Economia ed etica: inconciliabili anche dopo il Covid-19? Se appaiono più conciliabili nell’attuale contingenza:
1) con l’emendamento del FSUE (Fondo di Solidarietà dell’UE) che lo estende alle Sanità Pubbliche; e/o
2) con il SURE (“State sUpported shoRt-timE work”), sorta di cassa integrazione europea, che dovrebbe garantire (come in parte dopo la crisi finanziaria del 2008) i redditi e la formazione di chi non è più pagato dalle aziende finché queste non riprendono la piena attività; e/o
3) con il MES (Meccanismo europeo di stabilità), che estenderebbe (oltre i limiti finora in vigore) le sue linee di credito precauzionali, per circa il 2% del PIL del Paese, agli Stati membri richiedenti (a bassi tassi d’interesse e sia in forma di PCCL = “Precautional Condition Credit Line” per i Paesi più solidi, per es. quelli con il rapporto debito/PIL entro il 60%; sia in forma di ECCL = “Enhanced conditions credit line”, ossia condizionata alle misure correttive, di spesa e tasse, per i Paesi meno solidi); e/o eventualmente
4) con gli Eurobonds garantiti dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti) e/o altre banche (non la BCE) europee; e/o eventualmente
5) con i Coronabonds garantiti da tutti gli Stati dell’Euro, che non appaiono invece sempre conciliabili con i principi su cui si regge tutto il sistema.
È quanto ha ancora una volta sostenuto Romeo Ciminello, ex quadro direttivo di banca dove ha lavorato al risparmio gestito, ai prodotti assicurativi, ai “trades” in borsa e in cambi e al loro “auditing”, Presidente dell’Onlus per la Certificazione Etica, direttore e titolare dei corsi su questa materia organizzati dalla Società “4Metx” a Roma, ex docente d’economia, scienze sociali e sviluppo alle Università di Gorizia, Gregoriana di Roma e di Kinshasa, e autore, nell’ambito della Gregoriana, di convegni sulla finanza e l’etica e di numerose opere sull’argomento.
L’occasione di riesaminare le criticità del sistema gli è stata offerta nella sua videoconferenza su “Covid-19, economia ed etica” organizzata il 9 maggio dal Presidente del circolo PD di Parigi, Maurizio Puppo e dal Segretario dello stesso circolo Paolo Sartini, dopo quella del 2 maggio di Marta Spranzi sul “Covid-19 e la questione etica nel sistema sanitario in Francia”.
Dopo le esposizioni sui mezzi economici sopra accennati, sul costituendo “recovery fund” della Commissione (in parte sul mercato con la garanzia del bilancio dell’UE e in parte aumentando i contributi a questo con l’aumento delle quote dei PIL nazionali dall’1% al 2%, ancora in presenza delle controversie tra gli Stati membri su questa sua composizione), sul funzionamento della BEI con gli ulteriori aiuti di questa deliberati, sul decreto “Cura Italia” (con gli stanziamenti per gli ammortizzatori sociali, i mancati introiti e pagamenti causati dall’arresto delle attività produttive, gli aumenti delle garanzie dei prestiti per la loro ripresa, etc.), sugli analoghi decreti in misura assai maggiore in Germania (anche con gli ulteriori interventi dei Lander e della KFW, la Banca dello Stato con i prestiti da questo garantiti), in Francia, Spagna e Inghilterra, Ciminello ha altresì evidenziato come, così, i principî di virtù sono totalmente ribaltati dalle necessità attuali.
Cadono, così, i limiti dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL degli Stati, arrivando nel 2020 e 2021 il primo all’11% e al 7% in Italia, e il secondo al 159% e 154% in Italia a fronte del 103% e 99% dell’area Euro (197% e 183% in Grecia, 132% e 124% in Portogallo, 117% e 112% in Francia, 116% e 114% in Spagna, 114% e 110% in Belgio, 115% e 105% a Cipro; e 76% e 72% in Germania, 62% e 58% in Olanda, ossia meno della metà rispetto all’Italia); resta allora dappertutto la necessità d’accettarlo per riavviare quei processi produttivi che ne invertiranno la tendenza nell’anno successivo, poiché la variazione del denominatore ossia del PIL secondo la Commissione sarà nell’area Euro dal -7,7% al +6,3% (in Italia dal -9,5% al +6,5%, in Francia dal -8,2% al +7,4%, e in Germania dal -6,5% al +5,9%).
Cade il limite del “whatever it takes” di Draghi per le sottoscrizioni di titoli da parte della BCE, poiché la crisi che deve affrontare la presidente Lagarde anche con questo provvedimento è generale e non solo contingente, ossia di proporzioni infinitamente superiori a quella affrontata dal suo predecessore nel 2012. Inoltre queste sottoscrizioni da parte delle banche appaiono tanto più effettuabili quanto meno possono esserlo da parte dei privati, continuando in Europa il trend di riduzione della loro ricchezza (dal 2007 al 2017, secondo le esposizioni di Ciminello: -19% in Italia, -11% in Francia, mentre sono state in consistente aumento solo nei Paesi che sono partiti da una situazione assai più arretrata: +198% in Cina e +160% in India). La propensione al risparmio in titoli in Italia, nonostante gli sviluppi generazionali del risparmio gestito, dei fondi d’investimento e di quelli assicurativi, è sempre in seconda linea rispetto all’investimento immobiliare, il che (anche nel rapporto attività/passività delle famiglie superiore a 4, e superiore a quello in Germania nel 2016, anche con le passività costituite prevalentemente dai mutui), se garantisce maggiore certezza per il Paese stesso, garantisce pure un minore mobilismo verso il mercato finanziario proprio quando aumenta il fabbisogno di questo.
E quando aumenta in particolare il fabbisogno di emissioni di obbligazioni poiché, sia per le minori disponibilità delle famiglie sia per le riduzioni dei tassi, già nel settembre 2018 in Italia era stata evidenziata non meno che altrove una riduzione del risparmio obbligazionario (-15% annuale), a fronte di un aumento di quello azionario e nei fondi (+9%) e soprattutto di un aumento delle liquidità in conti correnti (+7%), a dimostrazione (come il recente aumento in Francia della liquidità nei “livrets-A”) delle ulteriori incertezze.
Se allora Lagarde dà ancora più di Draghi la precedenza all’etica sui limiti dell’espansione monetaria della BCE intervenendo nelle obbligazioni; se Merkel riconosce questa precedenza ancora più di prima (di propria iniziativa o su sollecito di Macron, Conte e Sanchez) aumentando i contributi della Germania all’UE (anche) per il “recovery fund” di questa agli Stati per la loro ripresa; se anche Von der Leyen richiama più di prima la necessità di un mutuo soccorso economico su quella dei diversi interessi nazionali, e se perfino Papa Francesco la richiama in Europa, per quanto riguarda i finanziamenti sui mercati il risultato di ogni appello non può che dipendere dalla propensione dei risparmiatori in base alle loro disponibilità e fiducia, alla quale i tassi obbligazionari sono inversamente proporzionali.
Fiducia, tuttavia, non solo nel buon esito del denaro prestato (e non nella sua mera speculazione, per cui il “gioco” e la “droga” dei derivati devono essere ancora più confinati in periodi di crisi); fiducia tanto maggiore quanto è da opporre agli Stati e movimenti politici che speculano al contrario, per un tornaconto elettorale immediato, anziché per un tornaconto reciproco con gli altri Stati; fiducia, infine (e in parte come negli ex Paesi del blocco sovietico passati nell’UE) per una ricostruzione economica che parta dalle modernità attuali lasciando nelle macerie ciò che non ha più funzionato: ossia creando, più che un’economia puramente speculativa, un’economia più “ecologica” anche nel rispetto dei rapporti sociali su cui proprio il Covid-19 con i suoi lunghi confinamenti ha fatto riflettere, distinguendo in questi l’essenziale dal superfluo e superficiale.
Come, allora, la rigidità del cambio dollaro/oro è saltata nel 1971 perché lo scenario di Bretton Woods non era più lo stesso negli USA lacerati dalla guerra del Vietnam e con una spesa pubblica oltre i parametri precedenti, così sono dunque saltate oggi le rigidità degli scenari di Bruxelles e Francoforte nell’UE a fronte d’un nuovo periodo di costruzione. Ma, come allora il dollaro s’è svalutato con l’inflazione, così oggi l’Euro può esserlo non perché questa è temuta alla Corte Costituzionale tedesca per la maggior circolazione monetaria con le maggiori sottoscrizioni effettuate dalla BCE, bensì per quel poco che serve a sostenere la domanda e così la ripresa. Se la Corte di Karlsruhe può pronunciarsi solo per la parte della Bundesbank in questo processo, la Corte Europea per competenza può giudicare l’azione con le cause e gli effetti nelle giurisdizioni di tutti i suoi Stati.
Comunque, se l’inflazione fa paura perché, se incontrollata, ricorda quella del 1923 in Germania, non meno paura farebbero il moltiplicarsi delle inflazioni, delle speculazioni e le svalutazioni concorrenziali delle singole monete se tornassero al posto dell’Euro. Intanto le speculazioni politiche in proposito sono solo in antitesi a quell’etica che oggi richiede ancora più armonia, anche a maggior distanza, per cui con gli ulteriori interventi dell’UE si devono ancora ridurre le differenze tra forti e deboli nei vari settori e luoghi. L’etica in antitesi alla speculazione, sollecitata da Ciminello, vale allora anche dopo il Covid-19 in politica non meno che in economia.
Lodovico Luciolli