Francesco il Papa della misericordia ci ha lasciati.

Proprio così, stamane, lunedì di Pasqua, alle sette e trentacinque, Papa Francesco ci ha lasciati. Anche se la cristianità e i comuni cittadini erano ormai da alcune settimane, rassegnati alla sua fine, dopo il degrado delle sue condizioni di salute, il fatto che poi sia finito a meno di ventiquattro ore dalla benedizione pasquale e dal suo giro sulla « Papamobile » nella piazza di San Pietro gremita di cinquantamila persone, ha sconvolto tutti.

Un Papa molto amato e che si è caratterizzato da subito, sin dalla scelta del nome, Francesco, un unicum nella storia pontificia. Lui primo gesuita eletto al soglio di San Pietro sceglieva il nome del fondatore dei Francescani, un segno questo del suo desiderio di unificare ancor più la chiesa, di compattarla dopo anni a volte segnati da divisioni e finanche da contrasti malcelati.

Ma Francesco, come lo stesso Bergoglio ebbe a spiegare, sintetizzava tre temi a lui carissimi,  la povertà e quindi l’attenzione verso gli ultimi della terra, la pace che è stato fino alle ultime ore della sua vita l’argomento centrale del suo pontificato che si era esordito con l’affermazione che la terza guerra mondiale era già in corso (sebbene a pezzi) e infine il creato, ovvero la difesa dell’ambiente, della salute, difesa che doveva coinvolgere e responsabilizzare tutti, dai potenti della terra al più umile dei suoi abitanti.

Si ricorda ancora un’altra novità, il fatto che per la prima volta un latino-americano saliva sullo scranno più alto della Chiesa cattolica, un ulteriore segno dei tempi globalizzati, dopo che il teologo Ratzinger, papa Benedetto XVI, aveva lasciato nella sorpresa generale, il pontificato. Fu quello uno dei punti più critici, negli ultimi secoli, per il mondo cattolico.

Dopo il tormentato Paolo VI, il combattivo e determinatissimo Giovanni Paolo II e il teorico Benedetto XVI, Francesco I ha costituito nell’immaginario dei più semplici e umili un ponte ideale con l’umanesimo misericordioso di Giovanni XXIII, il Papa buono come viene ancora oggi ricordato, e proprio alla Misericordia era dedicato il Giubileo della cristianità che ha ancora corso oggi in una Roma affollata non solo di turisti ma di tantissimi fedeli provenienti da tutto il mondo.

La malattia aveva prostrato Bergoglio che comunque ha portato fino all’ultimo proprio quella misericordia, che è la cifra del suo pontificato, lì dove si soffre. Gli ultimi viaggi in Africa, nel Congo, pervaso da una dimenticata guerra civile e poi proprio alcuni giorni fa, pur provatissimo, ad essere nel carcere di Regina Celi a Roma dove più è viva la sofferenza e il bisogno di un sostegno morale. Tra i detenuti, Francesco senza più respiro ha firmato la loro Bibbia, ha stretto mani, impartito benedizioni tra la riconoscenza generale di tutti.

Il Papa venuto dal punto più lontano della Terra ci lascia, si perde un riferimento per quel mondo ecologista, pacifista, progressista che in lui ha visto sempre un simbolo, un riferimento, come ha ricordato in queste ore il nostro Presidente Mattarella. Francesco lascia una Chiesa che si trova ora difronte a scelte difficili che dovranno essere affrontate entro venti giorni dal nuovo Conclave chiamato ad analizzare e a dare risposte ad un mondo sempre più lacerato, sempre più coinvolto in temi immani come il cambiamento climatico, la crisi dei valori etici, il senso di smarrimento esistenziale nella nostra contraddittoria realtà sociale e ambientale, il confronto tra civiltà nel succedersi di vecchi e nuovi fondamentalismi, la crisi in una parola della globalizzazione e delle sue speranze.

Un’impresa non facile e delicata in cui la Chiesa tutta è chiamata a riflettere senza pregiudizi ma anche senza avventurismi.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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