Enzo Santese, poeta triestino, e il suo libro ‘I luoghi e i sensi’

Per Missione Poesia presentiamo la poetica di Enzo Santese, con una lettura del libro I luoghi e i sensi (Battello Editore) nel quale, attraverso una ricostruzione anche storica di avvenimenti, una riflessione a volte solare a volte più incline alla drammaticità, e con riferimenti evidenti a quei maestri che sente vicini quali Campo, Dickinson, Saba l’autore raggiunge vette universali di riflessione, cogliendo la dimensione esistenziale più profonda che assurge alle necessità di credere nella forza della vita.

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Enzo Santese, triestino, svolge un’intensa attività di critico d’arte, scrittore e poeta. La sua bibliografia comprende oltre un centinaio di libri, divisi tra le traduzioni degli autori classici, greci e latini, la poesia, la narrativa e la saggistica. È autore di diverse trasmissioni radiofoniche e televisive. Scrive testi per il teatro.
È presente in molte antologie italiane e straniere; sue liriche sono state tradotte in ceco, francese, inglese, romeno, sloveno e tedesco.
Tra le raccolte recenti delle sue liriche: Meridiani capovolti, 2001; Verdeacqua – versi in trasparenza, 2003; Orizzonti rivelati, 2004; Cenni e silenzi, nei ritmi della poesia, 2007; MareAmare, 2009; Salendo per luce prima, 2010; Parvenze difformi, 2012; L’abito della vita, 2016; I luoghi e i sensi, 2018; Disseminazioni sulle totalità del ricordo, pubblicato insieme a Lucia Guidorsi nel 2023.
Fa parte del Pen Club Scrittori Trieste e della sezione italiana dell’A.I.C.A. (Associazione Internazionale dei Critici d’Arte).
Ha fondato e diretto la rivista d’arte e di cultura contemporanea Amicando Semper visibile nel sito www.amicando.it. È presente in molte antologie italiane e straniere; sue liriche sono state tradotte in ceco, francese, inglese, romeno, tedesco, polacco e sloveno. È stato invitato a numerosi festival di poesia ed egli stesso è direttore artistico di tre Festival: “Poetando”, a Trieste; il Festival della Poesia del Mare di Pirano (Slovenia) e di Venezia-Lido; il “Festival del pensiero in / verso” all’Istituto Romeno di Cultura di Venezia.

Conosco Enzo Santese da alcuni mesi ma solo attraverso la sua poesia che ho trovato interessante e colta, con approfondimenti necessari sulla vita, sulla dimensione esistenziale, sui fatti che fanno parte del momento storico in cui stiamo vivendo e che si intersecano nel nostro quotidiano. Apprezzo molto gli autori che, con citazioni più o meno esplicite, si riconoscono tra i suoi versi e questo rende il lavoro di lettura e interpretazione dei suoi testi ancora più coinvolgente. Enzo sarà tra gli ospiti del prossimo appuntamento di Un thè con la poesia il 7 giugno, nella rassegna che curo a Bologna.

I luoghi e i sensi

Enzo Santese

I luoghi e i sensi (Battello Editore, 2018) di Enzo Santese si compone di cinque sezioni: Sinestesie e ossimori, Vertigine del remoto, Passo lieve, Mobili schermi, Divaganti tensioni e, offrendo un itinerario che spazia tra il quotidiano, il politico e il civile con punte d’intersezione che toccano la visione di altri autori cari allo stesso Santese indugia, attraverso l’autenticità della parola poetica, che diventa sua effettiva portavoce, su luoghi e tempi che conducono immancabilmente alla nostalgia del ricordo, alla contemplazione della bellezza, al desiderio di ricerca di un rapporto umano che approdi verosimilmente a condividere emozioni. Già dal titolo del libro, il lettore attento, può aspettarsi una dimensione paesaggistica nella quale avvengono “cose” che hanno a che fare, sicuramente, con le sensibilità legate all’incontro, al desiderio di scambi reciproci, alla definizione dei “luoghi” attenzionati rispetto alla loro storia, alla loro capacità di concedere e assestarsi sulla memoria, diventando – come in verità è per molti poeti e scrittori – luoghi dell’anima, luoghi che disegnano la geografia poetica che incontriamo e di cui diventa necessario rendere conto, attraverso sfumature e angolazioni diverse.

Così, se nella prima sezione, e ancor di più nella seconda, lo scopo è quello di evidenziare il luogo quale agorà, dove si rappresentano le funzioni sociali e politiche a cui l’uomo è chiamato responsabilmente a rispondere, e il poeta diventa una sorta di giudice austero degli avvenimenti: Il giudizio universale/è anche l’ora/per calibrar lo sguardo/su anime precocemente/scartate dalla superficialità/di occhi troppo frettolosi… nella terza parte del libro il tono si fa più lieve, e l’ambiente e il ricordo raccontano quella dimensione che lega la nostra esistenza a momenti ben specifici, a volti di persone amate con il passo lieve dell’emozione che si assiepa con fronde sempre più ombrose, regalando frescura d’intenti all’afa che spesso ci ruba il respiro. Qui sono i passaggi più lirici della raccolta, quelli che chiamano fortemente a raccolta tutti i sensi, per una corrispondenza retorica da correlativo oggettivo: l’udito per il flebile canto di cicale; l’odorato per quel tetto di glicine grappoli viola che come tegole rade in una luce/di raggi profumati dai fiori/scorre; la vista per quell’ occhio profondo che dice com’è dolce/cogliere la tua sintonia; il tatto perché fino a te vola un abbraccio/che congiunge poli remoti; il gusto, proiettato simbolicamente nel respiro, perché tutta dentro il sensibile/l’idea respira tra forme/segni e anime di gesti

Sono della quarta sezione gli omaggi dedicati, e i riflessi ispirati, ai grandi maestri che accompagnano il percorso poetico di Santese: Umberto Saba, Cristina Campo, Emily Dickinson compaiono infatti tra le pagine di questo libro, in un rapporto speciale con la scrittura dell’autore, che si riverbera immancabilmente nella dimensione della Natura che, non è sempre generosa come si pensa, ma è comunque splendida fonte d’ispirazione, fonte che rivela le similitudini tra l’uomo e la sua solitudine, lo scorrere del tempo, il mutare delle stagioni: mentre il rosa fa precipitare il tramonto/verso una sera paga di pioggia insistente/e annuncia tempi […] ma il rosa è vivo/nel ricordo che macina illusioni di presente/nella persistenza di un colore amico; e ancora troviamo i luoghi che diventano, questa volta, spunto di nostalgie e riflessioni:  Tornando alla laguna/ci aspetta il tornello/abbiamo fiducia […] troppo bella Venezia […] tesori d’arte e tracce/di storia incise/su ponti piegati su acque/che turbinano come l’aria.

Nella quinta e ultima sezione di questo lavoro c’è come il desiderio, da parte dell’autore, di giungere alla definizione di un senso per tutto questo andare che ci rende parte dell’energia di un universo, per questo incedere di versi e pensieri, un desiderio di raccogliere il frutto del cammino percorso che porti oltre il tempo, che si rapporti con l’impalpabile voce del vento, che invada di luce la strada per inondare i malumori/nel grande circo/delle ipocrisie quotidiane, un desiderio che si concretizzi nel disegno del mondo poiché questo andare e venire/di orbite fitte nel cielo/buio per maggior evidenza porti a un’aria piena/di scintille scaturite/dal dialogo dei pianeti/legati in catena/di energie cosmiche.

Con uno stile dal ritmo incalzante, con la musicalità necessaria a “tener su” un testo poetico, con la padronanza degli strumenti retorici – quali l’ossimoro, la sinestesia, l’assonanza – possiamo concludere questo breve scritto affermando che la poesia di Enzo Santese, con la sua tessitura di trame storiche e di sentimenti, che si intersecano con la dimensione spazio temporale di cui si è parlato, si fa sicuramente testimonianza, e forse anche profezia di questa nostra epoca, provando a restituircene l’intensità, le vibrazioni, i significati che la rendono non più personale ma universale.

Alcuni testi da: I luoghi e i sensi

LUNA ROSSA*

È il pretesto dell’eclissi
guardi giù con rossore
e comprimi nel fuoco tondo
malincuore e rabbia davanti
a cortocircuiti della mente
in teatro con sagome d’attori
immersi in drammi e tragedie
sol di rado sfumanti in lieto fine.

Noi guardiamo su attratti
da combinazioni astrali capaci
di inalare aromi strani
che tu – o luna – fai piovere
su nostre inconcludenti tensioni
verso un alloro avvizzito
da egoismi multiformi.

*Il riferimento è al fenomeno dell’eclissi di luna della notte del 27 luglio 2018

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ONESTÀ?

Sentiamo parlare di onestà
l’attitudine a esser veri
nel marasma di intrecci
stretti dalla religione del profitto
a bassa intensità di sforzo.

La vediamo nelle parole dolci
di chi governa le pubbliche cose
nelle utopie dei giovani
attenti alle minime sfumature
dei peccati altrui.

La leggo in una storia
che ripete il proprio film mutando
il bianco e nero in colore.
La cronaca e poi geografia
di incroci inattesi tra vocazioni
contrarie, il bene proprio e
il vantaggio di altri, la cura dell’anima
e l’alimento del corpo, il facile del dire
e l’arduo del fare.

Onestà sta nelle menti
appese all’idea di bene comune
da consumare sempre insieme.

***

PENTAGRAMMA
 
Ascisse e coordinate dei nostri umori
fanno volare sul pentagramma i sensi
compressi tra le parallele dei sorrisi
che riempiono di note gli spazi
della felicità nata ogni giorno
sugli spunti di un sole carezzevole
proiettato a solennizzare le speranze e
offuscare i tratti nascenti della paura.

***

INCANTO
 
Incanto nel sorriso di bimba
sulla sabbia accatastata
in forma di castello
tutto è pronto per il gioco
i piccoli attorno all’opera
in girotondo cantano
la canzone di un pescatore
lasciato con la barca sotto riva
mente le reti si rovesciano
e il tempo lo sotterra nella rena.
Ma ridono e ridono perché sanno
che la favola non è realtà.

***

PIAZZA DESERTA
 
Il rullio dei tamburi, i plettri vibrati
lasciano spazio al silenzio dei radi
presenti tesi al pensiero di domani
lì il corpo rollante dei cantanti
sfuma in simulacri di mobile teatro
con vuote lattine e brani di carta
in gara sulla strada battuta dal vento
intermittente come i ricordi
di musiche felici mutanti in appunti
d’ansia per ambizioni di ieri
trasformate in assilli di oggi.
La piazza deserta non è muta
parla dei momenti d’euforia
saltellanti su note amplificate
e così prepara nell’animo pellegrino
il viaggio di un’altra banda
di strumenti e voci analgesiche
solo così si sospende il malumore
con l’energia scaturita da chitarre
squassate dal pizzico delle dita
e dal turbinio dei matti sonanti.

Bologna, maggio 2024
Cinzia Demi

P.S.:
_cidpetit_2db8fc4034a725bd5b7594d6e8e98e000a09c538_zimbra.jpg“MISSIONE POESIE” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani di Parigi. Altri contributi e autori qui:  https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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