Francamente, a leggere in giro un po’ tra i social e i giornali di cose irrazionali se ne leggono. Proviamo a verificare almeno un paio di casi.
Esulta la sinistra (quella vecchia, di mezzo secolo fa) che tronfia annuncia la sconfitta del liberismo, dei liberisti, dei liberali, chiamateli come vi pare, e la vittoria della sanità pubblica, dello statalismo.
Su questa affermazione ci sono alcune osservazioni da fare. La prima è che non è questione di liberismo, statalismo, centralismo o altro; ogni volta che c’è un’emergenza (sia una guerra, un terremoto, un’epidemia o il diluvio universale) è evidente che prevale il pubblico ed una direzione centralizzata, statalista, della situazione e questo è ovvio perché occorre una direzione unica sia essa di un governo democratico o di un dittatore. Non a caso la riforma costituzionale che fu respinta dagli italiani e che era frutto di Renzi (sinistra moderna e certamente liberale) prevedeva un ridimensionamento delle competenze regionali a favore dello Stato, specie in materia di sanità, anche e proprio in considerazione di evenienze come quella attuale.
Quindi quale trionfo della vecchia sinistra e del desueto statalismo, tutto come da prassi, fosse Peppe Conte il capo del governo o Peppe Stalin o Adolfo Hitler, la risposta sarebbe stata identica.
Va aggiunto che, anche in questo caso, non è che lo Stato abbia gestito in modo esemplare. Che dire della questione tamponi e mascherine? Delle mascherine che mancavano ai sanitari e che ora, finita l’emergenza più dura, si buttano nei mercatini? E che dire della gestione degli ospedali pubblici? Dove certamente è da medaglia d’oro l’impegno estenuante di tutti i sanitari ma dove le scelte, si guardi alle RSA in Italia o all’Ehpad in Francia, sono state sciagurate, una vera mattanza di anziani. Ed infine, dei vituperati imprenditori privati, che tanto piacciono agli altrettanto vituperati liberali, va ricordato che sono stati loro più di tutti nell’emergenza a fornire mascherine e gel per le mani. Quelle crudeli imprese che la vecchia sinistra vorrebbe morte. Penso ad Armani che ha bloccato tutta la produzione per fare solo mascherine o alla Ramazzotti che si è riciclata dai liquori ed amari al gel per le mani (ho citato solo due esempi, ma ne sono infiniti). Sono sempre gli amici di quei rinnegati liberali, gli imprenditori, che hanno regalato massicciamente ventilatori per i polmoni ed apparecchiature per ospedali, e che dire dei tanti ristoratori che a proprie spese hanno fornito cibi caldi e freschi ai tanti operatori che si stanno impegnando in prima linea?
Infine, c’è il più odiato di tutti (dalla sinistra di mezzo secolo fa), si chiama Bill Gates (si, l’orco della Microsoft) che sta finanziando, a fondo perduto, la produzione dei vaccini elaborati tra Oxford e Pomezia in Italia. Insomma come dire che i liberali, liberisti, chiamateli come vi pare, la loro parte la stanno giocando e anche bene.
Seconda osservazione. Vanno bene due mesi di confinamento, ma a forza di stare a casa l’economia mondiale va in malora e questo (lo dico ai soliti 4 estremisti e a quelli della vecchia sinistra), non è la giusta punizione contro il potere plutocratico dei signori della finanza, non è un dispetto che facciamo al capitalismo, ma un crack che colpisce tutta la società, specie i più fragili e precari che vedono a rischio il proprio lavoro. Parliamo delle tante partite IVA, delle piccole imprese e anche delle grandi che sono costrette a licenziare per poter sopravvivere.
Innanzi ad una tale catastrofe il rimedio non è dare ancora assistenza specie nel sud Italia, con redditi e redditini che servono solo a lenire una settimana di sofferenza, la risposta deve essere rilanciare sul lavoro, detassare le imprese, incentivare i consumi e l’export, colpire la burocrazia (gioiello dello statalismo) che ancora in questi giorni sta facendo danni. La più grande crisi economica a memoria umana non la si affronta dando qualche elemosinetta.
Vorrei ricordare che Covid 19 allo stato ha fatto 240.000 morti nel mondo, la febbre spagnola ne fece tra i 50 e i 100 milioni, l’asiatica a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso ne fece 4 o 5 milioni di morte, l’AIDS o come la chiamano in Francia il SIDA ne ha fatto 32 milioni, senza parlare di quello che l’Ebola ha fatto negli anni settanta nella sola Africa. Quando avevo dieci anni, mi ammalai dell’influenza “spaziale”, il nome era un omaggio all’uomo sulla Luna; più di un milione di morti nel mondo. Orbene, io stavo a letto con la febbre alta e gli altri bambini andavano a scuola, come mio padre che era professore. Le industrie funzionavano eccome! Poco dopo ci sarà l’Autunno caldo, e i miei coetanei sanno a cosa mi riferisco. Il mondo girava e chi era malato si curava come poteva, specie a letto al caldo (vaccini non esistevano), come oggi per la gran parte degli ammalati di coronavirus.
Certo che se non ci fosse stato il confinamento le vittime sarebbero state molte di più. Ma il punto è che noi per evitare il possibile o forse sicuro aumento di vittime, mettiamo definitivamente inginocchio l’intera economia mondiale, ci salveremo dal Covid 19, ma moriremo di fame e sia chiaro non esagero.
Quell’antipatico ed intelligente di Tremonti ha detto una cosa giustissima: La “spagnola” esplose nel 1918, durante la prima guerra mondiale, se gli italiani avessero fatto il confinamento, forse si sarebbero salvate dall’epidemia molte persone in più, ma certamente avremmo perso la guerra con effetti che è facile immaginare.
Ragione vuole che si mettano in campo tutte le precauzioni del mondo, che si operi per il distanziamento sociale in modo rigoroso, che mascherine e guanti siano sempre a portata di naso, bocca e mani, dopodiché occorre che i ragazzi e gli insegnanti vadano a scuola, perché esiste un diritto alla formazione e allo studio, che i lavoratori, i manager, i professionisti, gli operai, i contadini, i barbieri, i ristoratori, i gestori di bar, ecc., vadano a lavorare perché esiste un diritto al lavoro che è un dovere esercitare. Si riaprano i luoghi di divertimento per i bambini ed adulti (parchi, cinematografi, teatri, musei) e si ridia lo sport da praticare od osservare perché esiste, oltre al diritto di lavorare per chi opera in quei settori, un diritto allo sport allo svago e alla cultura che in un luogo unico al mondo come l’Italia dovrebbe essere sacro.
Con tutte le precauzioni del mondo va garantito il rispetto delle fedi e del diritto all’esercizio dei culti che non siano contrari alle nostre leggi e consuetudini. Che si riaprano perciò chiese e luoghi dediti alla preghiera non appena possibile, anche questo è un diritto.
Con tutto il rispetto per il minaccioso Covid 19, e con l’infinito rispetto per il diritto alla salute, il mondo non può fermarsi nemmeno per una pandemia e poi, siamo sicuri che il diritto alla salute sia l’unico diritto che debba essere tutelato? Esiste un più generale diritto alla vita, che non è solo il sopravvivere, ma che si compone del diritto al lavoro, allo studio, alla svago, alla socialità, alla propria formazione educativa e culturale, che per me è prevalente.
Si è più volte detto che la pandemia è una calamità terribile, alcuni l’hanno paragonato ad una guerra. Certamente dovremo porci seriamente domande su come evolve il nostro ambiente, sul come difenderlo, sul perché di queste nuove forme epidemiche, certamente ci sarà da cercare soluzioni per evitare incubi come questi. Ma io dico, con realismo e non cinismo, che in ogni calamità, in ogni guerra, in ogni epidemia ci sono inevitabilmente numeri più o meno alti di morti (abbiamo fatto degli esempi), è il tremendo prezzo della catastrofe, ma neanche nelle peggiori epidemie o nelle guerre più sanguinose si è mai pensato di mettere la museruola e fermare il mondo e francamente credo che ora, dopo due mesi di confino (certamente utile), sia giunta l’ora di ritornare a vivere.
Altrimenti, se restiamo irrazionalmente chiusi e fermi nelle nostre paure, ci dovremo preparare a qualcosa che nella sostanza, nella durata e negli effetti sarà molto peggio del coronavirus.
Nicola Guarino