Nell’ultimo mese, in Francia si sono succedute una serie di avvenimenti che apparentemente sono scollegati fra loro ma che invece potrebbero avere, come vedremo, un denominatore comune. Si tratta di fatti che forse potranno ritrovarsi nelle cronache giornalistiche di vari paesi del pianeta ma che in questo caso appaiono troppo numerosi, coincidenti, ed esprimono un malessere finanche più allarmante di quello di paesi che certamente sono meno floridi per occupazione, per tenore di vita, in una parola con economie ben meno solide di quella francese.
Si tratta di fatti che hanno avuto largo eco nei media francesi e non solo, che hanno suscitato, in diversi e autorevoli giornali e canali televisivi, intense e animate discussioni.
Andiamo un po’ in ordine sparso:
In una scuola a Nogent un quattordicenne ha ucciso con sette coltellate una bidella di 31 anni rea di avergli chiesto di controllare all’ingresso il suo zainetto.
Molti si chiederanno il perché di questi controlli all’ingresso della scuola, la risposta è in un dato che lascia attoniti: nel 2024 ci sono stati (denunciati) oltre 10.650 accoltellamenti e non solo in periferie degradate, non parliamo di favelas del più povero sud America, parliamo di città come Parigi, parliamo della civilissima Bretagna, per non dire di Montpellier, di Lione, Grenoble, in pratica in tutto il paese, nelle metropoli come nei paesini in campagna.
Un fenomeno diffusissimo tra i giovani e in particolare nelle scuole al punto che molti di questi edifici si sono attrezzati con porte girevoli o metaldetector come è nelle banche o negli aeroporti. I controlli polizieschi all’ingresso delle scuole, alle fermate degli autobus e in vari luoghi pubblici sono diventati sempre più stringenti. Su richiesta del Presidente Macron è stata approvato il divieto per i minori di acquistare pugnali o coltelli (sic), un divieto inefficace dato che i coltelli grandi e affilati sono anche da cucina e presi su internet, in mercatini, supermercati o bancarelle, dove nessuno chiede all’acquirente se è minorenne.
Tutto qui? No!
Il Paris Saint German ha vinto la Champions League, travolgendo l’Inter di Milano per cinque a zero. Dopo quasi quarant’anni, una equipe francese vince il trofeo. Quale occasione migliore per festeggiare? Vi erano anche alcuni tifosi del Napoli che appena una settimana prima avevano festeggiato numerosissimi il quarto scudetto del Napoli.
Ebbene, diversamente che a Napoli, quella festa è diventata l’occasione (ennesima) per distruggere il centro cittadino, con feriti e negozi violati e saccheggiati. Numerosissimi feriti e alcuni morti, da segnalare anche un poliziotto finito in coma. Si dirà che è l’odio verso Parigi simbolo del potere istituzionale, ebbene no! Gravissimi incidenti si sono verificati in diverse città francesi con ancora due morti e centinaia di feriti.
La cosa inquietante è che, appena qualche giorno fa, il 21 giugno, in occasione della festa della musica, molto amata dai francesi, si sono registrati per tutta la notte incidenti e violenze in diverse città. 190 persone sono state “piccate” e ferite con coltelli, mentre ascoltavano gli affollati concerti, nei parchi, nelle piazze, nelle strade e in ogni dove del paese. Dovrebbe essere una festa, magari si alza un po’ il gomito, ma qui non parliamo di risse da caffè o osterie, parliamo di guerriglia urbana ben organizzata e che è durata ore.

A questi episodi di gruppo vanno aggiunti quotidiane aggressioni di natura etnica o religiosa contro ebrei, quintuplicati i casi di antisemitismo negli ultimi anni; emblematico il caso di un rabbino aggredito due volte nella stessa settimana, tanto da vivere oggi sotto scorta, e, inediti fin qui, episodi contro musulmani, uno di questi è stato ucciso a coltellate (tanto per cambiare) all’interno di una moschea in una cittadina francese.
Il problema è che queste aggressioni spesso a singoli cittadini inermi non hanno un’apparente spiegazione il che crea molto stress anche nei pacifici, e sono molti abitanti delle città e dei paesi, i quali non sanno mai cosa gli possa capitare.
Come detto, si sprecano i dibattiti pubblici, le arene televisive, gli ospiti (sociologi, psicologi, politici di ogni colore, letterati e personaggi dello spettacolo) azzardano tesi, opinioni, sentenziano in quell’enorme mega show che ormai coinvolge con telefonini e mille altre invenzioni le nostre esistenze.
Ci si chiede se questi fatti non siano casuali, ma se così fosse perché solo o prevalentemente qui e non in Italia, dove pure ci sono fenomeni criminali importanti, dove è nato il termine “femminicidio”, dove operano clan mafiosi e finanche in alcune grandi città baby gang, eppure, quanto accade in Francia è assolutamente sproporzionato rispetto a qualunque realtà europea ed è paragonabile solo a pochi disgraziati paesi del mondo.
Parigi, nell’immaginario di molti, è la città dell’amore e certamente, per le sue bellezze, per la sua cultura dovrebbe essere amata e non vilipesa, distrutta e saccheggiata. Da napoletano mi sono più volto domandato di questo paradosso. Parigi è molto più ricca di Napoli, ha meno disoccupati, ha molto meno precarietà, malgrado alcune sue funeste periferie, eppure Napoli, per i suoi cittadini siano ricchi o poveri, integrati o emarginati, e la casa di tutti, non è vero, ma così è percepita da tutti che la vivono come il proprio luogo nel bene come nel male. I napoletani, poetando o bestemmiando, nella buona come nella cattiva sorte sono sposati alla loro città.
Viceversa, una parte di francesi, anche consistente, certo minoritaria, ma consistente, rumorosa e violenta non ama la Francia e in particolare Parigi, ma lo stesso accade a Bordeaux, Lille, Marsiglia, dove ai coltelli si preferiscono spesso pistole e mitraglie varie.
Sotto accusa la scuola, le famiglie, la stessa politica, ma la realtà è che sotto esame dovrebbe andare tutto il sistema Francia.
La scuola è la fotografia della crisi valoriale della Francia e non solo. Non si tratta solo del dileggio verso l’autorità didattica o dell’aggressione di parenti a professori che non hanno promosso i loro figli, nefasta vicenda che avviene purtroppo un po’ ovunque nel nostro occidente e in primis in Italia, si parla di aggressioni, a volte di omicidi di insegnanti e finanche, come visto, di semplice personale non docente, fatti commessi direttamente dagli studenti, spesso ragazzini, che non avendo alcun rapporto con i propri familiari che spesso disprezzano, girano armati pretendendo la promozione e specialmente di finire al più presto il proprio iter didattico, talvolta senza alcun interesse all’istruzione e non avendo alcuna idea del proprio futuro. In Francia l’autorità (anche scolastica) è temuta e odiata. Significativo che una mia amica giornalista francese, mi confessò che se lei la sera tardi, camminando per strada, incontrasse la polizia avrebbe paura. Personalmente, io ho più paura se la sera tardi per strada non vedo la polizia, ma ho capito che qui in Francia, patria di continue e spesso includenti rivolte sociali, la polizia non è vista come “pubblica sicurezza” ma come strumento dell’odiato potere, qualunque potere, e non è importante se il presidente si chiami Sarkozy, Hollande o Macron, il potere in quanto tale va rivoltato. Del resto, spesso si sente con fierezza sostenere nei salotti, anche televisivi, che il francese è per sua natura ribelle.
Aggiungo una testimonianza diretta: Quest’anno sono stato in pratica costretto a promuovere, una studentessa di origine algerina che aveva svolto un esame scritto con ben 51 errori; è stato sufficiente che la stessa, senza alcuna prova, lamentasse falsamente di essere stata discriminata, che il sottoscritto venisse sottoposto, senza alcun contraddittorio, a una sorta di processo, ammonito a scusarsi con l’allieva e naturalmente a promuoverla. Racconto questo episodio solo per evidenziare che diversamente da un tempo, oggi la parola dello studente è tenuta in considerazione molto più delle parole e degli atti dell’insegnante.
In altri tempi e in un altro paese questa studentessa sarebbe stata allontanata dall’amministrazione come una sfacciata senza vergogna, qui invece nella “grande” Sorbona, ho dovuto per non perdere il posto promuovere l’avventuriera scusandomi, perché la mia parola contro la sua non valeva nulla.
Nel commento di una collega, nel corso del “processo” c’è forse il segreto di questo unicum francese. Lei, con una punta di disgusto, ha commentato: “Gli italiani sono fissati con l’identità”. Il che può essere vero, ma non perché siamo adusi alle discriminazioni, per noi le diverse identità sono motivo di curiosità, di conoscenza, di arricchimento culturale.
E del resto, se il Presidente Macron, che non è un fanatico islamo-gauchista, arriva a sostenere che la Francia non ha identità, perché ha molte identità, allora non bisognerà sorprendersi, se il senso di appartenenza di tanti francesi venga messo sotto i piedi e dimenticato, che niente più leghi i parigini a Parigi o gli altri alle altre città.
Insomma, la terra di Voltaire, di Moliere, di Napoleone, di Jean Gabin, del Commissario Maigret, di Baudelaire, di Edith Piaf e Josephine Baker, per citare solo alcuni, non ha un suo specifico culturale, non ha una sua identità.

Dietro, queste diverse violenze, vi è probabilmente un filo rosso che è il senso della non appartenenza, la perdita di valori condivisi e universali finanche affettivi come la famiglia, la mancanza di inclusione e integrazione, del resto, se non hai identità come integri? A cosa integri? La perdita di fiducia nella politica e poi quel che peggio della stessa autorevolezza dell’autorità.
I vandali che distruggono le città francesi a ogni occasione non possono temere un’autorità lassista, che puntualmente toglie ogni responsabilità ai teppisti, rilasciandoli dopo pochi giorni o poche ore. Anche in Francia la magistratura è iper-politicizzata ed espressione di una dominante cultura di una certa “sinistra”.
La perdita a ogni livello del concetto di responsabilità è uno dei tratti distintivi delle crisi delle democrazie occidentali. Perché come è irresponsabile la studentessa che si inventa la discriminazione perché d’origine algerina, così è irresponsabile l’università che processa il professore che ha fatto il suo dovere e non rimprovera la mendace studentessa. Così è irresponsabile il sistema scolastico che non riconosce e non fa di una sua bandiera il professor Paty sgozzato da fanatici musulmani, per aver difeso la laicità e il diritto alla satira. Un paese che si vergogna o che nasconde i propri eroi, che credibilità può avere? Cosa può insegnare ai propri figli?
Ma il problema della irresponsabilità coinvolge tutti i campi della società. Genitori che non dialogano e educano i loro figli, per cui una parte di questi gira impunemente con coltelli, sindacati che pur in presenza di una vita che si è allungata enormemente si battono demagogicamente per una pensione a solo sessanta anni e così via dicendo.
Abbandonare il senso di appartenenza, recidere le proprie radici culturali e non proporle come modelli per chi della Francia vuole fare la sua patria, crea mostruosità come quelle di questo mese.

E non si creda di spiegare il fenomeno con le colpe coloniali della Francia, o con le antiche vicende sullo schiavismo che fu degli occidentali perché queste sono non solo tesi anacronistiche, ma errate e non credibili. Non si conosce paese di tutti i continenti che non sia stato colono e colonizzato, Peraltro, proprio questo scambio spesso ripetuto nei secoli ha reso le nostre culture così fertili e floride.
Il più grande schiavista della storia è stato un sovrano nero del Mali che nel medioevo poteva “vantare” milioni di schiavi.
Ecco, quindi, che il comune denominatore di tutte queste vicende va individuato nella crisi di autorevolezza della democrazia francese, nella sua crisi di identità, nei suoi ingiustificati e perenni sensi di colpa da cui deriva il narrato lassismo e lo scarso senso di appartenenza a una storia e una cultura che sono alla base della nostra millenaria civiltà occidentale.
Nicola Guarino
la persona uccisa a Nogent non è una bidella ma fa parte della squadra educativa della scuola . che si occupa dei problemi dei ragazzi e dell loro relazioni con i professori .
Grazie per la precisazione doverosa.
Hola : « si sono succedute una serie di avvenimenti » ? Gli eventi hanno anche provocato uno smottamento della sintassi ?
L’articolo di Guarino é molto interessante per quello che non dice.
Una delle cause principale della situazione descritta é l’infame comportatamento della sinistra, che si é alleata all’islamismo radicale, quanto di più oscurantista possa esistere.
…. e tutto il sinistrume osa dichiararsi progressista !!!!!!!!