Il 31 marzo riprendono finalmente a circolare cinque TGV e Frecciarossa (andata e ritorno) tra Parigi e l’Italia. Inizialmente, si era parlato del giorno dopo, ma sarebbe sembrato un pesce d’aprile. E da un anno e mezzo non sono certo mancati gli scherzi.
Ricapitoliamo. Il 27 agosto 2023, una grossa frana travolge la ferrovia e l’autostrada A43 nella valle della Maurienne. Non ci sono vittime, ma i danni sono ingenti. La A43 viene ripristinata in poche settimane. Per la ferrovia, dapprima si parlò di sei mesi di interruzione. Poi di un anno. Alla fine saranno diciotto mesi.
A futura memoria, ecco come si è viaggiato in questi mesi da Parigi a Torino (qualcuno si spinge fino a Milano, peraltro raggiungibile in aereo; forse gli piace soffrire).
Il viaggio della speranza inizia alle Gare de Lyon alle 14:42 con arrivo a Sant-Jean-de-Maurienne alle 18:20. Mezzora dopo, parte l’autobus sostitutivo. Doppio controllo dei passaporti, tunnel del Frejus e arrivo a Oulx alle 20. Qui, per non farsi mancare niente, cinquanta minuti di attesa sui binari con l’ebbrezza serale dell’aria alpina a 1100 metri di quota. Poi si riprende il treno e si arriva a Torino alle 21:41.
Il ritorno è ancora peggio. Partenza da Torino alle 15:41, alle 17:10 autobus a Oulx fino a Saint-Jean de Maurienne, con un’ora e mezza di attesa in una specie di stazione di legno senza il minimo luogo di ristoro. Ripartenza alle 19:37. Quattro ore per percorrere 107 km. Salvo ritardi, il TGV arriva a Parigi alle 23:17. Durata totale del viaggio: sette ore e mezza. Il tempo che si impiega in aereo per andare da Parigi a New York.
Quando si ha l’impressione di aver veramente toccato il fondo, la storia offre sempre qualche consolazione. Negli archivi di Gronchi – un presidente della Repubblica che amava i treni e i trenini – ho trovato una statistica intessante sui collegamenti ferroviari tra la Francia e l’Italia. Nel 1905, partendo in treno da Parigi, si raggiungeva Torino in 15 ore e 40 e Roma in 30 ore e 40 minuti. Nel 1930, i tempi di percorrenza scesero rispettivamente a 13 ore 20 e a 25 ore e 20 per Roma. Ulteriore progresso nel 1958: 9 ore 24 per andare nel capoluogo piemontese e circa 18 ore per arrivare nella capitale italiana. Per curiosità, riproduco gli orari di partenza e di arrivo nella tabella seguente:
Partenza da Parigi | Arrivo a Torino | Arrivo a Roma | |
1905 | 11:20 | 2:50 del mattino | 17:50 |
1930 | 17:24 | 7:45 del mattino | 19:55 |
1958 | 19:50 | 5:14 del mattino | 13:55 |
Per il periodo più recente, mi viene in ausilio l’esperienza diretta. Quasi quarant’anni fa – era il 1986 – andai per la prima volta in treno dall’Italia alla Francia. Il TGV si prendeva a Lione, e i francesi ne erano legittimamente orgogliosi: per la prima volta si viaggiava ai 300 km orari. E dal 1990, quando mi transferii in Francia, incominciai a fare una decina di andate-ritorno all’anno. Insomma, senza esagerare, posso dire di aver percorso quella tratta tra le seicento e le settecento volte.
Nel frattempo, il mondo è cambiato, e anche il mondo di viaggiare in treno. Ci sarebbe da scrivere un romanzo. Trent’anni fa, si andava in stazione a prenotare i biglietti Wasteels, che costavano meno. Venne quindi il periodo di Artesia, la compagnia italo-francese che poi fallì. Seguì una fase confusa. I treni italiani non erano abilitati a circolare sulle rotaie francesi (forse per questioni tecniche, forse per ripicca): a Modane, i viaggiatori venivano trasbordati sul TGV francese, e viceversa. Fare scendere e salire alcune centinaia di persone di varia età creava situazioni comiche e un’enorme perdita di tempo.
I primi anni Novanta, tuttavia, furono un’epoca di grandi progressi per i trasporti ferroviari europei. Nel 1992, fu inaugurato l’Eurotunnel, ed invece di prendere il ferry a Calais, si iniziò ad andare in treno da Parigi a Londra in 2 ore e 45, in seguito in 2 ore e 15. Poi venne il Thalys e per andare a Bruxelles (1 ora e 25) si impiegò il tempo di uno spostamento in banlieue. Anche l’Olanda si avvicinò. Il Parigi-Amsterdam passò da 6 a meno di 3 ore.
E l’Italia in tutto questo? Nel 1990 si impiegavano 5 ore e 45 per andare da Parigi a Torino (circa sette per Milano). Nel 1997, anche l’Italia applicò il trattato di Schengen e per alcuni anni scomparvero i controlli alla frontiera di Modane. Non durò a lungo. E così a ogni viaggio, la polizia ricominciò a verificare i passaporti, a far scendere un paio di immigrati senza permesso di soggiorno (a volte, il permesso, ce l’hanno, ma nel frattempo il treno è rimasto fermo lo stesso) con conseguenti ritardi e perdite di coincidenze. Nel gennaio 2015, poi, fu stata sospesa l’applicazione del trattato di Schengen, non per gli attentati a Charlie-Hebdo, ma – udite udite! – per la Cop 21 di Parigi che si concluse con l’accordo sul clima. Sono passati dieci anni e si è ormai arrivati alla Cop 30 (che si è tenuta in Brasile), ma il ritorno a Schengen e alla libera circolazione non è più all’ordine del giorno tra la Francia e l’Italia. E in controtendenza con il resto d’Europa, i tempi di percorrenza tra Parigi e Torino (o Milano) sono tornati ad aumentare. Il Piemonte è diventato un angolo ai margini dei flussi ferroviari europei. Cristo si è fermato al Frejus.
Non posso concludere senza un accenno alla Torino-Lione (che poi, è una Milano-Parigi: si tratta semplicemente di raccordare la linea ad alta velocità italiana a quella francese). Spesso chi si oppone alla TAV non sa di cosa parla. Magari avessero viaggiato almeno una volta sulla Parigi-Torino! Se non si fossero persi vent’anni con un’assurda guerra ideologica – oltre alle solite lungaggini burocratiche – avremmo avuto da tempo un tunnel ferroviario, e la frana del 27 agosto 2023 non avrebbe avuto il minimo impatto sulla circolazione dei treni. Oggi lo scavo è in corso d’opera. In futuro, andare da Parigi a Torino non richiederà più di tre ore e mezza. Le previsioni più ottimistiche parlano di una messa in servizio nel 2032. Ma forse occorrerà aspettare più a lungo. Chi vivra, vedrà.
Alessandro Giacone
Un Italiano a Parigi