De Chirico a Ferrara 1915-1918 – Palazzo dei Diamanti.

A cento anni dalla loro creazione tornano a Ferrara i capolavori metafisici che Giorgio de Chirico dipinse a Ferrara tra il 1915 e il 1918, gli anni del Primo Conflitto mondiale. Il Palazzo dei Diamanti ospita fino al 28 febbraio 2016 la bella mostra “DE CHIRICO A FERRARA. Metafisica e avanguardie” sulla nascita e lo sviluppo della pittura metafisica e le ricadute che le opere realizzate dall’artista negli anni estensi ebbero sull’arte italiana contemporanea e sulle avanguardie europee. Ce ne parla Maria Cristina Nascosi Sandri, una ferrarese DOC.

La pittura di De Chirico è una nuova visione,
nella quale lo spettatore ritrova il suo isolamento
e intende il silenzio del mondo

(René Magritte)

Castello estense

Ogni tanto anche Ferrara risorge dalle ceneri dei suoi gloriosi passati, tendenzialmente almeno due: quello dell’Officina Ferrarese, formata da artisti umanistico – rinascimentali del calibro di Cosmé Tura, Ercole De’Roberti scoperti ‘per caso’ dal grande Roberto Longhi negli anni Trenta del Novecento – lui che fu maestro a Bologna di Francesco Arcangeli, Giorgio Bassani, Attilio Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, per non citarne che alcuni – e la Metafisica di De Chirico, Savinio, il fratello, De Pisis, che nacque a Ferrara, figlia’comunque’ di quell’Officina Ferrarese che vari secoli prima ne aveva gettato i semi fecondi…

A cento anni dalla loro creazione tornano, dunque, a Ferrara i rari capolavori metafisici che Giorgio de Chirico dipinse a Ferrara tra il 1915 e il 1918, gli anni del Primo Conflitto Mondiale.

La mostra, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalla Staatsgalerie di Stoccarda in collaborazione con l’Archivio dell’Arte Metafisica e curata da Paolo Baldacci e Gerd Roos, celebra questa importante stagione dell’arte ferrarese e poi italiana e documenta la profonda influenza che queste opere ebbero in quegli anni su Carlo Carrà e Giorgio Morandi, e poco dopo anche sulle Avanguardie Europee del Dadaismo, del Surrealismo e della Nuova Oggettività.

Giorgio de Chirico, Il Trovatore, 1917. Collezione privata

Quando l’Italia entra in guerra, de Chirico e suo fratello Alberto Savinio lasciano Parigi per arruolarsi e alla fine di giugno del 1915 vengono assegnati al 27° Reggimento Fanteria di Ferrara. Il soggiorno nella città emiliana determina cambiamenti profondi, tanto nella pittura di Giorgio e nei temi ispiratori dei suoi quadri quanto nelle creazioni di Alberto, che a Ferrara abbandona decisamente il primo amore ereditato dai geni di casa, la Musica, per dedicarsi solo alla scrittura.

Travolto dalla bellezza ieratica e misteriosa della città estense, avvolta nelle sue romantiche nebbie, De Chirico, creando una nuova semantica, una nuova cifra stilistica insomma una nuova filosofia di arte e di vita, la rende protagonista di alcuni dei suoi più famosi dipinti, nei quali il Castello Estense o le grandi piazze deserte e senza tempo svolgono un ruolo di magica affabulazione: non a caso Ferrara è sempre stata definita la Zauberstadt – la città magica dai grandi estimatori tedeschi della nostra rossettiana urbanistica ed architettura, come il Burckardt.

Così potremo ammirare I progetti della ragazza, 1915, Il grande metafisico, 1917, Le Muse inquietanti, 1918, tra gli altri capolavori.

La mostra, la prima in senso assoluto dedicata all’indagine e all’approfondimento delle peculiarità artistiche e culturali di questo periodo cruciale per l’arte italiana ed europea, presenta la più completa rassegna che si sia mai potuta vedere dei capolavori dipinti da de Chirico e Carrà nel 1917 a Villa del Seminario, l’ospedale psichiatrico militare per la cura delle nevrosi di guerra – poi divenuto un istituto di recupero e di rieducazione, ancor oggi – dove i due artisti furono ricoverati nella primavera-estate del 1917 sviluppando un intenso sodalizio di lavoro.

Giorgio de Chirico, Le Muse inquietanti, 1916. Collezione privata.

Per la prima volta, dopo quarantacinque anni si potranno vedere allestiti uno accanto all’altro gli originali dei grandi manichini di Giorgio de Chirico del 1917-18 insieme alla serie quasi completa delle opere metafisiche di Carrà: Il gentiluomo ubriaco, Composizione TA, Penelope, Natura morta con la squadra, La camera incantata, Solitudine, Madre e figlio, L’idolo ermafrodito, L’ovale delle apparizioni, Il cavaliere occidentale, Il figlio del costruttore.

Altrettanto importante è la presenza di Giorgio Morandi, il cui percorso verso la sospensione metafisica e il realismo magico è documentato da un selezionatissimo gruppo di opere realizzate tra il 1916 e il 1919: dalla famosa “Natura morta rosa” fino a quelle coi busti di manichino e con i vasi sul tavolo rotondo del 1919.

Giorgio de Chirico, I progetti della fanciulla, fine 1915. New York, Museum of Modern Art.

Attraverso poche ma essenziali opere di Filippo de Pisis, il primo e più fedele compagno ferrarese di De Chirico, possiamo seguirne il singolare percorso che sviluppa una visione personale della metafisica, dai primi collage dadaisti fino alle opere degli anni Venti, dense di citazioni dalle opere dell’amico (Natura morta accidentale, 1919/20, I pesci sacri, 1926, Natura morta con gli occhi, 1923).

L’influenza capillare della pittura metafisica sulle avanguardie europee del dopoguerra – avvenuta soprattutto tramite la diffusione della rivista “Valori Plastici” e le mostre itineranti organizzate dal suo editore Mario Broglio – è documentata da una serie importante di opere di Man Ray, Raoul Hausmann, George Grosz, René Magritte, Salvador Dalí e Max Ernst, che realizzarono straordinari capolavori ispirati ai temi e alle iconografie ferraresi di de Chirico e di Carrà.

Giorgio de Chirico, Il linguaggio del bambino, 1916 (con la ciupéta frarésa). New York, Pierre and Tana Matisse Foundation Collection

Il percorso espositivo, che comprende circa ottanta opere provenienti dai principali musei e collezioni di tutto il mondo, ha il suo fulcro nel nucleo di tele realizzate da de Chirico nella stretta forbice temporale degli anni ferraresi.

Diverrà itinerante, trovando una seconda sede, successivamente, alla STAATSGALERIE di STOCCARDA.

Da non dimenticare la ricchezza del catalogo della mostra che si pone come punto di arrivo di oltre trent’anni di studio e di ricerca sull’argomento, corredato da saggi di autorevoli esperti della materia, in grado di offrire uno sguardo inedito ed esauriente su questa straordinaria stagione tutta ferrarese e oltre.

Maria Cristina Nascosi Sandri
Da Ferrara

DE CHIRICO A FERRARA. Metafisica e avanguardie
Ferrara, Palazzo dei Diamanti

14 novembre 2015 – 28 febbraio 2016
Orari di apertura: tutti i giorni 9.00 – 19.00
Aperto anche 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio 2016
E-MAIL INFO: diamanti@comune.fe.it
SITO UFFICIALE: http://www.palazzodiamanti.it

STOCCARDA STAATSGALERIE
18 marzo – 3 luglio 2016

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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