«La cultura non è una cosa sacrale, non è una cosa da cult, una cosa per pochi: la cultura è di tutti. E poi, cos’è la cultura? La cultura non è solo la letteratura, la cultura è il lavoro dell’operaio, è come lavora un impiegato, la cultura è come la pensa il capo del condominio. La cultura siamo noi, perché noi siamo cultura. L’uomo è cultura.
Quindi, certo che poi ci sono altre forme più alte di cultura, ma quando sento che l’Italia è l’ultimo paese europeo a spendere per la cultura, a me cascano le braccia, perché dico: “A che punto siamo arrivati?”
Perché, oltretutto, c’è l’imbecillità di non capire che se tu spendi per la cultura, la cultura,
la tua spesa, te la restituisce triplicata. Una serie di contingenze economiche, sociali, finanziarie e politiche sta ammazzando i giovani d’oggi. Una volta c’erano le guerre, i giovani partivano, ci lasciavano la pelle e saltavano tre generazioni di giovani.
Oggi questo fortunatamente non avviene più.
Avviene però un altro tipo di omicidio, diciamo, che è quello del loro avvenire. Cioè l’impossibilità, per un giovane, di realizzarsi attraverso il lavoro. Questa è la cosa più atroce che avviene, oggi, in Italia, a un giovane.»
Andrea Camilleri
(Dal Ponte rosso di Trieste, n° 47 – luglio 2019, pagina 2)