Quirinale e governo: Per amore di verità.

Ci sarà un tempo in cui gli storici si chiederanno cosa accadde in Italia ai tempi di Napolitano. Noi siamo testimoni e dobbiamo ricordare bene. Perché sull’assenza di memoria si è fondata la seconda repubblica. C’è chi come Barbara Spinelli su Repubblica tenta un’interpretazione nuova del fenomeno Grillo. Ma occorre essere molto legati ai fatti e ad un’idea etica della politica, se non si vorrà confondere la realtà storica. Questa è la mia testimonianza.

Come molti anch’ io provo un disagio immenso nel vedere il PD costretto al governo con il PDL di Berlusconi e capisco la comoda posizione di chi come Vendola rinuncia, frantumando l’alleanza con il PD che fu chiamata: “Italia bene comune”.

Rivedo, come in un film, la sequenza di errori politici e della politica che hanno allontanato in questo ventennio i cittadini dalla partecipazione ai partiti, dando vita spesso a forme vitali ed originali di partecipazione ed aggregazione. Penso alle varie esperienze che dal popolo dei fax ai referendum, passando per “Se non ora quando”, fino alle lotte studentesche in difesa della cultura e della scuola (università inclusa).

Qualcuno oggi, di fronte all’inevitabilità del tentativo del giovane Letta di dare un governo al paese uscendo dallo stallo, cerca consolatoriamente di ricordare come Togliatti fu costretto nell’immediato dopoguerra ad interloquire con il re per la formazione del governo, un re che aveva pochi anni prima firmato le leggi razziali.

Sinceramente tutto questo non mi consola e non mi basta.

Mi domando anche come gli storici racconteranno questi anni ed in qualche misura, nel mio piccolo, mi sento testimone del tempo e avverto la responsabilità di cercare con profonda onestà intellettuale, senza farmi prendere da moti passionali, di essere il più obbiettivo possibile.

Del resto il disagio è palpabile, specie a sinistra, finanche in giornali di collaudata esperienza e che ne hanno viste tante nel corso della loro vita. Penso ad esempio, ma non solo, a “La Repubblica”.

E’ bene che il testimone dica senza negligenze quello che ha visto o sentito in merito alle ultime vicende: quelle che attengono al Quirinale e quelle della composizione di un governo che tanti disagi crea, specie, come detto, a sinistra, traendone poi le dovute conclusioni.

barbara-spinelli.jpg In un editoriale mi sembra del 24 aprile su “La Repubblica” l’editorialista Barbara Spinelli, in aperta distonia con un’opinione oggi diffusa, sostiene la tesi che quella di Grillo non sia populismo.

Più precisamente sostiene che a differenza del populista che mente al popolo e lo manipola, Grillo si è semplicemente messo all’ascolto del popolo, dedurrei interpretandone quindi i bisogni e le aspirazioni.

Aggiunge la stessa che grazie a Grillo non abbiamo in Italia fenomeni violenti come “Alba dorata” che viceversa è in Grecia. La Spinelli continua sostenendo che proprio perché Grillo non è equiparabile a fascisti come il francese Le Pen, ha bisogno di una sinistra e la crisi della sinistra metterebbe in difficoltà lo stesso Grillo che sarebbe oggi “contratto” nella sua azione politica.

Non è mai facile fare delle sintesi del pensiero altrui e si rischia sovente di tralasciare aspetti e sfumature che sono significativi. Tuttavia di tutte le cose espresse dalla Spinelli queste sono quelle che mi hanno colpito particolarmente, senza tralasciare la sua tesi che Grillo non sarebbe antieuropeista, come viceversa in modo semplicistico cercherebbe di sostenere Mario Monti, facendo di tutti gli antieuropeismi un sol fascio.

Con tutto il rispetto dovuto ad un intellettuale di primo ordine come Barbara Spinelli, di cui è sempre utile e saggio la lettura, credo che ci siano casi in cui i fatti hanno una tale forza (specie quando reiterati e provati) che ogni deduzione degli stessi rischia di essere fuorviante se non nebulosa.

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La ricostruzione storica s’impone.

In primo luogo va detto che se si sono persi sessanta giorni per poi arrivare all’attuale ipotesi di governo è semplicemente perché il PD, attraverso Bersani e forte della quasi unanimità della dirigenza, ha cercato, vanamente, di ottenere un accordo con il M5S per fare un governo del cambiamento. Ne ha ricevuto in cambio insulti dal comico genovese, il quale ha messo a dura prova la dignità non solo di Bersani ma di tutti i democratici e del popolo di sinistra (elettori di SEL inclusi), che avevano sperato, credo con sincera gioia, in questa ipotesi.

Orbene, la Spinelli dice che Grillo si è messo all’ascolto del popolo, forse sarebbe stato sufficiente che fosse all’ascolto del “suo” popolo. Ricordiamo quelle ore, quelle giornate immediatamente successive alla “non vittoria” del centrosinistra; quando all’appello per un governo del cambiamento, si mossero tutti gli intellettuali italiani, comuni cittadini che sul web raccoglievano in poche ore centinaia di migliaia di adesioni per un governo PD-M5S, mentre sul blog di Grillo andava in scena un’insurrezione contro il “portavoce” del movimento, accusato di non ascoltare il popolo. Ricordiamo le drammatiche assemblee dei parlamentari cinquestelle, con le grida, i pianti, mentre un’assurda consegna del silenzio imponeva a tutti loro di tacere e sfuggire a qualsivoglia domanda. Ricordiamo altri fatti come tutti i sondaggi, che per quanto opinabili, all’unisono sostenevano che il popolo e il popolo grillino in particolare invocavano, dopo il largo successo elettorale conseguito, un forte segnale di cambiamento, un’assunzione di responsabilità innanzi ad un paese che era alla tragedia, con suicidi quotidiani, famiglie disperate, imprese che chiudevano e giovani costretti all’emigrazione per cercarsi un futuro.

Né credo si potesse venire in contro alla richiesta della terza forza in parlamento che chiedeva di governare da sola senza alcuna alleanza (e aggiungo senza alcuna esperienza) chiedendo a tutti i partiti legittimamente eletti e ai milioni di elettori che li avevano votati, di arrendersi ed uscire dal palazzo.

Sono d’accordo con la Spinelli quando sostiene che il populista inganna il popolo, lo manipola ed aggiungo che è esattamente quello che fa Grillo. La mia non vuole essere una semplificazione e francamente non mi basta pensare che se non ci fosse Grillo ci sarebbe “Alba dorata”; è un pensiero che mi consola ben poco. Piuttosto credo che se non ci fossero Grillo ed Alba dorata e magari neanche Berlusconi, saremmo un paese normale.

Sia chiaro che non intendo assolvere i partiti e tanto meno il centrosinistra. Se esistono Grillo e Berlusconi esistono proprio per lo scarso coraggio della politica e dei partiti che l’incarnano, i quali non hanno saputo cambiare questo paese, assecondando un modello di sviluppo disumano, disinformato, privo di coscienza, fondato su apparenze e disvalori che ne hanno minato la storia e la cultura. Perché per decenni la politica e la sinistra in particolare sono state autoreferenziali, hanno perso il tempo a parlare del nulla o di vecchie fiabe ammuffite, mentre il paese bruciava nel silenzio e nell’ignavia, assordato da un solo grande talk show che era diventato la nostra vita sociale.

Se il tentativo di Letta sarà difficilissimo è perché i partiti che io chiamo da logica proprietaria come il PDL o il M5S, hanno abolito ogni senso di etica politica. Ed è triste dirlo nel giorno in cui si festeggia la resistenza all’antifascismo, il valore della libertà e della democrazia, che furono il nutrimento di un’etica politica con cui si costrui’ la storia della repubblica italiana, sono stati avviliti da venti anni di berlusconismo e di mala politica.

Non è un caso che quella etica che consente a Letta un governo di servizio al paese (come lui l’ha definito) si ritrova nel PD che affonda le sue radici nel partito popolare e nel partito comunista che di quell’etica furono interpreti. Temo che un’uguale etica non la ritroveremo nel PDL, cosi come non l’abbiamo trovata in Grillo e si badi bene, ho detto Grillo non i grillini, i quali non hanno un portavoce ma un capo assoluto, altro che democrazia.

Lo sfascio dell’etica politica e poi dell’etica dell’informazione e poi la devastazione materiale ed esistenziale che è stata perpetrata in questi venti anni ci ha portati a questo punto di non ritorno.

Grillo è il sintomo di questo male, è figlio delle tante opportunità che la sinistra ha avuto e perso in questi anni tra cui non ultimi i referendum sulle acque pubbliche e il nucleare.

Ecco perché credo che il centrosinistra debba continuare a parlare ai grillini (in questo la penso come il filosofo Masullo che ne ha parlato proprio sul nostro sito), non a Grillo che ne è il dittatore, perche molti di quei grillini provengono da quella storia di sinistra, e credo che prima o poi a quella storia dovranno tornare. E l’esperienza di un governo comune avrebbe accellerato con vantaggio reciproco il rinnovamento della stessa sinistra. Ma tutto questo è stato impedito dal “portavoce” ovvero dal comico genovese. Il quale predica una democrazia del web ispirandosi al suo guru Casaleggio, ma è un fatto che le decisioni prese sul web non sono verificabili, controllabili da nessuno, nemmeno dai grillini, ma unicamente dallo staff di consulenti legali della diarchia Grillo/Casaleggio.

Grillo è bene dirlo è figlio anche della politica spettacolo di Berlusconi che si è sempre segnalato nell’assioma che non è importante fare le cose ma semplicemente annunciarle, secondo la tradizione dei suoi migliori reality, ebbene la democrazia di
Grillo è sempre annunciata ma mai effettiva (vedasi le primarie sul web, le quirinalie, con la manipolazione dei dati forniti dopo l’elezione di Napolitano, ecc.). La democrazia di Grillo punisce i suoi “figli” quando hanno successo o esprimono un dissenso (vedasi Favia, Salsi ed altri). Vorrei dire alla Spinelli che la democrazia storicamente si fonda sui principi di Libertà, Fraternità ed Eguaglianza, non su quelli del Credere, Obbedire e Combattere.

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E’ evidente che si sarebbe potuto arrivare ad un accordo su Rodotà. Certo il disprezzo profuso dal dominus dei Cinque Stelle non ha favorito questa possibilità, ma va aggiunto, per amore di verità, che prima e dopo la bocciatura di Marini, il PD aveva chiesto ai capogruppi grillini un incontro che gli è stato negato. Finanche dopo la proposta Prodi (che aveva avuto solo 3000 voti meno di Rodotà nelle Quirinalie di Grillo, naturalmente il dato fornito dai suoi consulenti non è verificabile), si era richiesto un accordo con i grillini, che avrebbero potuto pretendere, a giusta ragione, Rodotà capo del governo, anche in quel caso non ci è stata alcuna disponibilità di dialogo. Aver accettato avrebbe imposto al PD l’unità su Prodi oppure avrebbe amplificato il successo dei grillini, rendendo chiari a tutti l’eventuale proposito di accordo PD – PDL, di una parte dei democratici.

La realtà è che Grillo persegue una linea di destabilizzazione dell’ordine democratico, un progetto anticostituzionale, se è vero come è vero che la democrazia italiana nata dalla resistenza e dall’antifascismo si fonda sulla democrazia, nel libero concorso dei cittadini attraverso i partiti politici.

In modo, non me ne voglia la Spinelli, populista Grillo invoca la Costituzione italiana dimenticandone sistematicamente l’art.49 che sostiene come la democrazia in Italia è retta dai partiti (al plurale) e non da un solo partito (ovvero il suo).

Il problema è che il populismo si regge proprio sull’ipocrisia e la manipolazione da cui deriva la sua mancanza di etica . Dichiararsi portavoce ed essere poi sordo al proprio popolo, decidendo secondo un proprio personale disegno politico è ipocrisia.
Sostenenere, di essere europeisti (come ritiene sia Grillo per la Spinelli) e volere un referendum, puntando sulla contingente crisi dei partiti tradizionali, per far cadere l’unità europea e costringere l’Italia ad uscire da quel consesso è ipocrita e, se mi è consentito, anche un po’ eversivo.

Parlare di democrazia e libertà, impedendo ai propri eletti di avere un’opinione, costringendoli ad essere solo esecutori di un presunto mandato popolare (che poi è quello che vuole e decide la diarchia Grillo/Casaleggio) è eversivo e, se mi è permesso, anche un po’ fascista o stalinista a secondo dei precordi dei nostri lettori.

Sia chiaro quindi che nessuno, forse solo Berlusconi, è contento di aver dovuto chiedere questo ennesimo sacrificio al nostro amato Presidente, nessuno è felice di dover abbracciare Berlusconi e i suoi. Ma alternative non sono possibili, dato il rifiuto dei grillini (sarebbe meglio dire di Grillo), i quali dovremmo ritenere sono forse interessati a rendere ancora più grave e lacerante la crisi italiana.

Non si dica che i grillini volevano che il parlamento funzionasse a prescindere dal governo, perché questo, come ha dimostrato in un’altro suo interessantissimo editoriale, proprio la Spinelli non era tecnicamente possibile. Per fare delle leggi, e ancora di più delle importanti riforme, ma questo lo dovrebbero sapere le persone che occupano i banchi del parlamento, occorre un esecutivo (leggi governo) che le attui.

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Ritornare al voto con il porcellum è improponibile anche perché non muterebbe nei fatti l’impasse politico attuale. Sono certo che i partiti hanno fatto malissimo a non cambiare quella legge, malgradi i disperati appelli di Napolitano. Ma questa circostanza non modifica il fatto che tiornare con questa legge al voto sarebbe del tutto inutile.

Ormai, bisogna ingoiare il rospo ed andare avanti, cercando di fare il più possibile, per salvare la vita degli italiani, lo dico senza retorica, forte della cronaca quotidiana, dei discorsi che in giro mi fanno amici e conoscenti. Occorrerà un governo certo di pontieri come il giovane Letta, magari prendendo un po’ di moderati dei due campi, un po’ di tecnici autorevoli. Sapendo che l’ipocrita “portavoce” da domani riprenderà la sua campagna d’insulti contro la politica, bisognerà fare finta di niente ed andare avanti.

La cosa più grave è che consapevole del suo netto vantaggio nei sondaggi, Berlusconi che da bravo populista come Grillo non ha alcuna etica politica, metterà l’esecutivo sotto ricatto imponendo l’acquisizione di tutti i suoi punti programmatici. Il rifiuto del PD e di Monti porterà, nella migliore delle ipotesi, ad una nuova legge elettorale che consentirà al cavaliere di ritornare ad essere il premier. Nella peggiore delle ipotesi….non oso pensarlo…la nostra democrazia non ha ancora compiuto 60 anni.

(Nelle foto dall’alto in basso: Barbara Spinelli, Enrico Letta, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo).

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

4 Commentaires

  1. Quirinale e governo: Per amore di verità.
    Gentile sig. Guarino,
    vi sono diversi punti, nel suo articolo, che non mi convincono. Andiamo con ordine:
    « la comoda posizione di Vendola che rinuncia frantumando…. » , non vedo nessuna posizione di comodo nel prendere, finalmente, posizione nei confronti di atteggiamenti non più tollerabili, di accordi insostenibili ed ingiustificabili, fatti in nome di cosa, del bene comune, del senso dello Stato, dello spread ! Forse è proprio questo atteggiamento della sinistra di questi ultimi anni una delle cause principali della situazione in cui ci troviamo.
    « se si sono persi 60 giorni….. » ciò si è verificato in quanto la dirigenza (non proprio così unita del PD) non è stata capace di formulare una proposta univoca, credibile, inequivocabile e ancora e sopratutto non è stata capace di avvallare e dimostrare la sua determinazione con fatti concreti. Fatti concreti ecco su questo concetto vorrei soffermarmi per qualche secondo, cosa si intende, nell’ambito della politica nazionale per fatti concreti; da parte mia al di fuori della riduzione degli stipendi e della rinuncia ai rimborsi elettorali, da parte del M5S, in questi 60 giorni di fatti concreti non ne ho visti. Mentre, purtroppo, ne ho visti parecchi di fatti concreti verificarsi in barba al pensiero dominante del popolo italiano, puntualmente e , aggiungo un altro purtroppo, senza che questi fatti fossero stati messi in discussione, EFFICACEMENTE, da una classe politica di sinistra che di tutto possiamo dire manchi tranne che di esperienza parlamentare.
    « ha messo a dura prova la dignità di Bersani…. » forse abbiamo un concetto differente della parola « dignità ». Per quanto mi riguarda il comportamento di Bersani, in particolar modo durante le riprese trasmesse dell’incontro con il M5S , è stato particolarmente dignitoso, serio e responsabile, quale il rappresentanti di una grande forza politica dovrebbe avere. Non ho visto nulla di poco dignitoso nel cercare un punto di contatto con l’unica forza politica con cui il PD ha, sulla carta, punti in comune.
    « se esistono Grillo e Berlusconi…… » francamente mi sembra un pochino eccessivo paragonare questi due personaggi, altrimenti cosa potremo rispondere agli elettori del PDL quando, cercando di rispondere ad argomenti, per loro, insostenibili, alla fine stremati ti dico – TANTO SONO TUTTI UGUALI !- Ecco,a mio avviso, un’altra radice dei nostri mali.
    « Grillo è bene dirlo è figlio della politica spettacolo di Berlusconi che si è sempre segnalato nell’assioma che non è importante fare le cose…. » come ho già accennato, l’unico che ha fatto qualcosa di concreto e tangibile in questi 60 giorni e stato il M5S.
    « si era richiesto un accordo con i grillini, che avrebbero potuto pretendere, a giusta ragione, Rodotà al governo, anche in quel caso non ci è stata alcuna disponibilità al dialogo …. » può darsi che sbagli ma mi era sembrato di capire che con Rodotà al Colle si sarebbero aperte delle « praterie » per un Governo PD-M5S, ed in ogni caso io non sono riuscito a capire il motivo del diniego del PD a che un esponente della loro storia, con una storia personale degna di ogni rispetto, sia stato negato. Anche su questo mi piacerebbe capire, durante una riunione dei vertici del PD, dopo la rielezione di Napolitano, la Serracchiani ha esordito chiedendo ragione di questa eliminazione di Rodotà. Nonostante abbia seguito con attenzione gli interventi successivi degli altri dirigenti non sono riuscito a capire…… Forse non sono sufficientemente … POLITICO !
    Al piacere di risentirla, uno che non ha votato Grillo.
    Andrea Chiesa

    • Quirinale e governo: Per amore di verità.
      4 mai 2013 à 11h56min

      par Nicola Guarino — n.guarino@altritaliani.net
      Réponse au message N° 6819

      Gentile Sig. Chiesa, in primo luogo mi scuso se le rispondo solo ora, ma il ritardo è dovuto ad alcuni problemi tecnici del sito, che sono comunque in via di soluzione. Vorrei chiarire che la posizione « comoda » di Vendola deriva dall’eseguità della sua rappresentanza politica che gli permette senza traumi per il paese di chiamarsi fuori dal dover accettare la scomoda posizione di dover far un’alleanza con l’avversario di venti anni. Cosa che il PD non puo’ permettersi. E’ evidente che chiamatosi fuori il movimento di Grillo dalla proposta di « cambiamento » proposta da Bersani, c’era solo questa possibilità oppure il ritorno al voto con il »porcellum » con il prevedibile risultato di proseguire l’impasse nella drammatica situazione sociale ed economica del paese. Bersani ha tenuto un ottimo contegno, il mio riferimento alla situazione umiliante era rivolta all’uso inaccettabile dello streaming imposto dai grillini, i quali hanno una visione maoista da rivoluzione culturale, creare una sorta di processo pubblico alla politica e ai politici, che in realtà nasconde il controllo da parte del « grande fratello » Grillo dei suoi parlamentari, questo a proposito della fiducia che c’è tra i suoi e nei suoi. Questi modi khomeinisti, per me che sono di cultura occidentale sono inaccettabili, specie pensando che nelle loro assemblee interne i grillini non prevedono lo streaming, tanto meno quando parla Casaleggio. In questa visione da politica spettacolo c’è una forte similitudine, e non è la sola, tra GRillo e Berlusconi ; la più eclatante è l’idea stessa di un partito personalizzato sul leader.Ed è vero quello che Lei dice mancano le proposte del M5S. Vorrei dire qualcosa anche sull’affare Rodotà. Sarebbe stato un ottimo presidente e magari con Prodi avrebbero potuto indurre gli stessi grillini a venire fuori assumendosi qualche responsabilità. Un errore di cui abbiamo parlato e che evidenzia tutti i limiti e le contraddizioni attuali del PD. Tuttavia, attenzione a non fare di Rodotà un casus belli. In effetti il buon Rodotà aveva raccolto appensa 5600 voti nelle quirinalie di Grillo e sul suo nome si è poi costruita una campagna mediatica, enfatizzata sul web, che ha dato al fenomeno una dimensione molto più ampia ed isterica della sua effettiva portata. La realtà è che la nostra democrazia è bloccata da classi dirigenti vetuste, occorre che l’impegno dei cittadini porti ad un effettivo rinnovamento. Credo che il giorno in cui non si avrà più bisogno di Berlusconi, Grillo e dei vecchi elefanti del PD, sarà un buon giorno per la democrazia e per la nostra repubblica. In tal senso c’è molto bisogno di spirito critico e costruttivo come credo, se posso permettermi, sia il suo.

  2. Per amore di verità.
    Leggo: « Qualcuno oggi, di fronte all’inevitabilità del tentativo del giovane Letta di dare un governo al paese uscendo dallo stallo, cerca consolatoriamente di ricordare come Togliatti fu costretto nell’immediato dopoguerra ad interloquire con il re per la formazione del governo, un re che aveva pochi anni prima firmato le leggi razziali. »

    Mi stupisce molto questo tenere in alta considerazione Palmiro Togliatti, che accetto’ di « interloquire » con chi aveva « pochi anni prima firmato le leggi razziali ».

    Ma parliamo dello stesso Togliatti, satrapo di Stalin e responsabile di infamie contro i compagni italiani rifugiatisi nel paradiso sovietico e caduti in disgrazia e quindi da torturare ed eliminare?

    Dello stesso Togliatti per il quale noi profughi dell’Istria eravamo da respingere in massa perché « fascisti »? Quel Togliatti che appoggio’, le mire espansionistiche jugoslave sul nord-est italiano, Trieste e Gorizia incluse?

    Ma smettiamola una volta per tutte, caro Guarino, di voler « mandare avanti il discorso » ricorrendo a questa logica da odio civile, propria della prima metà del secolo scorso, e tipica di chi ha portato il cervello all’ammasso e ragiona in termini faziosi, dottrinari, asservito vergognosamente ad un’deologia che ha devastato il pianeta; e che ancora tiene duro in Nord Corea…
    Claudio Antonelli

    • Per amore di verità.
      Gentile Claudio Antonelli,
      se ha letto l’articolo avrà notato che un rigo dopo ho detto che questa tesi, non mia, evocata da altri, non mi consola. Dopodiché, credo che la politica di oggi dovrebbe non rinunciare, come giustamente Lei sollecita con passione, alla memoria critica, ma essere anche capace di liberarsi dei suoi impasse ideologici, guardando alla realtà italiana, europea e mondiale di oggi. Il PD, ad esempio, sconta ancora una diffidenza su chi era democristiano e chi era comunista, segno che ancora non si è stati capaci, in quel partito,di una sintesi che guardasse avanti. Il tutto mentre molti giovani non sanno chi erano i democristiani e chi i comunisti. Non si puo’ invocare la terza repubblica restando schiavi della prima. Avere memoria non deve significare rimanere arenati nel passato, incapaci di interpretare il presente e di proiettarsi nel futuro. Dopodichè, va anche detto che Togliatti, figura oggi molto controversa, più che in passato, ha avuto un ruolo importante sia nella lotta antifascista, sia nella realizzazione della Costituzione che molti, un po’ enfaticamente, definiscono la migliore del mondo. Questo è un fatto che non lo libera dalle gravi responsabilità che Lei evoca e che vanno contestualizzati in quel drammatico periodo della storia italiana. Spero adesso di non passare per un togliattiano, liberiamoci da troppe categorie mentali ed apriamoci ad una discussione storica più serena.

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