I prodotti con un sapore in più: quello della legalità, del riscatto, della libertà
Libera Terra coltiva da anni le terre confiscate alle mafie nel sud Italia. Sono il frutto di una legge importante, la 109/96, sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Una legge fortemente voluta dall’associazione Libera – nata nel 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia e che raccoglie oltre 1300 associazioni del nostro Paese – e approdata in Parlamento dopo la raccolta di un milione di firme.
La legge 109 del 1996 regola l’utilizzo dei beni confiscati alle mafie. E’ il frutto di una nuova presa di coscienza della società civile di fronte alla politica delle stragi condotta da Cosa Nostra nella prima metà degli anni Novanta e che portò all’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino e a una serie di attacchi dinamitardi a Roma, Firenze e Milano. A partire da quel momento, da ogni parte del Paese prese il via l’azione organizzata di chi si ribella alla condizione passiva di assoggettamento alla mafia. La convinzione che la lotta alla mafia per essere efficace deve coinvolgere tutta la società civile, impegnata a diffondere quella cultura della legalità che si pone come principale anticorpo delle mafie diventa, quindi, patrimonio collettivo, così come la necessità di agire in un orizzonte non di straordinarietà ma di quotidianità, andando oltre quella reazione emotiva alla violenza stragista della mafia e organizzando invece un’azione di prevenzione e contrasto.
A formulare il testo della nuova norma concorrono un gruppo di legislatori di diverso colore politico tra cui Giuseppe Di Lello, magistrato, componente storico del pool antimafia di Palermo, allora deputato, che sarà il primo firmatario della proposta di legge. L’obiettivo dei sostenitori della proposta era quello di promuovere la nascita di un movimento teso a riappropriarsi delle risorse sottratte dai mafiosi e dai corrotti ai cittadini e alla comunità attraverso l’azione delittuosa.
Da circa dieci anni, sulle terre confiscate alla mafia la lotta contro l’illegalità passa anche attraverso le armi della terra. Sono tanti i prodotti della legalità: vino, olio, pasta, miele, conserve e legumi. Il metodo scelto è quello della coltivazione biologica e si ispira alle tradizionali e storiche scelte colturali delle regioni del Sud. Attraverso questi prodotti agricoli ogni cittadino può constatare i risultati ottenuti dallo Stato e dalla società civile in questi anni difficili di lotta alla mafia. Certo, le difficoltà non mancano. Ma grazie all’applicazione della legge 109/96 si sta diffondendo anche un metodo di lavoro innovativo: un sistema di relazioni tra società civile organizzata, istituzioni, imprese che, quando c’è stata volontà, coerenza e continuità, si è dimostrato efficace ed ha dato i suoi frutti. Oggi sono in produzione quasi 700 ettari di terreni confiscati alle mafie.
La prima cooperativa Libera Terra – la Cooperativa sociale Placido Rizzotto*– è nata nel 2001, promossa dall’associazione Libera e dalla Prefettura di Palermo: le terre confiscate ai boss di Cosa nostra, dopo anni di abbandono, sono le prime ad essere di nuovo coltivate. La Cooperativa Placido Rizzotto opera sulle terre del Consorzio di Comuni “Sviluppo e Legalità” nell’Alto Belice Corleonese. Il percorso, nel ruolo di ‘pilota’, non è stato semplice e ha visto lo straordinario impegno di soggetti istituzionali. Il 22 novembre 2001 i giovani selezionati, dopo aver seguito un percorso formativo per tre mesi, costituiscono la Cooperativa. Sono seguite le cooperative Pio La Torre Libera Terra (un bene sottratto a Totò Riina) e Terre di Puglia Libera Terra (beni confiscati alla Sacra Corona Unita). I frutti delle loro fatiche (caratterizzati dal marchio Libera Terra), rappresentano i primi esempi di quelle produzioni della »legalità nella qualità », ottenute con i metodi dell’agricoltura biologica, che Libera vuole diffondere ancora in Sicilia, a Partinico, Paceco e Belpasso, e in altre regioni, a cominciare da Lazio e Campania. Un’impresa resa possibile grazie all’impegno di molti ma soprattutto grazie al coraggio e allo spirito di sacrificio dei giovani che hanno scelto di coltivare le terre confiscate alla mafia.
Libera Terra, intanto, è divenuto un progetto pilota a livello europeo: per il numero di soggetti coinvolti, per le dimensioni economiche, per lo straordinario intervento dello Stato, per la riproducibilità in altri contesti territoriali. Soprattutto intende dimostrare che quanto è stato sottratto alla collettività dalle mafie e dal malaffare può essere restituito e diventare occasione di sviluppo. I frutti del lavoro delle cooperative portano il logo Libera Terra, un marchio di proprietà di Libera che ne concede l’utilizzo sulla base di un disciplinare approvato dall’ufficio di presidenza dell’Associazione, e sono commercializzati anche attraverso le botteghe I sapori ed i saperi della legalità presenti a Roma, Napoli, Genova e Palermo.
Un altro carattere distintivo dell’attività sociale delle Cooperative è rappresentato dall’inserimento lavorativo di ragazzi diversamente abili che, altrimenti, difficilmente troverebbero un impiego in una realtà economicamente depressa. Il 30% di tali figure è rappresentato da soggetti svantaggiati. Un lavoro di notevole complessità, che richiede pertanto un impegno e il supporto di tutta la compagine sociale. Inoltre, un fitto calendario di campi di volontariato estivo permette a centinaia di giovani ogni anno di conoscere il progetto Libera Terra, sporcandosi le mani partecipando al lavoro.
L’ambizione è di voler dimostrare che l’assegnazione dei beni confiscati in un territorio possa portare vantaggi concreti non solo a chi gestisce direttamente i beni ma in generale anche ai territori e ai produttori vicini.
Per la realizzazione di tali obiettivi è fondamentale la collaborazione, oltre che delle cooperative socie, anche degli altri partner che, oltre a condividere gli scopi nelle loro missioni, possono, a vario titolo, contribuire al raggiungimento degli stessi. Il cammino verso l’eccellenza del prodotto è fatto di tanti passi. Migliorare le condizioni di produzione e approvvigionamento delle materie prime e dei servizi esterni; cogliere al meglio le opportunità di finanziamento che si presenteranno; razionalizzare l’utilizzo del parco macchine di ciascuna cooperativa; coordinare le attività sociali in sintonia con le attività di Libera anche attraverso la realizzazione di percorsi di turismo responsabile connessi al progetto Libera Terra: sono tutte esigenze che l’assetto precedente delle singole cooperative permetteva con fatica di soddisfare. Per soddisfare queste esigenze è nato il consorzio Libera Terra Mediterraneo, una s.r.l. che include cooperative di Libera Terra, e altri operatori, per realizzare processi di collaborazione nella direzione e nel coordinamento delle attività. Tale società è stata costituita tra aziende che gravitano intorno al progetto Libera Terra e contribuiscono al suo sviluppo e crescita con un ulteriore obiettivo: aprirsi agli agricoltori del territorio che condividano una idea di qualità, fondata su produzioni buone, pulite e giuste. In questo senso partecipano al consorzio Alce Nero Mielizia, Slow Food, Banca Etica, Coopfond e Firma TO, quale supporto alle attività del settore turismo responsabile.
Si tratta di un turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture, che riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio; opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori, per far conoscere l’esperienza delle cooperative che operano sui beni confiscati e la storia della mafia e dell’antimafia visitando luoghi simbolo; valorizza le risorse turistiche del territorio dell’Alto Belice Corleonese in un ottica di sostenibilità e quelle paesaggistiche e naturalistiche del territorio. Le terre liberate dalle mafie sono già meta di percorsi di turismo responsabile, visitate durante tutto l’anno da scuole (migliaia gli alunni in visita nel 2008) e gruppi di viaggiatori.
Il nome stesso del consorzio – Libera Terra Mediterraneo – contiene una promessa: Libera Terra cresce, si mette per mare, conosce meglio le proprie potenzialità e “vede” le grandi sponde del Mediterraneo, con il proposito di accogliere in sè le forze economiche sane in orizzonti sempre più ampi.
Barbara Musetti
*[[Placido Rizzotto (1914-1948) è stato un sindacalista siciliano, rapito e ucciso dalla mafia]]
[[Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera. Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall’Eurispes tra le eccellenze italiane]]