Ci siamo chiesti noi di Altritaliani, se era giusto parlare di Riva nel nostro sito. Ma poi abbiamo detto di sì. Perché se c’è un AltroItaliano questo è proprio il Rombo di Tuono come lo definì il grandissimo Gianni Brera, per la sua forza, la sua potenza e il suo coraggio.
Io me lo ricordo, l’ho visto giocare, quando ero bambino, allo stadio il San Paolo oggi Maradona, con il suo fantastico Cagliari e anche in nazionale in una Italia – Turchia, che fu per noi occasione per non andare a scuola. Quando arrivavavano i grandi campioni, Rivera, Mazzola, Bonimba Boninsegna, noi li fischiavamo, ma a Riva no, Riva era l’eroe di tutti, prendere un gol da lui era diverso, lo si accettava perché lui era per noi bambini metà umano e metà divino, comunque un mito.
Gigi Riva, non fu solo il più grande attaccante della storia del calcio italiano, colui che infranse il record di gol di Peppino Meazza con 35 reti in 42 partite con la nazionale, fu un uomo straordinario e poi un mito.
Uomo libero non disposto a facili compromessi, dall’intransigente onesto morale, fumatore incallito in un’epoca in cui era permesso fumare anche negli spogliatoi, nell’intervallo della partita, era di principi sanissimi con una vita e non solo professionale seria e irreprensibile come ancora oggi gli è riconosciuta da quanti, da compagni e avversari, ci hanno giocato insieme e contro.
Malgrado due gravissimi incidenti di gioco, in un’epoca in cui non c’erano strumenti ed esperienze mediche come quelle attuali continuò a giocare con una forza d’animo rara tra gli uomini. Non era triste, era introverso, ma anche generoso e sempre disponibile, pronto anche a scherzare con il suo fare sornione.
Della provincia di Varese presto orfano di padre e madre, si trasferì a Cagliari e divenne la bandiera della Sardegna. Nel 1970 le eterne vincitrici: Juventus, Inter e Milan dovettero inchinarsi a rombo di Tuono e ai rossoblù, che compirono un exploit che ancora oggi suscita stupore. Innamorato della Sardegna, non la lascerà mai, trovandovi anche il suo amore. Arriverà a rifiutare anche i due miliardi offerti da Agnelli per portarlo a Torino, nella sponda bianconera, una cosa che l’avvocato non gli perdonerà mai.
Eppure, il solo miliardo offerto a Savoldi dal Napoli in quegli anni porterà addirittura ad interpellanze parlamentari. Ma Gigi Riva considerava che i soldi non erano tutto nella vita e la Sardegna, Cagliari e i sardi erano la sua dimensione. Altri giocatori, altri uomini, altri tempi.
E i sardi lo ripagarono e lo ripagano con un amore infinito e rispettoso. La fila alla camera ardente allestita allo stadio vede un’intera regione commossa mettersi in fila silenziosa per un ultimo addio.
Il presidente del Club calcistico del Cagliari, Giulini ha già annunciato che lo stadio sarà intitolato al grande Gigi Riva, campione d’Europa nel 1968, vicecampione del mondo nel 1970, quando tutti i giornali sportivi si chiedevano se il più grande fosse Pelé o proprio lui e poi il Mondiale 2006 vinto da dirigente lo statuario Riva che con il suo fisico induceva quel gran prosatore lirico di Brera a definirlo come un eroe greco, una figura mitologica. Gigi Riva come Achille, Ettore…Ulisse.
Dai campi di calcio uscì serenamente allontanandosi subito dalle telecamere televisive, evitando qualsivoglia spettacolo, come opinionista o commentatore, rinunciando ad ogni prospettiva di manager o di allenatore, evitando altri facili guadagni e non dando spazio a qualsivoglia vanità, accettando solo la simbolica carica di Presidente onorario del Cagliari Calcio. La sua vita da allora fu la ricerca di una vita comune del piacere, di una passeggiata sulla marina di Cagliari, l’intimità serena della sua casa e dei suoi cari.
Ma ancora oggi, quando si vuole fare un paragone sulle capacità offensiva dei nostri calciatori, la comparazione inevitabile è con l’immortale Rombo di Tuono.
Nicola Guarino
Una curiosità che ho appreso dal giornalista sportivo Italo Cucci: l’espressione « Rombo di tuono » la si può trovare nel romanzo « Cenere » di Grazia Deledda; chissà se Gianni Brera si ispirò alla Deledda quando la utilizzò, offrendo al mondo un’immagine di Riva che rimarrà scolpita per sempre, come si conviene a un mito.
Caro Nicola, mi emoziona ritrovare qui, come per telepatia, lo stesso paragone che ho usato altrove per la stessa morte: sì, dici bene, Riva, Achille, Ettore, Ulisse… Era un gigante, un eroe appunto, uno di quelli che pensi non moriranno mai; e che quando muoiono creano una sorta di sospensione incredula, infinita. Gli devo alcuni dei momenti più belli della mia infanzia, e alcuni dei miei più bei ricordi di sempre. Nella mia camera, quando andavo alle scuole medie, sopra il letto stavano uno accanto all’altro il suo poster e quello di Che Guevara, che anche lui immaginavo come Achille… Grazie per le tue parole.