Parigi. “La Francia abiurerà il suo passato o se ne farà gloria? Si sottoporrà a una moralizzazione retroattiva o si farà carico dei suoi sogni di passata grandeur?”, con questa frase si apre il dossier che la rivista anticonformista Causeur consacra questa settimana a Napoleone con il titolo provocatorio: “Siamo degni di lui?”. In effetti, sul giudizio da attribuire all’Imperatore in occasione del bicentenario della sua morte, si assiste in Francia a quella che il settimanale designa come “l’ultima guerra napoleonica”, definita come una guerra civile.
Da una parte, ci sono coloro che, alla stregua dello storico del diritto Jean-François Niort, considerano Napoleone un personaggio “impregnato da pregiudizi razzisti e manipolato dalla lobby schiavista” (Le Monde, 10.3). Questa impostazione è portata avanti, in particolare, dalla Fondazione per la memoria della schiavitù presieduta dall’ex primo Ministro di François Hollande, Jean-Marc Ayrault. Grazie alle sue pressioni, la Fondazione si è vista attribuire una sala della grande mostra che avrebbe dovuto aprire i battenti il 14 aprile, alla Grande Halle de La Villette ma che, come tutti i musei francesi, è sospesa a causa della crisi sanitaria. In questa sala sarà esposto il decreto siglato di proprio pugno nel 1802 da Bonaparte, allora Primo Console, con il quale sarà ristabilita nelle colonie francesi la schiavitù che era stata abolita nel 1794 durante la rivoluzione francese.
Dall’altra, ci sono coloro che considerano – come la rivista Causeur – che “rinnegare un personaggio ammirato nel mondo intero sarebbe non solo desolante ma ridicolo”. Per questo fronte, Napoleone rappresenta “l’incarnazione della grandeur umana” e deve essere considerato come “un tesoro nazionale, probabilmente il più prezioso che possediamo”.
In mezzo al campo di battaglia c’è il Presidente Macron. Dal Palazzo dell’Eliseo, hanno fatto filtrare che il Presidente non “celebrerà” ma si limiterà a “commemorare”, il che significa, secondo l’esegesi dell‘entourage presidenziale, che in questo modo si “lascerebbe aperto il dibattito”.
La Francia attende dunque il discorso del suo Presidente di cui non si conosce ancora né la data né il luogo in cui sarà pronunciato. Secondo le prime indiscrezioni, Macron parlerà dell’inevitabile unità nazionale e si soffermerà sul posto lasciato vuoto dalla Monarchia. Si racconta che, appena eletto, nel maggio del 2017, con pochi fidati consiglieri, Emmanuel Macron si sia recato alla Basilica di Saint Denis a rendere omaggio alle spoglie dei Re di Francia ed abbia detto con enfasi : “Sono tutti qui”.
Paolo Modugno