La necessità di un regolamento deontologico sulla pubblicazione d’intercettazioni telefoniche ed ambientali non giustifica una legge repressiva ed ingiusta che mira al controllo della libera informazione.
Interviene Alberto Toscano, il già presidente della Associazione della Stampa estera in Francia.
C’è una cosa evidente: la nuova legge italiana sulle intercettazioni è una pura e semplice assurdità. Si puo’ discutere quanto si vuole del fatto che alcuni magistrati abbiano fatto o possano fare un uso disinvolto delle intercettazioni. Ma non si puo’ – se non al prezzo di ridurre l’efficacia della lotta dello Stato all’illegalità – limitare pesantemente il ricorso alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Questo prezzo non puo’ e non deve assolutamente essere pagato da alcuno Stato democratico. Non deve esser pagato in particolare dall’Italia, dove i rischi connessi con la corruzione e con le attività della criminalità organizzata sono tradizionalmente assai elevati.
C’è poi l’aspetto della pubblicazione dei testi. Ovviamente, intercettando le conversazioni di un sospetto, le autorità competenti si imbattono in una gran quantità di discorsi che non hanno nulla a che vedere col presunto reato. Conversazioni che possono riguardare persone del tutto “pulite” e argomenti del tutto privati. Conversazioni che filtrano spesso e volentieri alla stampa anche se dovrebbero rimanere riservate. Le normali regole del buon senso e della deontologia professionale dovrebbero scoraggiare la pubblicazione di tali testi anche nel caso in cui essi pervengano a un giornale. In Francia non ricordo d’aver mai visto la stampa rendere note conversazioni private, frutto di intercettazioni ordinate dalla magistratura. A maggior ragione se le conversazioni in questione non avevano assolutamente nulla a che vedere con un’ipotesi di reato. In Italia cio’ è accaduto e non è stata una bella pagina nella storia del giornalismo.
Ma questo non giustifica in alcun modo il varo di una legge repressiva. Una legge doppiamente assurda perché – oltre a essere ingiusta – si rivelerà inapplicabile all’epoca di Internet. Quand’anche (cosa di cui dubito fortemente) l’insieme dei giornali rinunciasse a pubblicare indiscrezioni derivate dalle intercettazioni, quei testi finirebbero sul web (magari a partire da un sito straniero) e nessuno potrebbe impedirne la diffusione. Dunque si tratta di una legge ingiusta, inutile e inapplicabile. Ma soprattutto si tratta di una legge pericolosa perché veicola l’idea di poter controllare i giornali attraverso un intervento repressivo, di carattere giudiziario. Per fortuna in Italia c’è (e continua a esserci) la libertà di stampa. E’ bene che certe minacce non entrino – né dalla porta né dalla finestra – nel nostro sistema giuridico.
Oltre a tutto ci entrano “dalla finestra”. La nuova legge non è il frutto di un confronto parlamentare, ma di un atto di forza come il ricorso alla fiducia, destinato a evitare gli emendamenti. Di fronte a un argomento delicato, come quello in questione, il governo avrebbe dovuto accettare l’idea dei tempi lunghi pur di dimostrare agli italiani la propria volontà di affrontare la questione delle intercettazioni in un clima di dialogo nazionale. Il fatto che cio’ non sia stato fatto costituisce un grave errore politico.
Alberto TOSCANO
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