Le mafie sono organizzazioni internazionali e fortemente globalizzate, attive in più paesi e non solo in Italia. Per contrastarle, varie associazioni si attivano per informare il pubblico, promuovere collaborazioni più efficaci a livello internazionale e parificare le legislazioni soprattutto tra Stati europei. Intervista con Luigi Cornaglia, genovese emigrato in Germania e membro dell’associazione « Mafia? Nein Danke ».
Luigi, puoi spiegarci chi siete, perché siete nati e quali sono le vostre azioni e i loro scopi. Un’introduzione, insomma, per un pubblico che forse non vi conosce ancora.
L.C.- L’associazione è nata per reagire ad una discriminazione realizzata dai media tedeschi all’indomani dell’attentato di Duisburg
[[Nel Ferragosto del 2007, a Duisburg, sei uomini vengono «giustiziati» davanti a un ristorante italiano da uomini della N’drangheta, la mafia calabrese. Rimando per più dettaglial sito http://www.mafias.fr]]
nell’agosto del 2007. Prima come inziativa culturale; poi, nel maggio del 2009 come vera e propria associazione. Mafia? Nein Danke! si ripropone di portare avanti la richiesta della società civile di approvare strumenti giuridici piú efficaci nel contrasto alle mafie come quello della confisca dei beni mafiosi. L’associazione vuole parlare di mafia ai tedeschi, vuole coinvolgerli in queste problematiche e far capire loro che non è un problema solo italiano ma anche loro, dal momento che coinvolge direttamente il territorio nazionale. Vogliamo mostrare come il riciclaggio e gli investimenti mafiosi non portano ricchezza ma inseriscono nell’economia sana e regolare un virus che nel lungo periodo può falsare la concorrenza sui mercati e permettere a determinati soggetti, appoggiati dalla rete mafiosa (e quindi ad esempio dotati di grandi capitali non a debito su cui non pesano oneri finanziari) di diventare monopolisti.
Le vostre conferenze e i vostri incontri, come quello su Donne e mafia, “Frauen und Mafia”, da chi sono frequentate? Chi sono i relatori?
L.C.- Le nostre conferenze sono frequentate da emigrati italiani e cittadini tedeschi, direi in percentuali uguali. Tra i tedeschi però si registra l’interesse di chi giá in generale è amante della cultura italiana, chi va in vacanza, chi ha amici o parenti italiani, etc. I relatori sono stati i piú svariati: politici, giudici, poliziotti, giornalisti, attivisti…
Il pubblico tedesco è sensibile al tema, in generale? Nel video «Berlino fa muro contro la mafia», realizzato da RAI News24, una ragazza dell’associazione dice che certe persone sorridono quando parlate di Mafia in Germania.
L.C.- Il pubblico tedesco non è sensibile al tema della criminalità organizzata in Germania; riceviamo il sostegno e l’appoggio di chi è interessato all’Italia e cerca di avvicinarsi al problema mafia-criminalità organizzata e legalità per quanto riguarda l’Italia e non la Germania (spesso restano poi stupiti quando li chiediamo di farsi tirare in ballo soprattutto per quanto riguarda la situazione in Germania). L’atteggiamento dominante che riscontriamo è ignoranza e impreparazione: non sanno quanto la presenza delle mafie sul territorio tedesco sia grave, attuale, ignorata per anni, radicata già e sul territorio e all´interno di classe dirigente-politica. Quindi la reazione è stupore e sorpresa sí, a volte all´inizio anche scherno ma più raramente. Poi, una volta che si sono resi conto del problema, arrivano le reazioni serie e preoccupate. Quelli che si impegnano per la nostra associazione sono poi estremamente motivati.
Concretamente, come si possono contrastare le mafie da un punto di vista internazionale? Ci sono passi avanti della legislazione in Germania?
L.C.- Le mafie si contrastano da un punto di vista internazionale parificando le legislazioni (soprattutto tra Stati europei) e quindi facendo approvare in ogni stato della UE l´aggravante « associazione criminale DI STAMPO MAFIOSO » che manca nella maggior parte degli ordinamenti penali d’Europa. Inoltre, occorre estendere a tutti i paesi della UE il diritto alla confisca dei beni mafiosi; in pratica, se un tizio in Italia è arrestato e un suo prestanome in Germania risulta milionario, tutti quei beni vanno confiscati. Si tratta di un cambiamento enorme e che per essere realizzato richiederà probabilmente ancora molti anni di battaglie, ma dobbiamo provarci. Un primo passo avanti nella legislazione tedesca c´è stato: il recepimento del quadro europeo del 2006 che prevede la confisca dei beni mafiosi. Un altro strumento fondamentale sarebbe poi la costituzione di un’autorità nazionale che abbia il potere di controllare la provenienza dei capitali e degli investimenti sul suo territorio.
Se la società civile riflette sul tema della Mafie da un punto di vista allargato, veramente europeo, cercando soluzioni concrete ed efficaci, in Italia il Parlamento lavora alacramente sul Ddl sulle intercettazioni, di cui si scoprono ogni giorno risvolti ed emendamenti sempre più inquietanti. Qual’è la vostra analisi e che spiegazioni vi date?
L.C.- La spiegazione del ddl e dell’operato del governo è chiara: un governo mafioso fa le leggi per le mafie. Noi resistiamo e da anni, ogni giorno, non c´è nient´altro da fare: Libera, Addiopizzo, Antimafiaduemila, rappresentanti di magistratura, forze dell´ordine, politici seri (Forgione, Garavini, Lumia, Angela Napoli), giornalisti coraggiosi (Abbate, Iannes, Centofante, Pettinari, Masciari, etc). E’grave che quando poi Berlusconi va al congresso del Partito popolare europeo , Angela Merkel, Sarkozy e tutta la destra europea lo accoglie come un loro simile, quando non è affatto un loro simile e il Pdl (Popolo della Libertà) non è un partito conservatore bensí un partito lobbystico del malaffare. Questa cosa all´estero non è ancora passata del tutto e ci adoperiamo per far sí che venga maggiormente compresa.
Chi sono i vostri interlocutori in Italia? Con chi collaborate?
L.C.- Le associazioni con cui collaboriamo sono Flarenetwork, Addiopizzo, Libera. Abbiamo anche contatti con altri gruppi quali Antimafiaduemila, Nerina Gatti, Antonio Nicaso, Francesco Forgione, Ammazzateci tutti.
In particolare, Flarenetwork é il proseguimento del lavoro che fa Libera ma a livello europeo; si tratta di una rete di associazioni di diversi paesi che fanno tutela della legalità e contrasto al crimine organizzato tentando di coinvolgere soprattutto le giovani generazioni e gli youth movements, associazioni di ragazzi, studentesche, etc. In Francia un partner del network manca ancora. Sarebbe importante espandere il network anche in Francia perché l’attività di lobbysmo portata avanti tenta di fare pressioni soprattutto sulle istituzioni della UE a Bruxelles affinché, ad esempio, vengano approvate norme più severe per riciclaggio e venga reso comune a tutti i paesi della UE il diritto a realizzare confische di beni mafiosi anche laddove la tutela della proprietà privata sia molto forte.
Posso concludere affermando ancora una volta che le mafie sono organizzazioni internazionali e fortemente globalizzate, attive in più paesi e non solo in Italia e che per questo motivo è necessario contrastare il crimine organizzato tentando di promuovere collaborazioni piú efficaci tra diversi paesi. Inoltre, in quanto Italiano sento il dovere di fare qualcosa per il mio paese e, vedendo l’impossibilità di impegnarsi politicamente al momento data la debolezza e le ipocrisie dei partiti, credo che l’impegno civile per la legalità e in contrasto alle mafie sia un’opportunità per tutti gli Italiani, all’estero e non, stufi di sentirsi ripetere all’infinito lo stereotipo « Italiano? ah mafia mafia! »
Intervista realizzata da Francesca Sensini
Link necessari:
Il loro sito: www.mafianeindanke.de
Il link al reportage di RAI news 24 : www.rainews24.rai.it
e un video in tedesco: http://www.youtube.com/watch?v=zzyiuTyBTVI
…e se questa non è MAFIA dimmi tu cos’è! Post n°1500 pubblicato il 11 Luglio 2010 da vocedimegaride
Tag: Antonella Morsello, avvocato Francesco Trapani, Comunità Europea, Corte
d’Appello Palermo, Denuncia, Fallimento, Ittica Mediterranea, mafia, Marsala,
Trapani
una vibrante denuncia di ANTONELLA MORSELLO
La vita impossibile dell’imprenditore Martino Morsello: consigliere comunale di
Marsala, nel 1982 aiuta Borsellino a sciogliere il Comune infiltrato dalla mafia.
Mafia e massoneria non gliel’hanno perdonata.
Quella che racconterò è la storia della mia Famiglia. Tutto nasce nel 1999: alcuni
soci della Ittica Mediterranea acquistano dalla fallita Mirabile e.c. socio di
quest’ultima il 12% delle quote possedute a prezzo nominale per l’importo di 600
milioni di Lire. Giudice delegato Caterina Greco. Un altro socio della Ittica
Mediterranea acquista il 3% delle quote possedute dalla Trinacria Costruzione a
prezzo nominale per l’importo di 150 milioni di Lire. Al fallimento di quest’ultima
il Giudice delegato D’Osualdo revoca le quote vendute perchè il valore delle quote
viene quantificato il doppio, circa 300 milioni di Lire. Come mai c’è stata questa
disparità?
Nel Gennaio 2003: l’avvocato Francesco Trapani propone istanza di fallimento
all’Ittica Mediterranea per conto della Hendrix. Il Giudice del pre-fallimentare
Caterina Greco manda in riserva il fallimento e aspetta la desistenza da parte della
Hendrix a firma dell’ avv. Francesco Trapani dopo che siamo stati costretti sotto
minaccia di fallimento a consegnare 100 milioni di Lire alla Hendrix. L’avv.
Francesco Trapani ha un incarico da parte della Hendrix congiuntamente e
disgiuntamente con l’avv. Morgante agendo autonomamente nell’interesse della
Hendrix.
Il 30 Maggio 2003: la Ittica Mediterranea presenta al Giudice Caterina Greco una
relazione dove si evince che la società Ittica Mediterranea non può essere
dichiarata fallita in quanto Azienda Agricola. Regolarmente iscritta alla camera di
commercio di Trapani nella sezione speciale agricola ed iscritta all’ufficio Iva
come attività di pescicoltura, itticoltura, agricoltura con il codice 5021. Il 6
Giugno 2003: il Tribunale dichiara fallita la Ittica Mediterranea. La sentenza è
stata emessa dai Giudici: Benedetto Giaimo (Presidente), Caterina Greco (Giudice
relatore), dott.ssa Planetario Anna Maria (Giudice), prendendo spunto da una
sentenza del Tribunale di Capovetere che non ha nulla a che vedere con l’attività di
acquacoltura come l’attività della Ittica Mediterranea. Nella sentenza di fallimento
17/2003 si evince chiaramente che i tre giudici sono a conoscenza del fatto che
l’avvocato Francesco Trapani abbia chiesto il fallimento della Ittica Mediterranea
così come riportato nella sentenza e omettono di applicare la legge Nazionale
102/92, la legge regionale Sicilia 14/98 art 7 che ha modificato la legge 92/81 e
l’omissione del trattato di Roma dell’art 32 della Comunità Europea, e la sentenza
della Cassazione Sez III 21/07/1993 N. 8123 ed altre. Viene nominato giudice
delegato del fallimento Caterina Greco e curatore fallimentare avv. Francesco
Trapani. C’è da chiedersi: i curatori fallimentari a Marsala vengono scelti per
competenze. per amicizia. per affiliazioni a logge massoniche. perchè amici di
infanzia. perchè hanno interessi nel fallimento?… e. perchè non tutte le aziende
agricole vengono dichiarate fallite al tribunale di Marsala? Sta di fatto che il
curatore fallimentare avv Francesco Trapani ha dimostrato sin dall’inizio del suo
incarico interessi nello smantellamento della società. Non ha salvaguardato
l’immenso patrimonio della società stessa, non l’ha fatta custodire; l’azienda è
stata vandalizzata, ha subito 3 incendi dolosi. L’avvocato non ha lavorato
nell’interesse della società, omettendo di perseguire le banche per usura, per
anatocismo; non ha perseguito l’enel, che ci ha estorto denaro, per un procedimento
civile già iniziato dalla Ittica Mediterranea prima del fallimento, è stato spesso
assente nei processi contro la Ittica Mediterranea e risulta che la sua famiglia
possiede più di 50 ettari di terreno attorno alla Ittica Mediterranea. È stata fatta
opposizione al fallimento 17/2003, sono stati sentiti dei testi che hanno confermato
l’attività di riproduzione del pesce, confermando di fatto che la Ittica
Mediterranea è azienda agricola. Il tribunale di Marsala conferma la sentenza di
fallimento. Tale sentenza viene appellata alla Corte di appello di Palermo per la
revoca del fallimento in quanto azienda agricola. La corte di appello di Palermo
dopo 3 anni con Sentenza n. 134 del 2009 R.G. 2348/06- cron. 4689/09, non ha deciso
riguardo l’ attività agricola della Ittica Mediterranea e della Non Fallenza in
virtù delle leggi: Legge Nazionale 102/92, la legge regionale Sicilia 14/98 art 7
che ha modificato la legge 92/81 e l’omissione del trattato di Roma dell’art 32
della Comunità Europea, e la sentenza della Cassazione Sez III 21/07/1993 N. 8123 ed
altre.
Così come relazionato dalla memoria difensiva dal Prof. Avv Goffredo Garraffa, la
Corte di Appello di Palermo si sofferma sulla inammissibilità del ricorso dicendo,
falsamente, che il ricorso era fuori termine perchè presentato dopo 30 giorni,
omettendo che l’istanza è stata presentata entro 30 giorni e che comunque il
proponente nella qualità di socio opponentesi al fallimento aveva un anno di tempo
per presentare ricorso. Fatto strano: la corte di appello non lo condanna a pagare
le spese, fra le tante altre cose. L’azienda Ittica Mediterranea viene posta in
vendita all’asta per 870 mila Euro in data 26 ottobre 2008 quando l’impianto costò
13 miliardi delle vecchie lire. Abbiamo denunciato che la gara dovesse essere
sospesa per incongruità di prezzo e perchè viziata poiché mancante di alcune
componenti strutturali. ma il giudice delegato Giacalone, ha continuato
nell’espletamento della gara. Il 25 gennaio 2010 il nuovo giudice delegato Francesco
Lupia dopo una nuova perizia fatta all’impianto (perizia stimata per 1.039 mila
euro, ancora molto al di sotto di altra perizia presentata da noi) ha messo in
vendita l’intero immobile. Si è dunque chiesto al giudice delegato di sospendere
l’asta in quanto la società risulta usurata come da certificazione della procura
della repubblica di Marsala, ma il Giudice delegato Francesco Lupia l’ha rigettata.
L’ennesima vendita è il 12 Luglio c.a. Tutto quanto dicharato è dimostrabile, in
quanto le carte sono depositate presso il tribunale di Marsala. Appare chiaro che il
caso Ittica Mediterranea presenta delle anomalie dove si possono ravvisare azioni
criminose che mio padre ha denunciato e per le quali ritiene di essere stato vittima
di messaggi intimidatori quali i tre incendi dolosi che hanno distrutto le strutture
della Ittica Mediterranea. Non si comprende ancora oggi quale sia la funzione del
curatore fallimentare Francesco Trapani che non è stato super partes nella gestione
del fallimento.
Questa relazione è indirizzata a tutti gli organismi di giustizia. Spero possano
contribuire a fare l’interesse della Giustizia. Confido e ho stima in tutti i
Giudici fino all’inverosimile perchè dai Giudici, applicando le leggi, si può avere
giustizia. Il fallimento e la vendita all’asta delle aziende agricole rappresentano
un mostro giuridico politico in quanto l’attività agricola è e rimane l’attività
primaria per sfamare l’umanità con tutte le difficoltà di carattere ambientale ,
biologico, di storture economiche e giuridiche che l’azienda agricola è costretta a
subire, eppoi, perché nel tanto bistrattato Sud d’Italia le uniche attività
produttive sono limitate alla qualità e vocazione del territorio ed andrebbero così
incentivate e rispettate, unitamente agli imprenditori che non senza sudore e sangue
affrontano i rischi d’impresa e garantiscono il LAVORO alle piccole infelici
comunità di questa magnifica terra ridotta ingiustamente a bacino depresso d’Italia
e d’Europa!
Se mi chiedessero cosa ho imparato in questi pochi ma intensi anni direi che non si
è liberi. Se per Libertà si intende il diritto di dire cose che non si vogliono
sentire. L’errore di molti è quello di non far nulla quando viene colpita la libertà
degli altri, non è certo bello lasciarsi impoverire senza capire cosa stia
accadendo, è pericoloso lasciarsi impoverire senza rendersene conto. I nostri
politici sono riusciti solo a creare un nuovo mezzo per sentirci ancora più derisi,
a me non piace la frase sentita spesso nei nostri telegiornali : « da oggi i meno
abbienti avranno la social card », i meno abbienti? Perchè sono i meno? Quali
ingiustizie hanno commesso? Anzi io direi che sono i più abbienti, perchè hanno la
capacità e la forza di vivere nella nostra società con molto meno di quello che ci
vorrebbe per viverla. Ciò che vale è sollevare gli umili di cuore e donarsi a chi
sa donarsi e lo vuole, allora veramente la nostra opera sarà proficua. Esistono
persone dimenticate, eppure non c’e’ nessuno che nel diritto dona loro i loro
diritti, anzi loro sono quelli che sanno obbedire senza mai indicare lo Stato come
colpevole della loro condizione. Ebbene è ardito e semplice scendere in piazza,
gridare la fame sia di chi non può più mangiare che di chi non arriva neanche alla
seconda settimana del mese mentre chi amministra la giustizia e quindi i diritti di
noi tutti resta seduto in poltrona ad osservare e a non agire. Oggi i nostri
politici sanno agire solo nei talk-show accusandosi a vicenda, ma realmente chi sta
costruendo un florido futuro? E’ vero la crisi ha sfiancato un po’ tutti ma non si
sono visti grandi miglioramenti, oggi stiamo assistendo alla strumentalizzazione del
volere popolare, non strumentalizzata al riconoscimento dei nostri diritti ma mirata
al riconoscimento dei diritti dei singoli potenti con annessi amici e compari. Oggi,
quante sono le persone nella schiera degli indignati? Non eravamo quelli che
trovavamo ingiustificabile tutto questo? Non eravamo di destra e di sinistra? Facile
a dirsi, difficile a farsi quando siamo toccati di persona, quando dobbiamo dare
l’esempio, quando dobbiamo prendere una chiara posizione di contrasto al male che
vediamo e che « sappiamo riconoscere ». Siamo alla frutta! Siamo nella condizione
inaccettabile che bisogna « necessariamente » dire ed accettare la menzogna che ci
piace, piuttosto che vedere e combattere la brutta verità che ci potrebbe far
soffrire, dovremmo essere più sinceri con noi stessi e con gli altri e agire
piuttosto che pagare il biglietto per andare a vedere un film in cui gli attori un
giorno potremmo essere noi. E’ la povertà materiale, ma anche e soprattutto la
miseria spirituale che rende l’uomo indifferente alle sofferenze del prossimo e che
riduce in poltiglia ogni anelito di evoluzione e progresso!