La compagnia Fibre parallele mette in scena un sottano nella gloriosa grande salle del Théâtre de la Ville di Parigi.
Basta una tenda bianca a volta a botte, e subito il pubblico è trasportato in un ambiente soffocante, afoso (sarà anche una coincidenza, ma a Parigi in questi giorni si soffoca dal caldo) e claustrofobico, dove l’unica finestra è l’acquario in cui si muove, sinuoso, un capitone.
Presenza viscida e sgusciante, fa il paio con i protagonisti di questa pièce, una famiglia del popolo, padre figlio e zia. E il capitone, animale simbolo di un meridione arcaico : addomesticato dalla vecchia zia a furia di carezze, invade la scena con il suo ansimare ciclico e angosciante.
Il copione si dipana lineare, essenziale, i dialoghi sono duri e secchi come una lingua che solo il dialetto barese puo’ veicolare. La violenza è latente, la scena è carica di tensione, basta una miccia a farla esplodere.
E quella miccia sbuca da un sacco nero, uno come quelli visti in quantità per le strade di Napoli. Solo che questo sacco si muove, aprendosi all’apparizione di una pin-up dalle forme generose, tosta come le femmine di Bari Vecchia, verrebbe da dire proprio sangh’ellatt’.
Una Felicetta davvero felice, quella interpretata da Licia Lanera : un personaggio straripante, la cui sola presenza basta a destabilizzare l’intera scena.
Un corpo generoso e paradossale, offerto alla vista e al tatto della famiglia affamata, toccato, palpeggiato, sacrificato per lenire le mancanze, le sofferenze, il dolore.
Accolta con bottiglie di spumante, Felicetta farà saltare ben altro che i tappi di sughero. A saltare è il grumo di sangue che incrosta la famiglia, vittima dei rapporti di violenza di una società arcaica e orgogliosamente retriva, che a Bari esiste e resiste. Non solo nei seminterrati delle belle vie selciate di Bari Vecchia (divenuto oramai salotto della giovane borghesia), ma ovunque si manifestino quei quotidiani atteggiamenti di sopraffazione, per cui per farti rispettare devi ringhiare piu’ forte di
chi ti sta davanti.
Questi comportamenti, tipici dei quartieri popolari spesso afflitti dalla presenza della criminalità, sono stati adottati ed hanno permeato anche la metà « bene » della città, la Bari borghese che, come ci ha raccontato Carofiglio, fronteggia la sua anima scura lungo la linea di confine di Corso Vittorio Emanuele.
Veicolati dai media spesso in una versione neo-vernacolare che ne ha sottolineato il fascino, i ritratti dei personaggi della Bari underground sono diventati dei modelli di comportamento. Dei modelli non filtrati dall’esperienza diretta, dal contatto nella piazza, nel vicolo, dalla mediazione del linguaggio, e per questo piu’ pericolosi.
Lo spettacolo della compagnia Fibre Parallele ha tanti pregi : tra questi quello di rifiutare sempre un’immagine da cartolina. E quello di renderci con un linguaggio realistico e delle immagini nuove e simbolicamente pregnanti tutta la violenza di una società che cova il malessere e che cerca una maniera di farlo esplodere
Forse dopo, come suggerisce Felicetta, ci puo’ anche essere un’altra vita.
Raffaello Scolamacchia
Théâtre de la Ville, Paris
Furie di sanghe de Riccardo Spagnulo
Compagnie Fibre Parallèle
Mise en scène Licia Lanera
Avec Sara Bevilacqua, Corrado La Grasta, Licia Lanera, Riccardo Spagnulo
Voix de l’anguille : Demetrio Stratos
Avec le soutien de l’Onda
Production Fibre Parallèle
Coproduction Teatro Kismet Opera et Ravenna Teatro/Teatro delle Albe
Spectacle en italien sous-titré en français