Elezioni: Senza giovani non c’è futuro.

Alle elezioni si parla sempre dei giovani come se fossero una categoria a se, c’è sempre un’idea astratta dei giovani, che nella realtà sono sempre più dimenticati da un paese che invecchia ma che non vuole dare spazio a quelle che si dicevano un tempo, le nuove generazioni. Le nuove dirigenze politiche debbono farsi carico di questa missione. Senza giovani il Paese non ha futuro.

Qualche giorno fa ero ad un ristorante di Parigi e discutevo animatamente delle prossime elezioni.

Tra un piatto e un altro, il ragazzo di colore che ci serviva, si presenta e dice di essere di Milano e che lui non voterà, pur avendone diritto da italiano iscritto all’AIRE. Gli chiedo qualcosa di lui ed egli mi risponde che è milanese, fotografo, ha 30 anni ed è un tifosissimo del Milan.

Mi colpisce di lui che nella sua voce non ci sia nemmeno un po’ di rabbia, sembra ormai rassegnato, mi dice solo che spera che nessuno vada a votare.
Cerco vanamente di sostenere l’importanza dell’esercizio democratico del voto, gli evidenzio dati, fatti e numeri che provano che per l’Italia il peggio è passato e che sarebbe un errore fermare l’attuale crescita. Gli ricordo anche i provvedimenti a favore dei giovani degli ultimi governi, ma nulla lo sposta dalla sua amara convinzione.

Mi risponde che ormai è tardi e che lui non pensa nemmeno di tornare più in Italia.
Per il resto della cena ho continuato a guardarlo, mentre serio, serio serviva tra i tavoli. Confesso che vederlo e ascoltarlo mi ha messo della tristezza.

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Ho pensato che anch’io a 30 anni sono stato con un lavoro precario e in un mercato dell’occupazione caotico, dove la precarietà era assoluta. Bene o male oggi alcune forme di lavoro a contratto sono finite, ma restano ancora gli abusi e il lavoro nero resta spesso la regola. Penso ai mille programmi TV che della disperazione giovanile fanno la loro fortuna, mi vengono in mente quei tentativi vani che facevo di accedere al lavoro, quei concorsi per tre posti e migliaia di candidati tra cui chi è partito di notte per inseguire un diritto che diventa un sogno. Non basta pensare che, dopo anni di nulla, 61 mila tra cui tanti giovani hanno avuto finalmente una cattedra a scuola, la realtà è che la massa che vuole un lavoro è enorme. Penso alle tante solitudini, al senso di insoddisfazione, l’amara sensazione di perdere inutilmente i propri anni, fino a restare fermi, avulsi dal mondo, incapaci finanche di andare via come ha fatto questo giovane di Milano.

C’è un tema che esiste da sempre: “la questione giovani” è un tema che in questo nuovo millennio è diventato ancora più grave. Veniamo da decenni di illusioni, da crisi economiche internazionali che hanno dilaniato paesi interi e che ha pesato sull’Italia. Veniamo da una contraddittoria globalizzazione che da una parte ha trasformato lavoro e capitale, velocizzando tutto, modernizzando, creando nuove figure di produzione ed opportunità, dall’altro ha creato masse di poveri, un mondo che fatica a creare una sua stabilità geopolitica, che ha tagliato inesorabilmente intere generazioni e a tutto questo la politica in genere e quella italiana in particolare non ha saputo dare risposte adeguate e radicali.

Non ci sono più appigli ideologici, fedi a cui darsi. La seconda repubblica ha generato da destra a sinistra illusioni, risposte insufficienti.

Il milione di posti di lavoro promessi da Berlusconi si possono sintetizzare in un dato, quando il cavaliere usci di scena con lo spread a 540 punti, la disoccupazione giovanile era al 43%, naturalmente, poco risolsero anche quei governi dell’Ulivo che si alternarono con quelli dell’imprenditore leader della destra.

Con Renzi si puo’ dire che la disoccupazione è diminuita, che quella giovanile è scesa al 34%, ma le risposte, compreso dei tentativi di apertura al mondo giovanile, continuano ad essere evanescenti e comunque, al di là del freddo dato statistico (che è positivo), insufficienti.

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E’ evidente che quella faglia tra nord e sud con i suoi giovani, che è nata con l’unità stessa d’Italia, continua drammaticamente ad esserci. Ci sono nel meridione regioni dove più della metà dei giovani e delle donne non lavora. Un dato che una delle prime potenze mondiali non puo’ più ragionevolmente accettare.

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Il ragazzo milanese di colore, continua a servire tra i tavoli e ripassando vicino a noi mi sussurra: “Sono tanti i giovani come me che sono andati via dall’Italia per farsi un futuro – con un mezzo sorriso aggiunge – e non sono tutti ricercatori o cervelli in fuga”.

Il fotografo ha ragione. Ed è vero che in un mercato che ormai è globale non deve scandalizzare che i giovani cerchino lavoro dove vogliono e possono, ma è vero che in una società bloccata da privilegi e lobby, dove le corporazioni hanno sempre contato dalla Roma antica ad oggi, trovare un lavoro, pur avendo tutti i requisiti, è molto più difficile che altrove.

Si continua a parlare di merito, di premiare il merito, ma poi assistiamo al fatto che solo raramente questo accade. All’estero il “curriculum vitae” pesa, qui neanche lo leggono, si leggono piuttosto le referenze e le provenienze.

Cosi facendo la politica tutta dimostra il suo scarso interesse verso i giovani, nella migliore delle ipotesi si assume un atteggiamento paternalista (tanto, male che vada, ci stanno mammà e papà), nella peggiore siamo proprio all’oblio. I partiti, ma anche i sindacati, parlano spesso di giovani ma in realtà parlano di qualcosa che non conoscono o che forse, non conoscono più.

Eppure sia i 5 Stelle che il PD hanno dirigenze giovani. Il PD in particolare alle europee aveva riscosso il 41% dei voti, tra cui tanti giovani che sembravano presi dalla svolta giovanile del PD. Purtroppo quel partito e il suo leader sono stati logorati da estenuanti accordi e trattative una volta giunti al governo, da una guerriglia esterna ed interna al parlamento che ha reso fragile la potente spinta di rinnovamento che aveva promesso, riducendola spesso a mille compromessi al ribasso.

La disillusione giovanile apparve evidente, ce l’ha ricordato su questo sito anche la mini-inchiesta di Armando Lostaglio (Al voto, al voto! I giovani nel vuoto), tanto che al referendum costituzionale, inopinatamente i giovani votarono compattamente, secondo tutte le analisi di quel voto, per il no e quindi contro Renzi e il PD.

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Ci sono molte aspettative forse tra i giovani verso M5S? Francamente non lo so, e comunque lo vedremo, ma la sensazione è che i 5 Stelle, chiusi nel loro fondamentalismo, su temi come l’onesta, oggi messo in discussione dall’affaire rimborsi e dalla stessa composizione delle liste dove non mancano massoni e personaggi equivoci, non riescano più a raccogliere nemmeno loro le speranze giovanili. Anche perché le loro proposte, come il reddito di cittadinanza, sembrano irrealistiche e soprattutto per molti giovani il problema non è avere un assegno e farsi mantenere dallo Stato, ma avere un lavoro, una casa, la possibilità di avere scuole aggiornate e qualificate, di potersi fare una famiglia senza aspettare, sotto la protezione dei vecchi genitori, di diventare vecchi anche loro.

Il problema dei giovani è ineludibile e potrà esplodere pericolosamente a breve. Non bastano assegni spendibili in cultura, non bastano lavori precari, occorre una vera e propria rivoluzione culturale, occorre spezzare il nepotismo di tante corporazioni, occorre liberalizzare il paese e dare spazio nella politica come nell’amministrazione pubblica, come nell’impresa e nel lavoro, aprire la società a chi puo’ portare novità, motivazioni, determinazione, responsabilità e questo tocca proprio ai giovani.

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A fine cena il ragazzo mi confessa: “Certo, se avessi sentito che eravate per Berlusconi, non mi sarei neanche fermato a parlare con voi”. La cosa mi conforta. Vuol dire che in politica alcune differenze ci sono ancora.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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