Nel linguaggio sulla e della diversità vi sono troppe ipocrisie e forzature, per l’accettazione e per la consapevolezza del proprio e dell’altrui essere, rimane un buonismo del tutto falso e finanche controproducente.
La parola diverso fa paura a tutti. Non c’è niente da fare nonostante gli sforzi mentali e culturali che si possono fare, il diverso fa paura perché non lo conosciamo. Il nostro cervello tende a categorizzare tutto quello che ha intorno e che non conosce, è un meccanismo naturale, fa parte del nostro modo di percepire le cose. È difficile quindi immedesimarsi in un’altra vita, ma possiamo almento tentare di rispettarla se non riusciamo a comprenderla. Ma come? Per esempio iniziando dal fatto che ognuno di noi è diverso l’uno dall’altro, come impronte digitali, uniche per ognuno di noi; come la coscienza che ci contraddistingue, come la nostra anima; non incontreremo mai qualcuno uguale per filo e per segno a noi. Ma la voglia di relazionarci agli altri ci avvicina, ci fa innamorare, ci rende in un’unica parola: esseri umani.
Tempo fa pensavo all’impatto che una parola come “handicappato” può avere sulle persone, o “nero”, o “omosessuale” e mi sono chiesta cosa sia l’assimilazione. Mi spiego. Oggi non si dice più handicappato e si dice “diversamente abile”’ come nell’intento di assimilare una persona che non può muovere le gambe a una che le può muovere. Allora il discorso diventa: in fondo siamo uguali, non siamo diversi e la discriminazione non deve sussistere. Ma la conseguenza apparentemente tollerante non è una soluzione giusta. E’ solo ipocrita, ancora una volta.
Perché una persona che non può camminare dovrebbe essere considerata uguale a una che può correre? Io ad un amico in sedia a rotelle non gli chiederei mai di correre e prendere al volo il bicchiere che sta cadendo dal tavolo e non gli chiederei di fare esattamente quello che faccio io. Io non gli chiederei di essere uguale a me. Non gli chiederei niente e basta. Non farei finta che sia uguale a me fino a non vedere più la sua condizione, forse dovrei accettarla e basta come non si chiede niente di diverso da chi si ama. Quindi mi chiedo: « Perché la parola handicappato dovrebbe essere offensiva? ». Chi è omosessuale è diversamente eterosessuale? E chi è nero è diversamente bianco?
Nel mondo non siamo tutti uguali,(per fortuna) ma tutti abbiamo gli stessi diritti di vivere una vita dignitosa e felice. Non siamo diversamente qualcosa di qualcosa, come se ci fosse un punto di riferimento giusto e il resto si adatti oppure niente.
Purtroppo la stessa cosa accade con gli immigrati: un musulmano è accettabile solo quando si toglie il velo e quando ha gli stili di vita identici ai nostri. Allora lo accettiamo. Allora forse può essere considerato bravo e onesto come noi, se si veste come noi, se parla come noi. Ma l’etnocentrismo è razzismo, l’opposto dell’accettazione. Assimilare le persone a noi stessi non è tolleranza, è solo una prepotente ignoranza, un’imposizione violenta della nostra cultura.
Emanuela Desiati
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