Ormai, nelle primarie del centrosinistra si è all’ora della verità. E’ il momento di scegliere e la scelta non peserà solo nel destino del centrosinistra, sarà anche un segnale importante per riformare tutta la politica italiana.
Tira una brutta aria nel PD, un clima da PCI pre-berlingueriano. Si parla di minaccette e minaccine, distribuite dagli entourage dei competitors, nelle periferie del paese contro i famosi o famigerati “rottamatori”.
Già si dà per scontata la vittoria “dell’usato sicuro” Bersani.
Francamente, in un paese dilaniato dalla crisi economica, in cui i giovani sembrano abbandonati al loro destino, nella generale noncuranza politica di un mondo che, dopo aver protetto le più disparate caste, sembra oggi essere passato alla difesa degli interessi generazionali, in un mondo disgraziato che, dopo aver applaudito per venti anni al distruttore del nostro consesso sociale, che con il suo populismo e i suoi interessi personali ha bloccato i centri vitali dell’Italia, si accinge ora, a battere le mani al nuovo “capobastone” Grillo e alla sua azienda, non credo che la risposta più convincente sia Bersani.
Va dato atto al PD di essere l’unica forza politica che, sia pure con grandi incoerenze, ha cercato una sua linea di navigazione nel tempestoso mondo della politica italiana dove qualsivoglia bussola ideologica e di pensiero sembra impazzita. Va dato atto della personale onesta del segretario del PD ed anche della sua apertura a favore delle primarie, con le modifiche apportate allo statuto del partito. Tuttavia la risposta Bersani, mi sembra la risposta che si usava negli anni del craxismo e dei socialisti “rampanti”, quando al momento del voto e al cospeto di un generale clima di corruzione ed intimidazione si votava per chi era più onesto.
L’onesta, è una bella qualità, ma in sé e per sé non sufficiente a fare della buona politica e nella fattispecie, a garantire il rilancio, produttivo, morale e sociale del paese.
Non vorrei apparire delirante o sognatore, ma personalmente credo che sarebbe bello vedere il centrosinistra guidato da Renzi e Vendola, non è un’ipotesi impraticabile. Sarebbe un mix di valori e di modernità a servizio di una società che ha bisogno di ritrovare una sua coesione, dove si dia più pace ai ceti più poveri e più impulso all’economia. Un mix, è bene precisare, dove valori e modernità sono presenti in entrambi i candidati e spesso non in contrapposizione, come superficialmente si potrebbe credere.
Contro Renzi, a mio avviso, si sono scatenate le critiche più varie, e le accuse più ingiuste e fuorvianti. In un paese che ha fatto per quaranta anni della politica mero e fastidioso spettacolo, si è arrivati ad accusare il sindaco fiorentino di aver fatto spettacolo per avere utilizzato la rude e sintetica espressione “rottamare la vecchia politica”.
Viceversa, aldilà della confusione creata ad arte anche da compiacenti media e da chi ha interesse a mantenere i privilegi della vecchia e arrogante politica, per bloccare l’avanzata del “nuovo”, la rottamazione (ovvero il rinnovamento effettivo della politica) è auspicabile.
Non è possibile mantenere in parlamento per decine e decine di anni una consorteria di politici che si sono dimostrati cosi incapaci di leggere la realtà del paese e i suoi bisogni.
Via e senza processi, D’Alema, via con processo Penati, via ad una straziante nomenclatura sclerotizzata che resiste alle poltrone sin dai tempi della prima repubblica.
Si obbietta che anche Terracini, Lombardi, Pertini, Longo, Pajetta, Ingrao, Nenni, erano anziani e nessuno chiedeva di rottamarli. E’ vero ma quelli erano politici ed avevano la dignità delle loro idee, erano interpreti attenti della realtà italiana, raffinati elaboratori di pensiero e di progetti per il futuro del proprio paese; Erano amati e seguiti dagli italiani di sinistra e rispettati, sia pure con asprezze critiche e dialettiche dai loro avversari. Erano in una parola legittimati dalla società, che gli riconosceva autorevolezza di padri della patria, sorta dalle ceneri della dittatura fascista, nonché costruttori (insieme ad altri) della nostra moderna Costituzione. Quelli di oggi, invece, chi sono? Cosa rappresentano? Non è un caso che l’ultimo grande vecchio della politica italiana, il Presidente Napolitano, sia tanto amato dagli italiani.
E’ vero, il problema non è anagrafico ma nella sostanza dell’attuale proposta di pensiero politico; Il problema è anche l’agire politico di una classe consumata e incapace di proporre risposte coerenti e coraggiose. Sono specialmente queste proposte, questa incapacità che vanno rottamate. Sia chiaro il paese è arcistufo di una gerontocrazia, che da quarant’anni celebra sempre e solo se stessa, mentre l’Italia muore, mentre le università producono solo disoccupati, mentre il lavoro si perde, mentre la corruzione dilaga, mentre a pagare sono sempre gli stessi.
I Bersani, i Tabacci, i Rutelli, i D’Alema, gli Amato, i Bertinotti, i Di Pietro, hanno avuto la loro possibilità con ben due governi Prodi e francamente non si sono visti risultati significativi, se non in rari episodi felici. Cosa dovrebbe spingere gli italiani, braccati ormai anche da una crisi che nel sud come in ampie aree del nord Italia diventà finanche d’identità, a ridare fiducia a quella classe politica?
Nanni Moretti lo disse: “Con questa classe politica non vinceremo mai”. Ed aveva ragione. Perchè è probabile che se Bersani vince le primarie, diverrà poi ad Aprile o Marzo il capo del governo, ma l’Italia avrà vinto? Avremo il rinnovamento? le scelte radicali richieste? Un sistema di regole che funzioni? Una musseruola ad una finanza che domina la politica e che morde ai fianchi dei cittadini? Avremo più chiarezza sui temi etici? La classe media sarà meno poverà? L’ambiente e il territorio saranno più protetti e valorizzati? Avremo detto fine ai populismi berlusconiani e di Grillo? I giovani avranno più chance?
Francamente temo che con Bersani si continuerà a vivacchiare e non avremmo quello scatto riformatore serio che ci si attende.
Non è un caso che i sondaggi parlano della probabile vittoria di Bersani, ma dicono anche che Renzi conquisterebbe da candidato premier i consensi di molti indecisi alle urne. Questa circostanza dovrebbe far meditare. La questione non è solo il futuro del PD o della coalizione con Vendole e Casini (soluzione quantomeno caotica); la questione è conquistare il consenso nel Paese.
Renzi da sindaco ha mostrato coraggio compiendo scelte importanti, sappiamo che il suo progetto politico non prevede, aldilà della confusione mediatica, costruita ad arte da chi teme un vero e possibile cambiamento, un’alleanza con Casini, prima mossa importante e che prefigura le scelte possibili, ad esempio, sui temi etici e sulle possibili alleanze, che oggi negate (vedi Vendola e socialisti), domani potrebbero essere realizzate, certo occorre che questo rinnovamento attraversi tutta l’area del centrosinistra. Aldilà dei preconcetti possibili, Renzi quando parla mi appare sempre attento e vicino alla realtà e ai bisogni veri dei giovani, degli anziani, delle famiglie, sono cose che purtroppo negli ultimi anni non state scontate per la politica e i suoi protagonisti.
Si è avvertito contro Renzi un clima di demonizzazione terribile ed ingiustificato. Come se lui fosse un neoliberista, amico di Berlusconi, legato alla finanza ed altre sciocchezze come queste. Sarebbe come dire che Sofri di Lotta Continua era amico del capitale perché frequentava Feltrinelli.
I giochi sono aperti, si deve votare alle primarie e in tanti, perché le primarie sono uno dei pochi momenti di democrazia che questo paese, retto d’affaristi e capobastoni, puo’ ancora permettersi.
Io credo i giochi non siano già fatti e che dalle urne potranno aversi delle sorprese, magari piacevoli o utili.
(nella prima foto da sinistra a destra:Tabacci, Puppato, Bersani, Vendola e Renzi)
Nicola Guarino