Invito a festa con il libro

L’Italia resta tra gli ultimi posti in Europa per il consumo e la lettura di libri. Si legge poco e male. Piccoli consigli di lettura del poeta e linguista Natale Fioretto per questi tempi di festa. Dalla cucina, alla storia, al nostro tempo, per ritrovare il piacere di pensare.

Ascolto spesso la radio, in realtà la ascolto molto, e stamani la trasmissione di Gianluca Paoletti, Melog 2.0, mi ha fornito, per contrasto, lo spunto per delle riflessioni sul tema “libro”. Chi avesse regalato, nel corso della propria vita qualcosa di perfettamente inutile e, forse, malevolo, avrebbe ricevuto in regalo un “libro infame”. Ecco il tema della puntata.

La mia reazione è stata immediata. Se dovessi pensare ad un libro infame, penserei immancabilmente, a uno di quei libri di cucina che popolano metri e metri di scaffali delle librerie. Di tutte le librerie. Il cibo, infondo, ha un potere consolatorio indiscutibile e ben noto alla grande distribuzione. E poi siamo italiani. Ad onor del vero, di libri di cucina, ne ho pubblicati anch’io.

In Italia si legge pochissimo e male. Se i dati della penetrazione di Internet sono deprimenti: occupiamo stabilmente le parti più basse della classifica europea, la presenza, meglio sarebbe dire l’assenza, del libro nelle case italiane è sconfortante. Si acquistano pochi computer e ancor meno libri. Si legge poco, dicevamo e chi lo fa si porta dietro quell’aura triste di intellettuale di sinistra un po’ sfigato e poco o nulla interessante.

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Però! Però a Natale si regalano libri e se ne regalano tanti. Di tutti i tipi, con una buona preferenza per i libri di cucina appunto che, di recente, sono diventati ancora più appetitosi inserendo dei gadget. Così, acquistando le fatiche letterarie degli chef, più o meno prestati all’arte, si possono ricevere in dono vasetti di spezie, di miele, di sale rosa dell’Himalaya – un must -, bustine di tè , utensili mignon da cucina. Perché non riscoprire, allora, il geniale Artusi de “La scienza in cucina. L’arte di mangiar bene”, scritto in una lingua piena di fascino.

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Lasciando la cucina e spingendoci in biblioteca, vorrei dare rilievo ad alcune pubblicazioni che sfuggono all’editoria blasonata e comincerei con un autore straniero: Mosab Hassan Yousef. Figlio dello sceicco Hassan Yousef, membro fondatore e guida carismatica dell’ organizzazione palestinese Hamas, si converte al cristianesimo e per salvare il suo popolo dai giochi politici di personalità prive di scrupoli comincia a collaborare con lo Shin Bet israeliano. Ne nasce un diario politico-spirituale di grande presa, ben scritto e molto ben tradotto. “Figlio di Hamas. Dall’intifada ai servizi segreti israeliani” è pubblicato per i tipi di Gremese.

Il poliedrico Michele Marziani ha pubblicato per Barbès Editore in Firenze “Barafonda”, un romanzo amaro dalle tinte pirandelliane in cui la vita inventata di Franco Botteghi, personaggio principale, riassume in sé le insicurezze e i grandi mali del nostro tempo. Michele Marziani con la sua lingua al contempo lieve e tagliente fa sorridere e commuovere senza retorica.

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Da un maldestro tentativo di manipolazione della realtà di un’adolescente prende avvio l’assalto al campo nomadi della Continassa, a Torino. A Firenze al grido di “Negri, tocca a voi”, Gianluca Casseri ha freddato due giovani senegalesi per poi togliersi la vita. Considerarli atti isolati, slegati fra loro è riduttivo e superficiale come afferma il docente di storia contemporanea presso l’università di Lucerna Aram Mattioli nel suo “ Viva Mussolini” pubblicato per la Collezione Storica Garzanti. Lo studioso nel suo libro mette in guardia da quanti, eredi politici del fascismo, xenofobi leghisti, ministri del governo con Berlusconi, hanno favorito, se non addirittura imposto, una cultura revisionista che ha dato origine alla peggiore delle Italie.

Di altro tono, ma non meno interessante per la ricca ricerca storica è “Duce truce” di Alberto Vacca pubblicato da Castelvecchi, in cui si presentano i rapporti segreti dei prefetti sugli insulti, sulle barzellette e le caricature che nel periodo 1930-1945 avevano larga fama nell’opposizione popolare al fascismo.

Fino a qualche decennio fa in Sardegna, fuori da ogni clamore, si praticava l’eutanasia.

Era compito di sa femmina accabbadora procurare la morte a persone in agonia che non potevano sperare nelle cure di medici troppo lontani per dare sollievo. Riproporrei la rilettura di uno dei libri più profondi degli ultimi anni.
reflect.jpgNel 2009 Michela Murgia ha pubblicato per Einaudi (collezione Supercoralli) “Accabadora”, finalista al Premio Campiello 2010 e vincitore del Premio Mondello dello stesso anno. Bonaria Urrai, sarta, ufficialmente, ma femmina accabbadora nel segreto delle povere camere di pastori e contadini riassume drammaticamente in sé il desiderio di maternità, di essere, cioè, “porta” per questa dimensione e per l’altra. Consiglierei, a quanti subiscano il fascino della parola raccontata, l’audiolibro realizzato da Emos Italia in cui la voce narrante è quella della stessa autrice.

Perché rileggere? Per richiamare e riassaporare il fascino di pagine note e per spigolarne aspetti che a una prima, e unica lettura, potrebbero restare in ombra. Con questo spirito e contagiato dall’entusiasmo di una mia studentessa ho riletto “Le lezioni americane” di Italo Calvino. Un ciclo di conferenze che non amo definire attuali, ma contenenti un messaggio spiazzante e sempre valido: la conoscenza assoluta è pura illusione.

Natale Fioretto

Università per Stranieri di Perugia

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Natale Fioretto
Natale Fioretto, laureato in Lingue e letterature straniere moderne (russo e portoghese), è docente di lingua italiana e traduzione dal russo presso l'Università per Stranieri di Perugia. Si occupa da anni di metodologia dell'insegnamento della lingua italiana come L2. È appassionato di Valdo di Lione e di Francesco d'Assisi.