Nel corso del XVIII secolo la moda del Grand Tour appassiona i giovani europei colti e benestanti. Il viaggio in Europa e in particolare in Italia, alla ricerca delle più belle opere d’arte, diventa allora imprescindibile per arricchire il loro bagaglio di esperienza. Roma, la Campania e Napoli in particolare (grazie agli scavi aperti a Pompei, Ercolano e Paestum, città della Magna Grecia) figurano tra i luoghi più frequentati e apprezzati.
Nel Grand Tour dei veri intenditori d’arte e cultura non poteva certo mancare una passeggiata tra i Templi della Magna Grecia. A Paestum uno dei siti più rappresentativi dell’antichità (classificato dall’UNESCO in 1998 Patrimonio Mondiale dell’Umanità), arrivavano da ogni dove, e ancora oggi, studiosi e appassionati di storia e si ritrovavano a godere uno dei luoghi meglio conservati del VI secolo a.C.
Arrivarci in auto, da Napoli, sono meno di 100 chilometri, da Salerno meno di 50.
Il terzo centro archeologico campano dopo Pompei ed Ercolano, chiamato Poseidonia – in onore del Dio del mare – dal 273 a.C. fu ribattezzato dai latini Paestum. Alcuni coloni achei provenienti da Sibari fondarono nella pianura del Sele questa colonia di Poseidonia. In poco tempo la città s’ ingrandì, affermandosi come uno dei principali empori ellenici del Mediterraneo.
Risalgono a quell’epoca i tre grandi Templi dorici che ancor oggi si possono ammirare e la parte centrale del nucleo urbano. Gli scavi iniziati nel 1907, hanno riportato alla luce preziosi reperti conservati nelle sale del museo Archeologico Nazionale. Vi sono conservate le statue di Zeus, le 33 metope provenienti dal vicino santuario di Hera Argiva e gli straordinari affreschi funerari ritrovati nella tomba del tuffatore.
Affascinante il Tempio di Nettuno, indiscusso capolavoro dell’architettura dorica. La costruzione è databile attorno al 460 a.C. Sul basamento s’innalzano le sei colonne della facciata e le tredici sui lati che sorreggono l’architrave decorato; all’interno è conservato l’altare per i culti. Altrettanto importanti i templi di Hera e di Cerere, le mura pentagonali che delimitavano il perimetro della città scomparsa e il Capitolium, principale edificio della colonia latina.
« La Basilica » è in realtà il tempio dedicato a Hera, come testimoniato dalla presenza di ex voto e di alcune iscrizioni riferibili alla dea. Il tempio di Cerere (fine VI sec. a.C.) era invece dedicato ad Atena e sorgeva su una collinetta dominante l’agorà di Poseidonia. Poco distante un complesso culturale « Gimnasium », dedicato al culto Fortuna Virilis-Venus Verticordia. Ad est del parco l’Anfiteatro del primo sec. a.C.
Poseidonia, difesa da mura poderose (le più importanti e meglio conservate dell’antichità) a mano a mano rafforzate, con quattro porte ai punti cardinali, grazie alla felice posizione geografica aperta alle vie di traffico, ai corsi d’acqua ed alla fertilità del suolo, raggiunse in breve tempo – nell’età classica – un notevole grado di ricchezza e di conseguente fervore artistico culturale che culminò nel giro di un secolo circa nella costruzione dei tre templi dorici, eredità impareggiabile di tutta la civiltà greca.
Le mura, alte sette metri e larghe cinque-sei, contavano 28 torri che costituivano il punto di forza del sistema difensivo; sulla sommità delle quali erano poste le macchine da guerra. Esistevano diversi modelli, in auge in quel periodo, fissi o mobili che permettevano di lanciare dardi e grossi proiettili anche a distanza di centinaia di metri.
Dopo un periodo di oblio, la riscoperta da parte di scrittori e poeti del ’500 e ‘600 che, con le loro citazioni su monumenti e caratteristiche del luogo, ne risvegliarono interesse e curiosità.
La « riscoperta » vera e propria però, ha inizio nella prima metà del ’700 quando scrittori, poeti e artisti di molte nazionalità (tra i quali Winckelmann, Goethe, Shelley, Piranesi, Canova) cominciarono a frequentare e ad interrogare le vestigia della rinomata città greca – moda conosciuta sotto il nome di « Grand Tour » – diffondendone la fama per tutta l’Europa.
Nel 1998 l’idea di istituire una Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico (BMTA), dove fino al V secolo a.C. si svolgeva quel florido emporio commerciale, è risultata vincente. In questi ultimi anni l’incontro tra le varie culture del Mediterraneo è cresciuto in modo esponenziale.
L’antica cittadina, dove nel 1828 e nel 1848 si svolsero moti insurrezionali contro il governo borbonico, vanta un’eccellente enogastronomia, dai vini ai rinomati carciofi e alla mozzarella di Bufala.
In questa zona del Cilento lo scienziato americano Ancel Keys per anni ha studiato gli effetti benefici della dieta mediterranea, inserita nella lista di beni immateriali dell’Unesco.
A poca distanza gli scavi di Velia. Nella cittadina della Magna Grecia fondata nel 540 a.C vi soggiornò Cicerone, dopo uno scontro con Bruto.
Mario Carillo
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