Merce di scambio

Berlusconi cede al ricatto della Lega e fa sua la legge che rende reato la “clandestinità”. A quale cultura appartiene questa legge vergogna? – Una legge inutile ed iniqua, figlia di una cultura della paura e della divisione. L’assenza di una efficace opposizione ripropone ancora una volta il tema della crisi della politica. Nel contrasto immagine e testo tutto l’orrore di questa cultura di governo.

Da oggi la clandestinità in Italia è reato. Un reato non gravissimo, l’ammenda è massimo di diecimila euro. I centri di accoglienza degli immigrati, diventano “Centri d’identificazione ed espulsione”, dove il malcapitato, che magari proviene da un viaggio terribile, non rimarrà fino a due mesi (come prevedeva la vecchia legge) ma fino a sei mesi, in una struttura che senza voler esagerare ricorda molto da vicino un campo di concentramento, se non un lager. L’immigrato se vorrà il permesso di soggiorno, dovrà pagare una tassa che varia dalle ottanta ai duecento euro (naturalmente il governo intende, in tempo di crisi economica penalizzare i nuovi ricchi). Paradossalmente, ma fino a un certo punto, sotto il profilo penale rischia di più chi fitta una casa ad un clandestino (fino a tre anni di carcere, si capisce l’immigrato deve essere sfruttato ma la casa spetta all’italiano, possibilmente di razza ariana) o chi favorisce l’ingresso di un immigrato (da due addirittura a quindici anni di carcere). Certamente se il nostro premier darà in locazione una delle sue case ad un immigrato, state certi, il reato sarà depenalizzato. Fanno il loro ingresso le temutissime ronde, disarmate precisa il Ministro leghista Maroni (chissà se interverranno nelle scorribande della camorra o della malavita organizzata in genere).

Siamo al cospetto di una delle pagine più nere della nostra democrazia.
Una pagina tristissima, un ennesimo barbaro capitolo dopo le impronte digitali da prelevare ai bambini rom, l’obbligo per il medico di denunciare il “clandestino” che chiede aiuto al soccorso medico ospedaliero, solo per ricordare altri tragici momenti del razzismo in Italia. Ricordando il grande giornalista Sergio Zavoli, si può dire che siamo ad una nuova “notte della Repubblica”.

Viene da chiedersi quale cultura, e poi, quale cultura politica vi è dietro a questa catena di orrori che ormai sembra essere senza fine.

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Non certo una cultura liberale, che mai si sognerebbe di danneggiare l’imprenditoria, con norme cosi oppressive e restrittive, che limitano finanche il libero uso della proprietà. Non sono certo norme figlie di una cultura cattolica o cristiana, la Chiesa, sia pure attraverso la CEI, ha fatto sentire la sua piena disapprovazione verso una legge che: “aggiungerà dolore a dolore”.

Il governo screditatissimo dal suo premier per i suoi scandali a luci rosse, dove ogni giorno si scoprono nuove escort (una volta più banalmente si chiamavano puttane n.d.r.) usate come merce di scambio da imprenditori, evidentemente per ottenere favori, per allietare Papi, partorisce una legge iniqua e inutile, mentre, per citare solo alcuni esempi, l’economia va a pezzi, con un debito pubblico che ormai ha raggiunto vette insormontabili ed aumentano drammaticamente i disoccupati, tanto, che nemmeno più il bluff del precariato può illuderci di una crescita dell’occupazione; mentre l’Italia ha il record europeo dei morti sul lavoro (quattro al giorno in media) di cui un importante contributo di sangue lo versano quegli immigrati odiatissimi dal governo, ma utilissimi al paese e alle imprese. Tutto questo mentre il sud del paese si allontana, non solo dall’Europa, ma dallo stesso resto d’Italia per carenze infrastrutturali, produttive e quanto altro, vivendo una disgregazione sociale sempre più drammatica. Il governo, da un colpo al cerchio e uno alla botte, da una parte propone di limitare la libertà d’informazione, come dire basta pubblicare le intercettazioni relative alla cronaca nera, che vede protagonista il premier, con le sue corruzioni e i suoi affari sporchi, oppure basta con la cronaca rosa, che riguarda il premier e le sue minorenni e le sue puttane, pardon…escort.

Paradossalmente, il già approvato lodo Alfano (dal nome dell’attuale ministro di grazie e giustizia) terrà immune Berlusconi da possibili reati di corruzione di minori o sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione ed altro, grazie a quella legge fin quando sarà in carica, il premier non è perseguibile. Tuttavia, la vera domanda è. Erano queste le priorità del paese? Colpire i necessari ed inevitabili immigrati, impedire all’informazione d’informare, o forse era prioritario aiutare in questa fase le imprese, i redditi bassi, consentendo di respirare a chi con questa crisi non può neanche più garantirsi un pranzo e una cena? Non era più utile intervenire per regolamentare il lavoro così da impedire tanti lutti, tante morti bianche? Tra poco avremo a L’Aquila, nel terremotato Abruzzo, il G8, io credo che la Storia un giorno dirà, che mai scenario fu più emblematico dell’attuale momento dell’Italia.

Davanti ai grandi della terra, al cospetto di Berlusconi, le macerie de L’Aquila, saranno la giusta rappresentazione delle macerie morali e materiali in cui è rovinato il Paese.

Questo governo di nani, veline e ballerine è pervaso da una totale carenza di cultura e di cultura politica in particolare.

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Non alla sinistra, non ai democratici, ma alla destra, quella destra liberale e colta, alla destra conservatrice e rigorista sui valori etici, chiedo: “Vi sentite rappresentati da questa cultura e da questa cultura politica?”
Alcune foto* che vedete in questo articolo non sono attinenti all’argomento, me ne scuso, ma fanno, a mio modo di vedere, da contrappunto visivo, mostrando, è questa l’intenzione, la cultura (specie in tema di donne) di questo governo che sottintende provvedimenti di legge sciagurati come questo.

La corte di sudditi che ubbidisce e basta, senza avere alcuna coscienza politica, al partito azienda di Berlusconi e alla Lega xenofoba, spinge sempre più gli italiani ad un impoverimento economico, culturale e morale, ad una perdita di senso civico e di amore per la propria patria, allo smarrimento dei propri doveri e dei propri diritti. Siamo al cospetto di un imbarbarimento che finirà, come insegna la storia, per ricadere su coloro che lo hanno suscitato. L’eufemisticamente chiamato “pacchetto sicurezza” è, oltretutto espressione di una ipocrisia politica, figlia di un’ipocrisia culturale, che pervade sempre più il nostro governante. Mentre si istituiscono le ronde, ad esempio, non si dà un solo euro in più per potenziare le forze pubbliche (polizia, carabinieri, guardia di finanza); Si apre la caccia al “clandestino” dimenticando che in molti casi questi immigrati hanno le carte in regola, hanno un lavoro, hanno un domicilio, e sono in attesa da anni del permesso di soggiorno che non viene concesso solo per le solite disfunzioni nella pubblica amministrazione. Si apre il paradosso di bambini nati in Italia e quindi italiani che rischiano di essere separati dai genitori per il solo fatto che è scaduto un permesso di soggiorno che, inefficacemente, la pubblica amministrazione non ha ancora rinnovato, oppure perché l’azienda per cui l’immigrato lavorava a chiuso ed fallita. Un governo suscitatore di paura e immobilismo, incapace di guardare alla realtà del mondo, che crede di allontanare gli immigrati, quasi che questi volessero venire da noi allo scopo di darci fastidio o per turismo o sport e non perché sospinti irrefrenabili fenomeni che genericamente definiamo di globalizzazione, che certamente l’Italia non può arginare da sola. Questa legge, dal forte profumo d’incostituzionalità, magari ci potrà dire qualcosa il nostro giurista Bruno Troisi, sarà inevitabilmente inutile ed inefficace, utile solo a suscitare ulteriormente una cultura della paura e del sospetto verso lo straniero, utile ad esacerbare gli animi degli uni e degli altri.

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A fronte di tutto questo, l’opposizione è ancora una volta incapace di alzare la voce, di mobilitare migliaia se non milioni di cittadini, contro questo perdente modello culturale e sociale. E’ un brutto momento per la cultura del nostro Paese, con intellettuali silenziosi, direi timorosi di esporsi in prima fila, con un populismo, capace di suscitatore solo consensi verso le masse più becere, incolte e culturalmente sottoproletarie, quelle che ancora non hanno realizzato un minimo di senso civico e sociale, quelli che in questa contorta società italiana sono al limite della legalità, se non oltre, che identificano le loro meschine furbizie con quel del loro amato Berlusconi. La Chiesa, sia pure troppo timidamente, ha reagito subendo per questo le reprimende squadristiche e volgari del leader della Lega, Umberto Bossi, che rivolgendosi ad un Vescovo che aveva criticato lo sciagurato provvedimento ha risposto: “E’ solo un prete!”

Aldilà delle non trascurabili questioni etiche, quello che forse molti non hanno capito è che questa legge è sostanzialmente antitaliana; penalizzerà le imprese italiane, aumenterà la criminalità (molti di questi immigrati, disperati diverranno manovalanza della criminalità), le ronde (spesso con inquietanti tatuaggi da naziskin) diventeranno un problema in più per le forze dell’ordine (che è bene ricordare non hanno avuto aiuti dal governo), gli uffici giudiziari, già paralizzati, saranno ingolfati da migliaia di nuovi procedimenti per l’espulsioni, a tutto danno del sistema giudiziario e quindi a danno di noi tutti.

Cosa si può dire se non ricordare ai cittadini che se non ci si occupa della politica, la politica si occuperà di noi….magari con questi terribili risultati.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.