È proprio vero, non esistono più i politici di una volta, ma nemmeno gli intellettuali. Alcuni giorni fa mi sono imbattuto su un canale tv francese in un appassionato dibattito televisivo, con filosofi, politici, medici, registi, insomma intellettuali riuniti a commentare e discutere sulle recenti affermazioni del Presidente Macron che minaccia battaglia contro gli “emmerdeurs” (sta a dire i no vax, che con la loro pervicacia disturbano le iniziative anti-covid che il governo e il parlamento assumono nella speranza di riportare la società francese ad una qualità di vita accettabile).
Macron si è spinto anche oltre considerando coloro che non si vaccinano, senza un giusto motivo, come degli antisociali e in definitiva dei non cittadini.
Ritorno all’assunto iniziale. Se è vero che non ci sono più i politici di una volta in Francia come in Italia (vi immaginate voi negli anni ’50 Di Maio ministro degli esteri), non ci sono nemmeno più gli intellettuali di una volta. Una volta gli intellettuali non avevano la fregola di apparire in TV, per commentare di tutto, intervenivano solo su cose dove potevano effettivamente dire con cognizione di causa, offrendo spesso e volentieri riflessioni stimolanti, utili ed acute.
Nel suddetto dibattito televisivo si è assistito al festival dell’impreparazione e della confusione.
L’intellettuale francese di oggi ha assunto ormai la postura del critico antigovernativo, sempre e comunque, senza se e senza ma, a prescindere, moda in diffusione anche sul suolo italico, vedasi il nostro Cacciari, che con le sue affermazioni, dal vago sapore di pro-no-vax, ha finito per cacciarsi in un mare di polemiche.
Alle amare considerazioni del giovane presidente francese, alcuni di questi hanno reagito, con furente vis polemica, accusandolo di non essere democratico, e lì ho compreso che tra il sobrio ed essenziale pensiero del “cozzecaro” di Mergellina a Napoli e la riflessione esternata con espressione fintamente meditabonda dell’intellettuale medio francese, vi è un filo comune: la scarsa lettura e la scarsa conoscenza della materia di cui si tratta.
Mi spiego meglio: che centra il diritto di libertà di chi disturba ogni tentativo di bloccare la pandemia (penso ai no-vax, ma anche ai no-tamp, ai no-mask, ai no-green pass, ecc.) con la democrazia?
Si fa confusione tra sacrosanti e naturali diritti individuali e il sistema politico di organizzazione della Stato e della società in forma democratica che in Francia è democrazia presidenziale e in Italia parlamentare. I diritti individuali (come la libertà di pensiero) sono, come in questo caso, ampiamente riconosciuti e protetti da ambo i sistemi democratici, ma il punto è che dovere della politica è salvaguardare altresì gli interessi e i diritti collettivi, in questo caso alla salute, dell’intera polis e non è un caso che polis e politica abbiano una radice semantica comune. Se bisogna rispettare i diritti individuali e delle minoranze certamente vanno tutelati, garantiti e protetti, specie in materia di diritto alla salute pubblica quei diritti che hanno un interesse comune e diffuso in tutta la comunità.
Se viceversa la politica rinunziasse a regolamentare in materia affidandosi ad un “liberi tutti” avremmo non la democrazia ma l’anarchia che n’è l’esatto opposto. L’indignazione per l’affermazione che gli “emmerdeurs” non si comportano da cittadini e che quindi non vadano considerati come tali, è un’affermazione grave ma non priva di verità.
Per capirlo basterebbe vedere i fatti che ci dicono che oggi la quasi totalità dei ricoveri nelle terapie intensive e dei decessi avviene tra i non vaccinati. Si potrebbe dire poco male, se la sono cercata, ma così non è. In primis perché i medici hanno il dovere di salvare le vite di tutti anche di coloro che sono egoisti e antisociali, dopodiché va aggiunto che mettere in crisi il sistema sanitario, perché senza giustificato motivo, si vuole semplicemente disobbedire alle disposizioni della comunità scientifica e per conseguenza della politica, determina un intralcio alla cura per le tante persone, che avrebbero bisogno di quelle terapie intensive, per le proprie gravi infermità, e che non possono accedervi, perché i no-vax, con la loro ostile negligenza, tengono impegnati proprio quei vitali reparti ospedalieri.
Nella migliore delle ipotesi chi non si vaccina mette a rischio i propri cari oltre che sé stesso, ma mette a rischio, muovendosi liberamente nei trasporti, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei supermercati, nei cinema, teatri, piscine, palestre, anche tutta la società. Certo i vaccinati non ne moriranno per essere contagiati, ma saranno comunque costretti a casa per un periodo di sette o dieci giorni in attesa di negativizzarsi, con perdita magari di lavoro, di occasioni di vita sociale, ecc. Il tutto per accontentare le fisime di lorsignori.
Un cittadino è colui che oltre ai diritti assume su di sé anche i doveri verso la società e la comunità che la compone. Restrizioni delle libertà in situazioni emergenziali sono non solo necessarie ma utili alla sopravvivenza di tutti. In guerra come nella prima metà degli anni quaranta, contro il terrorismo in Italia negli anni settanta e appena ieri in Francia, così davanti ad una pericolosissima pandemia che nel mondo ha già fatto più di 5 milioni di morti.
Un cittadino non può e non deve, in un contesto simile, essere antisociale, favorire lo sviluppo di sempre nuove ed insidiose varianti, bloccare l’economia di un paese, con perdite di imprese e di posti di lavoro, chi è antisociale in queste condizioni può essere considerato un cittadino?
Essere cittadini significa essere responsabile verso l’intera società anche e soprattutto delle proprie condotte. Vuol dire operare per il proprio bene e per quello della collettività nella quale mi riconosco.
Come intelligentemente è stato fatto notare da una giornalista presente al dibattito di cui sopra, Macron si è comportato come il Principe di Macchiavelli: nel dichiarare la sua ostilità ai disturbatori no-vax e nell’affermare il dovere dei cittadini di difendersi da loro, ha affermato semplicemente quello che la comunità, la società francese, al netto dei riottosi “intellettuali” ricordati, voleva sentirsi dire.
Una comunità, è bene ricordare, che per la stragrande maggioranza, con senso di responsabilità e notevole e lodevole civismo, segue le disposizioni della comunità scientifica e della politica che se ne fa interprete.
Veleno
Grazie per questa bell’analisi. Giusto far notare che, purtroppo, in Francia come in Italia, c’è chi è intellettuale per modo di dire, per un verso solo… o per niente. Senza però dimenticare, naturalmente, e anzi valorizzando, quanti si impegnano con scienza, coscienza e capacità divulgative…
Sull’altro versante, è evidente che dimostrarsi cittadini (responsabili) è ormai anzitutto « semplicemente » una questione di vita o di morte!