Il mio Presidente, Franco Montini, Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), al quale mi onoro di essere iscritto, in un articolo che cerca “di individuare un percorso per il cinema che verrà” dopo la chiusura forzata da pandemia Covid19, auspica che “Sarebbe quanto mai utile e interessante raccogliere in proposito idee e proposte anche dai critici”. Un invito, esplicito, che non può non essere accolto. Anche se il virus è talmente nuovo che pochi scienziati, a parte Trump…, riescono a fare previsioni certe, appare chiaro che per parecchi mesi dovremo abituarci a convivere con la minaccia. Ed è quindi probabile, che, pur nella più rosea previsione di riapertura delle sale cinematografiche a settembre, in concomitanza o subito dopo, la confermata Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, tale riapertura sarà a “mezzo servizio”. O, peggio, ad un terzo del servizio, dovendo le sale rinunciare ad occupare due terzi dei posti disponibili per garantire il distanziamento sociale. Una modalità che potrà verosimilmente indurre le sale, o buona parte delle stesse a rimandare la riapertura solo quando sarà possibile una fruizione piena. Dal momento che con un terzo dell’incasso, non si ripagano nemmeno dei costi fissi.
Si impongono, quindi , soluzioni fortemente innovative. Anche, e soprattutto, di quelle mai praticate in precedenza. Serve “spes contra spem”! non tanto nella accezione originaria di Paolo di Tarso (Lettera ai Romani, 4,18), di fede incrollabile in un futuro migliore anche quando le circostanze concrete sono così avverse da indurre a credere, al contrario, alla perdita di ogni speranza. E nemmeno nella coniugazione moderna di Giorgio La Pira di “osare l’inosabile”. Piuttosto nella versione rivoluzionaria ed anticonformista di Marco Pannella di coraggiosa e temeraria trasformazione della oggettivazione in soggettivazione : “essere speranza (spes) piuttosto che avere speranza (spem)” (dalla lettera inviata a Papa Francesco il 22 aprile 2016). Che il cinema “sia”, si “faccia” speranza. Si, ma come?
Il “brain storming” è aperto in questi giorni. Lo stesso Presidente dei critici, Franco Montini, autorevolmente (ed efficacemente) afferma che è “necessario che gli enti pubblici, Ministero dei Beni Culturali, Regioni e Comuni si impegnino a sostenere l’esercizio, mettendo a disposizione risorse straordinarie e cancellando una serie di imposte, a cominciare da IMU e TARI, che i gestori delle sale non sono in grado di pagare”.
Basterà? Forse no. A situazioni eccezionali e senza precedenti occorre far fronte con provvedimenti eccezionali e senza precedenti. Utilizzare i mesi che verranno (ancora di semi-chiusure) come laboratorio di esperimenti. Ai quali concorrano tutti gli interessati (oggi si direbbe gli “stakeholders”). Nessuno escluso. Lanciando il cuore oltre l’ostacolo. Scalcando anche i tabù. Come i divieti di uscire in sala e sulle piattaforme contemporaneamente.
Si potrebbero, ad esempio organizzare eventi di anteprime con la partecipazione attiva di autori, artisti, produttori, ecc. in sala o, meglio, in un circuito di sale collegate online che trasmettano contemporaneamente l’evento dal vivo, evento di certo richiamo di pubblico, e trasmettere lo stesso evento in contemporanea sulle piattaforme. Aumentando i costi di accesso tramite le piattaforme, per rendere le sale più competitive ed attraenti, di una cifra da corrispondere agli esercenti a ristoro degli extra/costi che dovranno patire per la riduzione dei due terzi dei posti disponibili e quindi dei relativi biglietti. Una follia? Forse, dal momento che gli interessi in gioco sono visti come (ferocemente) contrapposti tra sale e piattaforme. Ma le condizioni eccezionali forse imporrebbero che tutte la parti in causa rinuncino a qualcosa a favore dell’unica causa comune. Riportare il cinema agli spettatori. Spettatori che potrebbero interloquire direttamente con registi, autori e star, sia in sala che dalle piattaforme, tramite i collegamenti online all’evento.
Catello Masullo
Presidente del Cinecircolo romano, Associazione culturale fondata nel 1966 che ha come missione la diffusione della cultura cinematografica.