Il Vesuvio potrebbe essere un’opportunità per il rilancio turistico di tutta la zona del Parco. Con il recupero dell’area pompeiana oggi si ridiscute sulla possibilità di ricostruire una nuova ferrovia del Vesuvio. Il ripristino del romantico trenino pena tuttavia a decollare, nonostante le buone intenzioni degli enti preposti alla valorizzazione di siti di sicuro richiamo turistico.
Il tanto temuto Vesuvio, potrà essere il volano del nostro turismo, dovettero pensare i nostri antenati se già nel 1880 progettarono e, in breve, inaugurarono l’avveniristico trenino a cremagliera che trasportava sul vulcano più famoso del mondo turisti, studiosi e vedutisti che hanno lasciato immortalato su migliaia di gouache il caratteristico cono. All’epoca si arrivava in vetta a dorso di asini, muli o con le portantine. Charles Dickens nel diario “Documenti del circolo Pickwick” descriveva gli avventurosi forestieri “anneriti, abbruciacchiati, ustionati, accaldati”, ma felici.
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L’evento fu tanto clamoroso da ispirare Peppino Turco, giornalista, e Luigi Denza, direttore del Conservatorio di musica di Londra, ospiti in un albergo di Castellamare di Stabia per le cure termali, a comporre e musicare la canzone Jammo ja, ‘ncoppa, jammo, jà, funiculì, funiculà (andiamo, andiamo, sopra, andiamo su, funiculì, funiculà), il ritornello diventato famoso e interpretato da cantanti italiani e stranieri.
Sul finire del 1800 fu la lungimiranza di un imprenditore ebreo-ungherese a costruire l’unico impianto al mondo in grado di scalare una montagna, fatta di pietra lavica, lapilli, fumarole. Le carrozze trainate da cavi di acciaio su due pulegge di legno erano alimentate da macchine a vapore, sostituite nel 1903 dall’elettricità. Non fu facile la gestione della funicolare, tra eruzioni, fallimenti di società, interessi campanilistici, ma certamente segnò un’epoca diffondendo nel mondo la visita del Vesuvio a bordo del romantico trenino.
Il vulcano, fatto i dovuti scongiuri si era fatto fonte di ricchezza e, così, per molti anni, tra eruzioni e dispute campanilistiche, il trenino ha continuato a sferragliare tra lava e lapilli. Costretto a sospendere definitivamente le corse per i danni dell’ultima eruzione del 1944, il ripristino del romantico trenino dalle carrozze di latta verdi e giallo, non riesce a decollare, nonostante le buone intenzioni degli enti preposti alla valorizzazione di siti di sicuro richiamo turistico.
Vari progetti sono stati presentati da quel tragico giorno: nel 1989 la Regione Campania affidò all’architetto Nicola Pagliara il progetto di recupero beneficiando dei fondi erogati in occasione dei mondiali di calcio. Nel frattempo un gruppo di ambientalisti aprì una vertenza per chiedere la sospensione dei lavori. I favorevoli sostenevano che la funicolare avrebbe dato slancio al turismo, permettendo di ridurre le emissioni dei mezzi di trasporto a benzina. I critici ritenevano che la struttura avrebbe deturpato il già precario equilibrio ambientale.
L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., il principale evento distruttivo del vulcano napoletano è stato presentato in un film in 3D/multi D, con la voce dell’attore Mariano Rigillo che legge le due lettere che Plinio il Giovane inviò allo zio Plinio il Vecchio dove racconta i tragici accadimenti occorsi ai cittadini di Pompei, Ercolano e Stabiae, a seguito della terrificante eruzione. Il documentario, Vesuviodamare, tradotto in cinque lingue, prodotto dal Museo Archeologico Virtuale di Ercolano e Terminal Napoli con la consulenza di archeologi e docenti di geofisica e vulcanologia, è stato proiettato presso il Teatro Multimediale dello shopping center della Galleria del mare e messo a disposizione, tutti i giorni di crocieristi, studenti, cittadini di transito presso la Stazione Marittima di Napoli.
Il parco del Vesuvio è stato dichiarato dall’Unesco « Riserva mondiale della Biosfera”, il punto più alto raggiunge i 1.282 metri s.l.m. Le pendici sono ricoperte da frutteti e vigneti Il cratere ha un diametro massimo di 650 metri ed una profondità di 230 metri. Alla base si trovano diverse bocche eruttive dalle quali sono fuoriuscite molte delle colate laviche di epoca storica, dal 1631 fino all’ultima. Ora sul Gran Cono del Vesuvio sono presenti piccole fumarole, segno del suo stato di riposo attivo.
Ritornando al ripristino della funicolare, nel 2010 si tenne un convegno dove si auspicava l’imminente inizio dei lavori: dovrà rispettare il vecchio percorso – fu detto – cinque chilometri, cinque fermate, carrozze, stile Belle Epoque. La distanza dovrà impiegare, come allora, dieci minuti e trasportare 450 passeggeri. Partenza dalla stazione Cook di Pugliano nel comune di Ercolano con arrivo a quota 850 metri, la base del gran cono. Vista mozzafiato sul golfo partenopeo e la Costiera Sorrentina e Capri, tra residui di lava e ginestre, evocate da Giacomo Leopardi.
Nell’euforia dell’evento atteso da anni, il presidente dell’epoca del Parco, Troiano, dichiarò: “Entro breve apriremo il cantiere per i lavori di restauro dell’ex officina Cooke”. La stazioncina ospitava la centrale elettrica che, fino agli anni ’50, alimentava l’intero impianto del trenino. Ed è già pronto – aggiunse – un progetto per trasformare lo scalo in un centro visite attrezzato, un luogo caratteristico dove ricevere informazioni, gustare prodotti tipici e acquistare gadget.
Per gli operatori turistici della zona, Pompei, Ercolano, le Ville vesuviane, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, il trenino costituirà un asso nella manica per rendere più appetibili i pacchetti offerti ai clienti, per il Vesuvio e per il Parco un nuovo passo in avanti sulla strada del definitivo rilancio del territorio. Importantissimo, a metà strada, l’Osservatorio Vesuviano aperto nel 1845 per volere di Ferdinando II e sede del museo.
Mario Carillo