Al mare non ci si rinuncia, anche se confesso amo di più la montagna, in realtà è tutta invidia perché non so nuotare.
In Italia il “mare” non è come in Francia, là (perché ora sono in Italia) le spiagge sono tutte libere e, per la verità, pulite. Qui (perché ora non sono in Francia) le spiagge sono tutte a pagamento e sono pure care, le poche libere fanno paura, sono spesso sporche.
Eppure tutti (ricchi, poveri, bianchi, neri, donne, vecchi, bambini vanno al mare). Alcuni si fanno la merendina “bio”, altri, come una volta, si portano le frittate di maccheroni e le gassose, per non parlare di quei nuclei familiari (mamme, papà, figli, zii, nonni e nipoti) che si portano i pentoloni con la pasta e che uniscono gli ombrelloni con le asciugamani sporche di sabbia creando dei veri e propri accampamenti.
Il marito panciuto, con gli occhiali neri che guarda le pupe (le ragazze, lo dico agli amici francesi) che così la moglie non se ne accorge; la moglie panciuta, con un occhio chiuso per la rabbia….perché se ne accorge benissimo e conosce il suo pollo. I bimbi che gridano, corrono, buttano sabbia su tutti i malcapitati. Lontano qualche panfilo che fa sognare le sbarbine (le ragazze, lo dico sempre per gli amici francesi) come il “Rex” faceva sognare tutti nell’Amarcord di Federico Fellini.
Tutto è come sempre, i Vucumprà (i venditori ambulanti, magrebini o nigeriani) offrono borse Louis Vuitton per 10 euro (autentiche, naturalmente n.d.r.), qualche zingarella ti legge la mano e molti parlano al telefonino, si danno un tono, fanno sapere a tutti i presenti che solo per caso stanno lì, ma poi, a breve, andranno nella “casetta” a Capri, in Sardegna o magari, ad Amalfi.
Andare su una spiaggia in Italia è un’esperienza unica e che consiglio a tutti. E’ come trovarsi all’interno di una commedia all’italiana o protagonisti di un film di Fellini.
Eppure se la montagna è il luogo del silenzio e della contemplazione, il mare, per noi, è sempre stato il luogo della socializzazione e dell’accoglienza: “Prego dottò….si mangi un piatto di pasta con noi!” Oppure: “sette verticale…la città della torre, quattro lettere”. E subito quello dell’ombrellone accanto: “Pisa!” E ancora: “Mamma, stanotte facciamo il falò sulla spiaggia con quei ragazzi tre file avanti con le chitarre”. E la mamma un po’ complice: “Chiedi a tuo padre che se no mi fa una testa così” aprendo le mani in modo eloquente. E quanti amori sbocciavano…., e quante storie finivano.
Ecco io ho un sogno.
Una volta per i bambini più poveri c’era la colonia, era un modo per aiutare i genitori che una vacanza non potevano garantirla.
Perché i sindaci, le istituzioni, i volontari, non organizzano delle colonie, ma aperte su tutte le spiagge, così che mentre, anacronisticamente, il governo fa leggi per impedire l’inevitabile integrazione, accrescendo una cultura della diffidenza, mentre si organizzano le “ronde” (come sono tristi i padani) per denunciare i più deboli, i più diseredati, perché, almeno al mare, non apriamo le nostre spiagge, le nostre sdraio, le nostre braccia, i nostri cuori a tutti? Ai neri, gialli, rossi, verdi, gli altri bianchi, ai musulmani, ai protestanti, agli ebrei, a tutti. Sono sicuro che si può ridere insieme e sognare l’Oriente, l’Africa, e mangiare gli spaghetti e un po’ di cuscus (che molti neanche lo conoscono…è buonissimo!).
Sono sicuro che alla domanda: “dodici orizzontale…..l’inventore del telegrafo…sette lettere” un senegalese risponderebbe: “Marconi!”.
Forse ci accorgeremmo che il Mondo è una gran bella cosa (What a wonderful world, cantava Louis Armstrong) e, come diceva Hemingway, vale la pena lottare per esso.
Si potrebbe far nascere degli amori misti, qualche ragazza velata potrebbe decidere di toglierselo il velo facendo girare la testa a tutti e qualche nostra ragazza potrebbe decidere di metterselo, facendo girare la testa a tutti, si potrebbe giocare a pallone e rompere le scatole al commendatore che legge il giornale. La sera sai quanti falò? Noi canteremmo ai nuovi amici le nostre vecchie canzoni e magari loro c’insegnerebbero le loro. Sarebbe un bel modo di fare cultura.
Insomma, se tutti vanno al mare, facciamo che il mare sia per tutti.
Veleno