinate pianure dell’Africa, la piccola cicogna conoscerà lo stupore degli incontri, la trepidazione dell’attesa e la gratuità del dono, insieme al dolore del distacco, all’angoscia della solitudine e alla paura del nemico. Perché la natura può essere benigna, ma anche piena d’insidie e per affrontarla, come insegna mamma cicogna, bisogna fidarsi dell’istinto e ascoltare il proprio cuore.”
Qualcuno, a proposito di questo libro, ha scritto che “non potrà che essere amato dai lettori de Il Piccolo Principe, de Il gabbiano Jonathan Livingston, de La gabbianella e il gatto, e di tutti quei racconti sapienzali che fanno della vita un punto di arrivo che si decide alla partenza, si perfeziona nel volo, si svela nell’intuizione, si fortifica nelle avversità e si alimenta di saggezza e di doni imprevisti. Quella vita autentica che si dà a noi soltanto quando la vogliamo con tutte le nostre forze.”
Condivido pienamente questa analisi che riporto nell’articolo, e aggiungo che aspettiamo con ansia il seguito delle avventure di Nilou che Guido Conti, in confidenza, mi ha detto sta già arrivando.
Da: Il volo felice della cicogna Nilou – Rizzoli 2014
“Il sole, al tramonto, illuminava il nido costruito sopra la ciminiera di una fabbrica di mattoni. Nel nido mamma cicogna guardava la sua piccolina. L’aveva chiamata Nilou, come una principessa d’Oriente. […]Nilou era una gran chiacchierona. «Mi racconti la favola della volpe e della cicogna?». Mamma cicogna cominciò a raccontare: «Questa è una favola antica. La volpe invitò a cena la cicogna e per prendersi gioco di lei le servì del brodo in un piatto largo. Mentre la volpe lo bevve facilmente, la cicogna col suo becco tentò più volte, inutilmente, rimanendo a bocca asciutta. La cicogna non disse nulla, ma pochi giorni dopo ricambiò l’invito. Per cena preparò una gustosa zuppa di carne tritata che servì in un fiasco lungo e stretto. Il becco della cicogna ci passava senza difficoltà, invece il muso della volpe non riusciva a entrarci. Mentre la volpe leccava invano il collo di quel fiasco la cicogna, mangiando, rideva.» «È una storia buffa» disse Nilou dal becco nero”.
Cinzia Demi
Bologna, novembre 2015
Le illustrazioni sono di Guido Conti