Il bello della musica autentica è che ha il sapore delle piazze e dei piccoli club fumosi e stretti, tanto promisqui da costringere il pubblico a guardarsi in faccia e sorridere. I Piccola Bottega Baltazar sono nati e cresciuti in questi luoghi reconditi della bella Padova portando con sè un folk blues ampiamente rischiarato dal fuoco del tango.
Il loro primo lavoro Poco tempo, troppa fame (2002) dedicato interamente a De Andrè ne rivela le radici musicali del gruppo ma anche le distanze dal cantautore ligure: il cd contiene A foghi spenti, primo successo del gruppo.
I testi dei Bottega sono inizialmente, per la maggior parte, in dialetto veneto che riesce a raccontare più facilmente quel substrato popolare tra il poetico e il comico, anima del territorio dove la band più si esibisce.
Canzoni in forma di fiore nel 2004 è un’ulteriore passo più deciso verso una canzone d’autore con un marchio inconfondibile; in questi anni i concerti si fanno più fitti e cominciano ad arrivare i primi premi a livello nazionale come il RockitEyes. La canzone più rappresentativa è Il Colombre ma su youtube troviamo Trieste e Il grammofono della banda Carità, le quali sono intinte in quello stile ‘900 che i Bottega hanno voluto dare a tutto il disco.
La Piccola Bottega però ha il raro pregio di non ripetersi mai, infatti Il disco dei miracoli (2007) propone un sound molto più intimistico e fiabesco che nel passato, creato apposta perchè l’album è interamente dedicato ad un libro molto particolare di Dino Buzzati: “I miracoli di Val Morel”. Opera sia letteraria che pittorica in cui lo scrittore bellunese racconta di prodigi immaginari. Anche in questo caso la band riceve ottime recensioni e diversi riconoscimenti, inoltre è finalista al Premio Italiano di Musica Indipendente.
Ma la Bottega è sempre aperta e le canzoni da offrire non posso essere uguali a sè stesse, così nel 2010 con il Il Ladro di Rose la band spiazza tutti i vecchi fan un’altra volta suonando un disco difficile da classificare; io, in una recensione sulla rivista Guitar Club, l’ho definita come rock nato non da chitarre distorte ma dalla fisarmonica di Astor Piazzolla “l’anello di congiunzione di una storia diversa, di un rock unplugged, senza amplificatori”. Basta dare un ascolto a L’ombra del Caliburo o a La donna del Cowboy per capire che Il Ladro di Rose non è stato creato per essere easy listening ma, semplicemente, per affascinare come tutte le produzioni del gruppo. Questo disco è stato tra gli otto vincitori di Musicultura ricevendo il premio per la Miglior Musica 2011.
La Bottega è molto presente anche nel cinema indipendente componendo le colonne sonore del film-documentario La Mal’ombra (Premio Avanti! al Torino Film Festival 2007) prodotto da Jolefilm, di Come un uomo sulla terra (finalista premio David di Donatello, Gran Prix Telefrance come migliore documentario del Mediterraneo), di Magari le cose cambiano (Premio Ucca e Premio Avanti! al Torino Film Festival 2009, Premio Docucity Università di Milano 2010) e Il Sangue Verde (premio DOC al Festival del Cinema di Venezia nel 2010).
Nelle produzioni dei Bottega Baltazar si può ascoltare molto della storia recente italiana vista dal mantice di una fisarmonica che si perde fra i passanti.
Pietro Bizzini
(Nota della redazione. Ci scusiamo, i video e brani di musica citati nell’articolo non sono più disponibili su YouTube)