Fino al 6 gennaio 2020, sarà visibile, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, «La meccanica dei mostri. Da Carlo Rambaldi a Makinarium», la prima grande esposizione-evento in grado di rivelare al grande pubblico i segreti delle leggendarie creature prodotte dal ferrarese Carlo Rambaldi, genio autentico ed unico degli effetti speciali cinematografici: i suoi lavori han dato vita ad una bella fetta di storia del cinema e gli han fatto meritare, nel tempo, ben tre premi Oscar, due per i migliori effetti speciali di Alien di Ridley Scott (nel 1980) ed E.T.- l’extra-terrestre di Steven Spielberg (nel 1983) ed ancor prima l’Oscar Special Achievement Award per gli effetti visivi di King Kong di John Guillermin, nel 1977.
Carlo Rambaldi (1925-2012) è davvero l’uomo degli effetti speciali, colui che ne ha trasformato il ruolo stesso: da elementi di contesto a protagonisti dei film. Le sue creature sono divenute un mondo riconosciuto e amato, molti film sono identificati con esse, ET, King Kong, Alien di cui si diceva, sono solo alcuni. Ma già prima di Hollywood Rambaldi era uno dei maggiori esponenti degli effetti speciali in tutto il cinema di genere. Suoi sono i soldati alieni nel film-cult Barbarella di Roger Vadim, con una giovanissima Jane Fonda. A lui si deve l’ingegnosa figura del Pinocchio di Luigi Comencini, realizzato in meccatronica che garantiva alla marionetta movimenti a distanza mai visti per quell’epoca.
Dopo aver lavorato con i maggiori registi italiani – Lucio Fulci, Lamberto Bava, Pupi Avati, Dario Argento – nella metà degli anni ’70, si trasferisce negli Stati Uniti, dove collaborerà con i più ragguardevoli registi dello Star System hollywoodiano, tra cui Steven Spielberg, Ridley Scott, Oliver Stone, Andrzej Zulawki, David Linch.
La sua arte, la meccanica applicata all’elettronica, la meccatronica, appunto – in primis, magnifico artigianato, essendo figlio d’arte di un costruttore di biciclette – nasce dal basso, da cose semplici, umili, un po’ come gli effetti speciali delle origini della Storia del Cinema, quello Muto, quello vero, quello che con una lampada costruiva una volta celeste ed un plot incredibile – anche se poi si era laureato all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Ma lui, uomo nato tra le due guerre mondiali, un po’ l’ultimo degli Eclettici, in senso rinascimentale, seppe tramutare quella sua ‘specialità’ in qualcosa di essenziale: non semplici ‘accessori’, bensì i veri protagonisti del film, un po’ ciò che aveva fatto Giorgione col paesaggio rispetto alle figure, se si passa l’azzardato paragone, anacronistico ma non troppo.
Attraverso oltre cento opere e materiali originali, alcuni dei quali inediti, provenienti dall’archivio privato di Rambaldi, la mostra è basata su di un percorso appassionante in grado di tracciare la storia del cinema italiano e internazionale dagli anni Sessanta ai nostri giorni. Pone obbligatoriamente, come detto, l’accento sulla tradizione artigianale italiana, il nostro cine-made-in-Italy, insomma, quello che da sempre distingue anche i cineoperatori in generale del nostro Paese.
Dalla mano di King Kong, con i suoi oltre sei metri di lunghezza, alle diverse versioni di E.T. e Alien, dai 18 guerrieri, a dimensione naturale, del film Barbarella di Roger Vadim alle altre decine di esseri fantastici, la mostra consente di ammirare, per la prima volta ed in maniera inedita, la struttura interna delle creature del maestro ferrarese, quella meccatronica di cui sopra che consente movimenti iperrealistici ai personaggi.
L’esposizione ha un grande valore aggiunto perché introduce al lavoro degli eredi di Rambaldi, al suo grande pregio di essersi tramandato alle generazioni successive: il gruppo Makinarium, tra i più qualificati al mondo in questo settore, oltre a restaurare per l’occasione le opere di Rambaldi in mostra, è presente con un importante settore dedicato alla loro produzione, tra cui diverse creature del film “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone, che ha meritato il David di Donatello nel 2016.
Il lavoro di Makinarium invero testimonia la continuità di un’eccellenza del nostro Paese che oggi è in grado di combinare le capacità artigianali con le più sofisticate tecniche del digitale. Il restauro rappresenta un capitolo importante di questa mostra perché, grazie a Makinarium, il recupero delle creature di Rambaldi ha reso possibile la loro fruizione altrimenti perduta.
Una mostra da non perdere, curata da Claudio Libero Pisano, è promossa da Roma Capitale –Assessorato alla Crescita Culturale e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con la Fondazione Culturale Carlo Rambaldi.
Ulteriori info: www.palazzoesposizioni.it e https://www.palazzoesposizioni.it/rassegna/linventore-di-illusioni-il-grande-cinema-di-carlo-rambaldi
di Maria Cristina Nascosi