Il segreto di Arcore

Se fossi arabofono, cioè in misura di capire più da dentro quel che succede in Tunisia, in Egitto, paesi che amo e in questi giorni seguo, anche se dal di fuori, con emozione, speranza, paura, mi piacerebbe provare a raccontarlo. Di quel che succede in questi stessi giorni in Italia, invece, da italofono qual sono, non riesco a raccontare nulla. Più nulla.

Il mio disagio è carico di anni. Si è fatto muta paralisi da qualche mese. Dall’ultimo articolo che non ho scritto, e che mi è improvvisamente tornato in mente, come per contrasto, proprio mentre ne leggevo uno sugli eventi che si accavallano dall’altra parte del Mediterraneo.

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***

Era la fine di ottobre. Di passaggio da Pisa, una sera, avevo acceso la televisione : c’era Porta a Porta, cioè per chi (beato lui, o lei) non la conoscesse, la trasmissione di politica e cultura serale della principale rete nazionale italiana. Tema della puntata (e mentre cercavo di capire, sono stato anche informato che altre puntate sullo stesso argomento l’avevano preceduta) era «la tragedia di Avetrana», una spaventosa, torbida storia di omicidio a sfondo sessuale, in un contesto di incesto ed altre esplosive rivalità familiari. Assistito da una criminologa, e da altri specialisti, omogeneamente abbigliati, e atteggiati, secondo i più sofisticati criteri dell’estetica berlusconiana, Bruno Vespa si muoveva agile intorno a un plastico, formato realtà, che ricostruiva il luogo del delitto, e in questa sorta di deambulazione parlata si tessevano fra i diversi interlocutori accordi e disaccordi – oggetto della discussione, primo nodo da sciogliere, la possibilità o meno di recarsi da un certo luogo a un altro (non ricordo – Dio mi protegge ? – i dettagli) in un certo tempo, condizione sine qua non alla possibilità che il crimine si fosse prodotto come da prima ricostruzione. E poi telefonate, collegamenti in diretta con familiari della vittima, del presunto colpevole, altri esperti, sino allo scioglimento del primo nodo (la possibilità del presunto assassino di percorrere la distanza data nel dato tempo) e il passaggio al successivo, con nuova appassionata discussione : la corda. La corda, cioè la presunta arma del delitto, di misura anch’essa data : et voilà, quanto tempo è necessario per…, o anche, era possibile con una corda di quella misura…, nel senso che se girando intorno al collo… quando a un tratto: ho visto il conduttore, o uno dei tanti esperti, sfoderare una bella corda, formato natura (intendo : eguale a quella che sarebbe stata effettivamente usata per il delitto), e disporsi, con il gentile aiuto di un altro esperto, a un’applicazione pratica – ma strappandomi alla mia sbalordita ipnosi, ho spento.

(A onor del vero, o se si vuole di Vespa, avevo a un certo punto cambiato canale, ma son caduto su una trasmissione identica, e forse era lì che quest’ultima oscenità è stata imbandita ; si trattava per altro di una delle tante televisioni di Berlusconi, ma oramai in Italia – e questo è meno onorevole – non c’è quasi più differenza, e poi in quella circostanza, con un senso di soffocamento difficilmente descrivibile, sembrava che proprio si trasmettesse a reti unificate, come nei tempi di guerra o sotto dittatura – oggetto : «la tragedia di Avetrana»).

Il razzismo, la xenofobia, sono orrendi ma, ahimé, universali : semmai si rimpiange il tempo in cui l’Italia ne sembrava miracolosamente esente, mentre oggi anche su questo si batte per il primato. (In quello stesso periodo, a Roma, c’è stato il delitto di Anagnina). Ma se dovessi spiegare a qualcuno in cosa consiste il particolare «degrado» di cui si parla a proposito del Bel Paese, il suo tratto «distintivo», racconterei questo, e darei le coordinate di Porta a Porta, e della televisione tutta.

A questo pensavo mentre ero ancora a Pisa, anche leggendo, nei giorni seguenti, i quotidiani che, con La Repubblica in testa, erano come invasi da questa storia, e ci davano giù con ipotesi, dettagli, fotografie, quasi che l’intera Italia si fosse messa alla finestra per abbeverarsi all’orrore.

Era insomma come se fosse stato messo in scena un gigantesco reality show, ma con tragedie sin troppo vere. Anche perché scoprivo che di questa storia aveva persino fatto parte il disvelamento in diretta, e in presenza dei protagonisti, dell’assassino presunto, con la televisione che era entrata proprio in quella casa, in un certo senso precedendo la magistratura : con la successiva gara fra gli stessi protagonisti, offesi o offendenti, colpevoli e no, a rilasciar interviste, sempre in televisione, come se il mostrarsi, pubblicamente, sempre e comunque, anche nelle proprie mostruosità, fosse al di là di tutto l’obiettivo da raggiungere.

***

A questo pensavo all’inizio di novembre tornando a Parigi, e avrei voluto appunto raccontarlo, analizzarlo. Ma ecco che mentre si accumulavano idee di varia portata sociologica (il trionfo dell’immagine, la cronaca nera come elemento di distrazione, etc.) scemava la voglia di scriverne, credo anche per un antico pudore che mi impedisce di speculare in generale a partire da reali tragedie individuali – e poi ho smesso di pensarci tout court.

Come un’eco lontana ci ripenso oggi, mentre fremo con altri per Tunisia e Egitto,

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rivedendo la televisone e i giornali italiani (la Repubblica in testa) catturati di nuovo dalla cronaca nazionale. Niente sangue, questa volta (almeno…), ma sempre sesso, che del binomio è quello che vende di più. E poi, certo, la cosa ha portata politica, perché sono in gioco niente di meno che le dimissioni di Berlusconi. E a me, e da subito, la parola mi muore in bocca.

Così, mi è venuta voglia di inventare un titolo a effetto, che «tiri» (Il segreto di Arcore), perché qualcuno allettato dalla promessa lo clicchi, ed arrivi sin qui, per potergli dire, semplicemente : di Arcore, di Berlusconi, non mi va più di dire nulla !

Intendiamoci. Molte cose che leggo negli articoli degli antiberlusconiani (di cui, com’è ovvio, faccio parte da sempre), alcuni eccellenti usciti anche su questo sito, sono sacrosante : Berlusconi ha abbassato ai minimi storici la soglia della moralità, in qualunque altro paese un politico coinvolto in un simile scandalo si sarebbe dimesso da un pezzo, insediare in posti di responsabilità persone i cui meriti sono essenzialmente sessuali, come ancora il sovrano disprezzo per la magistratura da parte del capo del governo, sono indegni di una democrazia, etc. Ma ecco – e spero di non essere frainteso – la mobilitazione costante intorno a questi temi, il pettegolezzo mediatico (va oggi di moda dire «gossip») e lo spionaggio sessuale diventati arma privilegiata della battaglia politica, mi sembrano, più che antidoto, sintomo di questo clima di sfascio.

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Anche, vedo un’Italia incendiata in una nuova ondata di voyeurismo collettivo, che in certo qual modo accomuna le due parti in guerra : quelli che guardano Berlusconi, e il suo clamore di feste e donne più o meno maggiorenni, con ammirevole invidia (questo intravedo dietro la presunta indifferenza collettiva del popolo berlusconiano, e affini, che resta, temo, la maggioranza del paese), e quelli che guardano Berlusconi per stigmatizzarlo, magari mettendosi «sotto l’alto magistero morale» di non ricordo quale Cardinale, o Monsignore, o ripescando i
«veri valori della famiglia», come ha detto un’importante esponente del Partito Democratico, di cui anche, per fortuna, mi son scordato il nome.

(Discutendo con l’amico Lamberto sull’opportunità o meno di scrivere un articolo del genere, ci siamo immaginati che un giorno un qualche sociologo potrebbe lanciarsi – riprendo le parole di Lamberto – in «una lettura parallela del sesso tragico di Kennedy, di quello goliardico di Clinton nell’America più o meno puritana e quello da avanspettacolo di Berlusconi nell’Italia sfatta»)

È giusto firmare petizioni ? manifestare contro ? urlare che l’Italia non è un bordello ? agitare cartelli con su scritto «sono una donna – o un uomo – e dico basta» ? Infiammarsi con Santoro e Fazio, o Travaglio, che indagano sul caso Ruby ? Calare giù dai balconi lenzuola con su scritto «dimissioni» ? (ma per grazia di Dio, che non si sventolino tricolori, né si parli di valori, di famiglia, di patria»…) Fabbricare simpatici video di satira sulle feste di Arcore ? (la Commedia sembra decisamente una delle dimensioni che meglio si addice all’Italia). Magari sì, se il Paese è finito in questo vicolo cieco. Senz’altro sì se tutto ciò farà sì che finalmente Belusconi faccia la valigia.

Eppure, a volte (e sempre di più) ho l’impressione che questo parlar male, questo agitarsi contro, esclusivamente su temi di moralità sessuale, con il loro contorno, rischi di alimentare, o meglio faire mousser la maionese italoberlusconiana. Ed io vorrei semplicemente cambiare pietanza. Probabilmente anche ribellandomi al «mestiere» di italiano, che mi obbligherebbe sempre e comunque, dovunque io viva, qualunque cosa faccia, a parlare – bene o male – di Berlusconi.

(Ci sono anche altre volte in cui mi vien di pensare a certi vecchi peplums bas de gamme sulla fine dell’Impero Romano, con da un lato «la compulsiva decadenza dei costumi» e dall’altro predicatori scandalizzati che preconizzavano la fine di quel mondo).

Qualcuno dirà che questa mia nausea annoiata è il sintomo di una sorta di depressione storicamente determinata, un’allergia psico-somatica agli infiniti decenni del berlusconismo. Sia. Ma è politicamente, culturalmente che diffido delle mobilitazioni che si fanno solo o quantomeno soprattutto in nome della morale.

Dall’immigrazione, alla cultura, alla politica estera, all’economia, alla scuola pubblica (e ai soldi per le privata !), a tutte le vergognose leggi ad personam – per non parlare della non legge sul conflitto di interessi, per cui questa avventura non sarebbe mai dovuta cominciare… – motivi ben più gravi avrebbero dovuto spingere l’Italia a sollevarsi contro il padre padrone, e dire : basta. Ma – sia pur con encomiabilissime sacche di resistenza – il paese ha digerito tutto.

Ed allora, sì, lo ammetto : che oggi – mentre nelle strade di Tunisi o al Cairo ci si batte per la libertà, si cacciano i tiranni per un progetto di società (buono o cattivo che esso possa rivelarsi in seguito) – l’Italia si appresti (forse !) a liberarsi di Berlusconi in nome della sua condotta sessuale mi mette addosso una grande tristezza.

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Quindi, al di là della tristezza, mi provoca una certa inquietudine su quel che sarà il dopo. Chi e come governerà il paese, dopo, se Berlusconi sarà battuto non dalla politica, dalla cultura civile, ma da un’allegra, farsesca «rivolta delle mutande» ?

E mi vien voglia, appunto, di guardare e pensare altrove.

Dove fra l’altro so che si possono incontrare altri Italiani (Altritaliani ?), integralmente antiberlusconiani, in sintonia con quel che ho appena scritto.


Et c’est en italien – non pas en français, comme j’avais d’abord pensé le faire – que j’ai écrit cet article, pour rendre hommage à l’un des seuls aspects profonds de l’Italie avec lequel je me sens à l’aise, depuis toujours et sans réserve: sa langue, qui est aussi la mienne.)

[p.s. Ho esitato a lungo prima di «pubblicare» questo articolo, l’ho fatto leggere a diversi amici e studenti, ho riflettuto su suggerimenti, e critiche, ho aggiustato, levato, aggiunto frasi – ho esitato per timore di essere frainteso, quasi volessi gettare un superbo anatema contro le manifestazioni che chiedono le dimissioni di Belusconi, cui invece, sia pur nel disagio, aderisco. Solo, vorrei che questa «voglia» di dimissioni prendesse una piega piuttosto che un’altra, perché non si cada dalla padella nella brace – la Lega è alle porte… – perché si possa almeno sperare, dopo anni di crescente degrado, di girare veramente pagina. Vale la pena, credo, di capire cosa non vada nell’opposizione, perché Berlusconi abbia vinto tanto in profondità. Allora, forse, anche questa mia riflessione potrebbe servire, in mezzo alla mobilitazione, per cominciare a discuterne. Dopo, sarà troppo tardi…]

Giuseppe A. Samonà

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Giuseppe A. Samonà
Giuseppe A. Samonà, dottorato in storia delle religioni, ha pubblicato studi sul Vicino Oriente antico e sull’America indiana al tempo della Conquista. 'Quelle cose scomparse, parole' (Ilisso, 2004, con postfazione di Filippo La Porta) è la sua prima opera di narrativa. Fa parte de 'La terra della prosa', antologia di narratori italiani degli anni Zero a cura di Andrea Cortellessa (L’Orma 2014). 'I fannulloni nella valle fertile', di Albert Cossery, è la sua ultima traduzione dal francese (Einaudi 2016, con un saggio introduttivo). È stato cofondatore di Altritaliani, ed è codirettore della rivista transculturale 'ViceVersa'. Ha vissuto e insegnato a Roma, New York, Montréal e Parigi, dove vive e insegna attualmente. Non ha mai vissuto a Buenos Aires, né a Montevideo – ma sogna un giorno di poterlo fare.

32 Commentaires

  1. Il segreto di Arcore
    Giuseppe,
    c’è qualcosa di nuovo.

    Mi sembra di vederlo non solo in me, né solo in quei pochi con cui mi confronto. E’ un qualcosa che attraversa tutte le manifestazioni della più semplice quotidianità: è un senso di URGENZA.

    Si catalizza su Berlusconi, comincia a toccare il berlusconismo, ma ha dietro qualcosa di ben più solido della morale, o anche dell’etica pubblica.
    E’ una sensazione di imminente showdown, su tutto.

    Perché davvero non si arriva più a fine mese, davvero non si sa più come infondere speranza nei figli, davvero la cronaca supera i peggiori incubi, e viene raccontata peggio che in un incubo.

    E accadono enormi cose nuove, questa del Maghreb lo è, quella della ingestibilità dei mercati finanziari lo è, e nessuno sa come affrontarle.

    La metafora tremontiana del videogioco in cui uccidi un mostro e ne compaiono altri due è pelosa, detta da lui, ma molto azzeccata.

    E il nostro risibile ducetto invecchia, è accerchiato, e assolutamente incapace di immaginare lui stesso la propria fine. Tanto da pretendere (in una forma che è definibile isteria senile) accelerazioni e sterzate che immagina (e probabilmente sarebbero) definitive. L’ultima è la riforma della Giustizia, con le connesse modifiche costituzionali.

    Tutto questo è sottopelle in molti. La maggioranza fra questi non sa neanche definire questo sfarfallìo di stomaco che accompagna la giornata.

    Ma la novità è la percezione diffusa che qualcosa sta per succedere, deve succedere.

    E allora l’urgenza cambia il quadro, e cambia ognuno di noi, gli attori.

    Non è la misura di ognuno di noi che è colma. Per quella si trova sempre un doppio fondo, un canterano in cantina ancora da riempire. E’ la misura del mondo così come lo conosciamo, che è colma. E questo è ben altro.

    E anche le nostre facce di sinistra, quelle che la maggioranza di questo paese antropologicamente detesta, all’ultima manifestazione (quella del Dies Irae, che è stato, confermo, bellissimo) mi sono sembrate diverse.

    Un abbraccio, da un uomo del secolo scorso.

    Alfonso

    • Il segreto di Arcore
      Caro,
      Il tuo messaggio mi fa felice, e mi turba. In fondo, mi rendo conto adesso, era proprio sperando in messaggi come il tuo che ho « diretto » la penna verso l’Italia. Mi turba, anche: è come se tu, ed altri, mi accusaste, anche se amichevolmente, di non vedere abbastanza a fondo quel che succede in Italia, dentro la sua « rivolta ». In parte è sicuramente vero, perché è vero che chi sta fuori non vede cose che chi sta dentro vede – ma anche è vero il contrario. Così, condivido quasi tutto di quel che dici, e sono con te e con quelli che come te sono « in rivolta » – il quasi che (forse) ci divide è la percezione di quanto siano forti e radicati B. e le sue idee nelle società di oggi. Io temo che lo siano ancora enormemente, e che il vento maghrebino in Italia scaldi una minoranza di cuori. E non parlo di minoranza politica, ahimé, ma di qualcosa di più profondo, e che viene da lontano. Am I wrong? come diceva l’amico del big Lebowski? Speriamo di si’. G.

  2. Il segreto di Arcore
    Caro Giuseppe, ti avevo scritto ma ora rilancio nel Foro…
    Ti dicevo che l’articolo rivela nella sua veste finale tutta la sua bellezza e la sua efficacia politica malgrado o forse proprio per l’ossessione delle sfumature che ti caratterizza, questo terrore di essere dogmatico, assertivo ed è, per usare un tuo aggettivo, splendido. Al di là della felicità delle espressioni della tua analisi, il punto politico che suona, non c’è niente da fare, come una critica grave alla sinistra in tutti questi anni di confronto con Berlusconi e la sua italia, è questo:
    « Dall’immigrazione, alla cultura, alla politica estera, all’economia, alla scuola pubblica (e ai soldi per le privata !), a tutte le vergognose leggi ad personam – per non parlare della non legge sul conflitto di interessi, per cui questa avventura non sarebbe mai dovuta cominciare… – motivi ben più gravi avrebbero dovuto spingere l’Italia a sollevarsi contro il padre padrone, e dire : basta. Ma – sia pur con encomiabilissime sacche di resistenza – il paese ha digerito tutto. »
    Giusta e necessaria la tua critica Giuseppe, da insistere affinché sia fatta propria dall’opposizione perché una volta passato Berlusconi la sua italia resta.
    Tu sai quanto questa “cosa” dell’Italia, non voglio dire ‘mi tormenti’ ma almeno mi abiti. Sei tu che hai fatto entrare nel sito di altritaliani uno stralcio di uno scritto in progress, iniziato verso il 2000 e intitolato “Spaese mio”. Ho cercato e cerco di capire perché tutto è finito così. Che cosa ne so? Credo che l’Italia soffra di una malattia congenita ereditaria iniziata addirittura prima che nascesse come Paese nel 1861. Una malattia congenita del “sociale”, del politico nel senso della polis, che è andata peggiorando con i secoli. Colui che prima e meglio di qualsiasi altro ha capito l’Italia e gli italiani è stato Leopardi che ne ha diagnosticato il male in una fase precocissima, nel 1824, quasi quarant’anni prima della nascita ufficiale. Il male di cui soffre l’Italia e tutti i suoi figli non è ovviamente una nostra esclusività sulla terra, anche altre società ne sono state e ne sono colpite. Ma come dice Leopardi gli italiani ne soffrono al massimo grado: sono il popolo “più filosofo del mondo”, il che vuol dire il più cinico. Perché? Perché il potere ci ha corrotti. Una lunga pratica: prima quello imperiale romano, poi quello principesco e ecclesiatico dal medioevo al risorgimento. Nel senso della decadenza l’Italia è all’avanguardia ma le altre “grandi democrazie” stanno mostrando già da tempo gli stessi sintomi. Non è una consolazione. Nel frattempo, una cura? Non credo ci sia. L’Italia dovrebbe rinascere, sparire e poi rinascere. Ma ora sta solo disfacendosi. Questo mi addolora perché se ne vivo fuori dal 1981, come te,
    l’Italia sta dentro. Un abbraccio
    Lamberto

    • Il segreto di Arcore
      Caro Lamberto, ritrovo nel tuo messaggio molti temi delle nostre chiacchiere canadesi, il tanto in cui siamo cosi’ d’accordo, il poco in cui vediamo (per fortuna) le cose da angoli diversi. Mi colpisce, mi sorprende, mi fa pensare, in particolare, quell’addolorato pensiero per l’Italia che sta comunque « dentro ». Già, quanto e come si pensa il paese in cui si è nati e si sono passati i primi anni della propria vita? Ma questo, mi sembra, merita una risposta a parte… Gius

  3. Il segreto di Arcore
    Caro giuseppe,ti scrivo in risposta sperando che questo sia lo spazio per rsponderti.
    Ho partecipato in questi anni a tantissime manifestazioni ed azioni di protesta. A Roma , quasi ogni giorno ci sono mobilitazioni di ogni tipo. Gli scioperi e le agitazioni che abbiamo portato avanti per un anno intero nelle scuole di ogni ordine e tipo, dalla materna all’università, contro le « riforme » della ministra Gelmini hanno visto insieme bambini, studenti ,insegnanti ,famiglie, docenti universitari.
    Non siamo tutti berlusconiani.
    Ma il potere del notro premier è un concentrato straordinario .E’ un potere che è stato studiato e costruito lentamente dalla P2 di Licio Gelli, ossia da tutti i poteri forti dell’Italia : dalle associazioni mafiose in primis e tutto il loro aggregato di poteri finanziari e politici.Le regole di una normale democrazia sono state abolite in realtà. Stiamo lottando contro una dittatura.

    • Il segreto di Arcore
      Cara Antonella, ma te e quelli come te sono la famosa Italia dei « gentiluomini e delle gentildonne », quella dei Piero Gobetti e delle Tina Anselmi, dei Falcone e dei Borsellino, dei grandi giuristi come dei piccoli onesti operai, cui sempre penso e che sempre cito per dire che c’è « dell’altro ». Lo so bene che « non siamo tutti berlusconiani »… come mai potrei pensare una cosa del genere?. Non sei tu, né quelli come te che si devono offuscare delle mie parole, ma semmai una certa opposizione ufficiale, specie quella mediatica. Per altro, ed è questo per me il cuore del problema, il sistema berlusconiano ha molto della dittatura, sono d’accordo: ma il fatto è che (nonostante piazze scioperi etc.) è una dittatura che ha voluto la maggior parte degli Italiani… (vedi messaggio di Marina più sotto)… E temo che la vogliano ancora in molti. Mi sbaglio? Spero di si’!!!

  4. Il segreto di Arcore
    Caro Giuseppe,
    ma le piazze piene di donne, e non solo, mostravano chiaramente con i cartelli, gli striscioni e gli interventi come « l’altra Italia » abbia ora ben presente che i problemi
    sono ben altri e vanno dall’economia, alla scuola, alla sanità.
    Credo che il recente libro di Rea molto aiuti a capire il quadro da te così ben descritto. Chi come me e i miei amici continua ad indignarsi, a firmare, a discutere e a scendere in piazza in questo paese non è una minoranza, ma non riesce a trovare una efficace espressione politica, grazie ai personalismi disgreganti che ci dividono.
    Un abbraccio
    Lucia

    • Il segreto di Arcore
      Cara Lucia, era Nenni che diceva « piazze piene, urne vuote »? Qui purtroppo neanche le piazze son piene, o lo sono a corrente alterna, da anni. Intendiamoci, mi si accende il cuore quando le vedo, quelle piazze, quando vedo i visi indignati, o anche sorridenti, dei giovani, donne « e non solo », e meno giovani. Ma ahimé non credo di poter dire come te che « non è una minoranza ». La pancia del paese è gonfia di antico « fascismo » e « qualunquismo », e di un sovrano disprezzo per tutto quello che è « bene comune ». E spero tantissimo, credimi, che tu abbia ragione, nelle valutazioni, ed io torto. Ti abbraccio forte, Gius.

  5. Il segreto di Arcore
    « Un movimento alterno di speranza e delusione che ormai dura da anni. Un pendolo che un po’ alla volta si sta avvicinando al cuore. E nessun generale francese in vista che ci liberi dall’Inquisizione. » (Il mio amico Dust su ff)

  6. Il segreto di Arcore
    Caro GS,
    come non essere d’accordo su tutto quello che dici… Ammiro il fatto che tu abbia ancora la voglia di indignarti, forse perché vedi le cose con una sana distanza, vivendo all’estero. Io invece da tempo mi sono smaronata di vederne e di sentirne, sempre più grosse e deliranti.
    Ieri, in uno dei suoi tanti bei discorsetti, ha detto che Napolitano, in combriccola con i PM, gli bloccano le approvazioni delle sue buone riforme « ad personam », perché sono tutti comunisti, e che la scuola pubblica italiana sta educando a falsi valori le nuove generazioni.
    Tutto questo naturalmente frainteso come al solito dalla stampa comunista.
    Ma il mio sdegno ormai non è neanche rivolto a lui, ma alla tremenda stupidità del popolo italiano, che non scende in piazza a chiedere la sua testa d’asfalto, come succede nei paesi arabi in questo momento.
    Perciò penso che gli italiani siano il vero terzo mondo intellettuale.
    marina

    • Il segreto di Arcore
      Cara ziamarina non ti ho risposto personalmente perché ti avevo risposto con citazioni dirette e indirette rispondendo a un paio di messaggi sopra il tuo. Da Trieste comunque sono arrivate qui le ventate più fresche. Chissà, forse dai margini…

  7. Il segreto di Arcore
    Caro Giuseppe,

    Ti scrivo in francese la mia reazione a caldo sul tuo articolo che mi ha comosso e piaciuto per la giustezza del suo proposito.

    D’abord c’est le regard que tu portes sur la réalité italienne. Et c’est le regard d’un écrivain véritable -ce qui est rare aujourd’hui- qui évite les écueils si tentantants de l’antiberlusconisme. C’est d’ailleurs cette opiniâtre volonté qui donne à ton analyse son équilibre et sa puissance d’évocacation. Tout se passe comme si,en tant qu’auteur, tu cherchais à échapper à la force d’attraction du simpisme dans laquelle on eu trop tendance a réduire la culture politique italienne aujourd’hui. Ton analyse montre qu’une voit médiane est possible: la voie de la complexité et de la culture.

    Que cela vienne de l’extérieur -de cette communauté transnationale d’italophones- n’est pas fortuit. De tout temps, les diasporas possèdent une force de transgression et de transformation, parfois phagocytée ou inexistante dans le périmètre du pays d’origine. Et de cette dynamique, ton texte en témoigne éloquemment.

    • Il segreto di Arcore
      Caro Fulvio, ti ringrazio et (voilà, je continue en français) j’endosse sans réserve le dernier paragraphe de tes remarques. J’endosse aussi la voie de la complexité, que tu évoques – mais avec une précision. Cette complexité ne devrait pas brouiller la seule chose qui est simple dans ces dernières vingt années, en Italie, et qui devrait être dite de façon simple et claire: le berlusconisme, qui représente (et revigore) l’ « éternel fascisme italien » dont parlait Carlo Levi est une des pires catastrophes qui soit arrivée au pays depuis sa naissance. Là-dessus, à mon avis, il n’y a pas de véritables nuances possibles, ni de « voie moyenne »… Do you see what I mean ? Gius

  8. Il segreto di Arcore
    Caro Giuseppe,
    condivido con te e con molti altri, la “nausea annoiata” e “l’allergia psicosomatica” con le quali galleggiamo nella palude del progetto politico culturale berlusconiano. I miasmi purtroppo sono penetrati nel discorso e nei luoghi comuni di molti di quelli che professano di combatterlo. I “cervelli” della propaganda dell’Italia berlusconiana, di fronte all’impossibilità di coprire quello che è evidentemente palese, fanno leva sul ritornello del “moralismo dei benpensanti del centrosinistra” contrapposto alla vitalità spettacolare del vecchietto simpaticamente trasgressore. Gonfiano l’informazione fino a portare il recettore alla noia e all’indifferenza, svuotandola di tutto quello che è veramente politico. Metodo vecchio ma grottescamente efficace. Il rischio di cadere nella trappola è certo, ma credo che l’accumulo irritante d’abusi di potere, la crisi economica, la corruzione, il disastro politico e culturale, siano il vero motivo ( mi auguro ) per il quale la gente si sta svegliando.

    • Il segreto di Arcore
      Carissimo, e certo che sono d’accordo, poche parole, ma così fini, penetranti, inusuali. Verso la fine, tuttavia, sussulto, quando parli di « risveglio » (che ti auguri, ed io con te, insieme a molti). Sussulto perché, sempre da Trieste, mi giunge il messaggio di un altro amico, che si conclude così: … « Si’, hai ragione: ci sono molti motivi per scendere in piazza come al Cairo, non e’ una singola persona ma la sua corte e il suo modo di governare che dovrebbero essere spazzati via. Ma anche l’offesa piu’ plateale al senso della civilta’ e dell’umanita’ – vedi la bambina extra-comunitaria lasciata
      senza pranzo perche’ i genitori non avevano piu’ soldi – non riesce a indignare e sollevare l’altra meta’. Questo il danno piu’ nefasto di questo ventennio. Il sonno. » E sono io che sottolineo: l’Italia si sta veramente risvegliando? Un fuerte abrazo. Gius

  9. Il segreto di Arcore
    Permettez-moi quelques remarques, même si je ne suis pas très au fait des réalités historiques italiennes, je m’intéresse de très près à l’Italie, à sa langue et à sa culture.

    Il se trouve que la semaine dernière, par hasard je suis tombée sur un journal de droite -comme son nom ne l’indique pas– à savoir Libero. J’ai été effarée de constater que la plupart des articles de fond s’en prenaient avec véhémence aux adversaires de Berlusconi, les assimilant tous à d’anciens militants gauchistes, leur reprochant de critiquer le comportement du chef du gouvernement avec des arguments moralisants alors qu’ils avaient eux-mêmes défendu les mouvements féministes dans leur jeunesse. Puisqu’à cette époque on avait revendiqué que les femmes soient libres de leur corps, pourquoi 30 ou 40 ans plus tard ne seraient-elles pas libres… de se prostituer…Voilà donc aussi à quelles interprétations et raccourcis aberrants peut mener la focalisation sur la moralité du comportement des politiciens et, à cet égard je suis d’accord avec vous, ça ne sert qu’à faire monter la mayonnaise berlusconienne.

    Un peu écœurée par cette lecture, le lendemain j’ai acheté la Repubblica qui passe quand même pour être un quotidien de gauche. Et là dans les double pages centrales, sous prétexte de vouloir informer le lecteur sur les requêtes des magistrats milanais à l’encontre du Premier, sont étalés avec une précision chronologique minutieuse tous les faits et gestes et déclarations de la célèbre Ruby et consorts. Une complaisance insidieuse qui ne traite de politique qu’en dessous de la ceinture et qui se réduit finalement à ce que vous appelez pertinemment « spionaggio sessuale » ou encore « pettegolezzo mediatico ».

    Il y a effectivement de quoi être découragé mais si les dérives proprement italiennes sont à déplorer, je pense sincèrement qu’en réfléchissant à la politique actuelle, la France n’est guère mieux lotie: les coupes sombres dans l’Education Nationale, les crédits supplémentaires accordés à l’enseignement privé, la réduction du budget alloué à la culture, les accusations portées à l’encontre des magistrats comme si c’était eux les coupables de récidives de viols, l’incapacité des partis de gauche à proposer une alternative crédible…et la liste est loin d’être exhaustive.

    Que le délitement ne soit pas seulement un problème italien n’est certes pas une consolation, au contraire, il devrait nous amener à porter une attention décuplée aux initiatives positives qui s’opposent aux dérives antidémocratiques et consuméristes à outrance. C’est pourquoi j’ai trouvé très salutaire l’article de Veleno publié le mois dernier « C’è chi dice no! » (merc. 26.01.2011) qui invitait à réfléchir à ces problèmes dans une autre perspective afin de dépasser le pessimisme ambiant.

    • Il segreto di Arcore
      Vos lignes me font penser à beaucoup de choses, j’aurais envie de vous répondre, et justement en ce qui concerne La Repubblica, avec un « vrai » morceau. J’espère le faire dans les prochains jours. Merci de patienter… GS

  10. Il segreto di Arcore
    « Caro Giuseppe, d’accordo con quanto dici sui rischi di una ribellione moralistica contro le abitudini sessuali del premier. Questa china è sempre in agguato. Ma mi sembra che la ribellione delle piazze sia stata rivolta in grandissima prevalenza contro l’abuso di potere, in particolare poi rappresentato dalla espressione più odiosa della capacità di corrompere, che costituisce il danno maggiore arrecato da Berlusconi alla società italiana: comprare giovanissime donne, anche minorenni, con la convinzione di poter sottomettere tutto all’arbitrio del denaro e del potere politico. Se aggiungi la corruzione in atti giudiziari, la corruzione di testimoni, la corruzione della guardia di finanza etc., ne viene fuori un quadro, certamente tutto italiano, di stress profondo della tolleranza di cui la democrazia è capace nei confronti di tentativi, radicati in un profondo consenso, di ridurla a uno spazio fittizio, puramente formale, che nasconde i peggiori rapporti di dominio. Berlusconi appare un corruttore dei rapporti democratici tra i cittadini. Per contro, la democrazia resta il bene più essenziale, anche superiore all’esigenza di « liberarsi » di Berlusconi. Ed è proprio questo bene quello che oggi viene fuori come presa di coscienza dell’abuso di potere, che in questo momento ha la forma più evidente non tanto nei fatti accaduti, e ancora da provare in giudizio, ma nell’insistenza berlusconiana nell’abuso, consistente nei tentativi di usare il potere per sottrarasi alla giustizia anche di fronte ad accuse gravi di reati contro minori e, appunto, di abuso di potere (telefonata in questura). Questo abuso di potere va rifiutato, senza però fare di Berlusconi il capro espiatorio che « paghi » le colpe di un Italia in realtà nel suo insieme precipitata nella corruzione. Ci meritiamo ampiamente Berlusconi e quindi non possiamo pensare di prendercela solo con lui. Ho visto però in primo piano, nella ribellione di questi giorni, ben altro che la ricerca di un capro espiatorio. Ho visto piuttosto una presa di posizione contro il tentativo di ridurre definitivamente a merce la democrazia, e dunque mi pare di poter sperare nella volontà di restituire rispetto alle persone (alle donne prima di tutto), alla Costituzione e ai più profondi legami sociali di esseri umani liberi ed eguali ». Leonardo

    • Il segreto di Arcore
      Non so se riusciro’ a vincere la mia reticenza verso la rete, o meglio, la mia ambivalenza. Ma leggendo le tue parole, il tuo parziale accordo, o disaccordo, con le mie, espresso con tanta finezza, pensavo che mi veniva voglia di risponderti, a distanza. Provero’… a provarci! A presto, dunque, forse.

  11. Il segreto di Arcore
    Ciao Giuseppe, intanto che piacere leggerti!
    Però devo dissentire da quello che scrivi. Quella che sta avvenendo (finalmente) in Italia non è una mobilitazione in nome della morale, se con questo intendi morale sessuale.Io non credo che l’Italia sia un paese moralista da questo punto di vista: i furbi e i bricconcelli anzi fanno simpatia a molti. Non parliamo poi delle intemperanze sessuali che suscitano sicuramente più invidia che riprovazione. Ma non è questo il problema.
    Il distribuire incarichi pubblici come gesto di generosità personale, sia esso il pagamento di prestazioni sessuali o meno, implica un disprezzo per la politica e per noi cittadini che non può non indignare.
    Se per morale intendiamo quindi l’etica, il rispetto del prossimo, il senso civico, allora non potrei che essere felice se in Italia ci ricordassimo più spesso di tutto questo.
    Non facciamo lo stesso errore che da troppi anni fa la Chiesa: la morale non si esaurisce nella condotta sessuale.
    Ti continuerò a seguire.
    Ti abbraccio,
    Cristina

  12. Il segreto di Arcore
    Sono vari i motivi per cui mi trovo d’accordo con le sue osservazioni e per i quali credo sia il caso di approfondire l’analisi.
    1. l’evento B. è scaturito in un momento (1994) in cui un certo tipo di politica e politicanti avevano perso ogni punto di riferimento e a cui non è sembrato vero poter creare un meccanismo, nel quale molti di loro si sono trovati immediatamente a proprio agio, mediante il quale hanno potuto gestire il potere nella più antica, classica e collaudata maniera. Ciò ha permesso l’instaurazione di una classe politica in cui l’oggetto primario del loro agire era, ed è, basato su un reciproco scambio a qualsiasi livello di favori, completamente scollegato dalle esigenze del paese.
    2. come immediata conseguenza del punto 1 si è costituito un blocco molto coeso, in quanto ciascuno era ben cosciente che non sarebbe potuto essere dove si trovava senza l’altro, che ha avuto buon gioco sulle altre realtà della politica, divise e litigiose, come ben sappiamo. Un’ulteriore conferma di questa realtà ci è stata data pochi giorni or sono da interventi di esponenti di primo piano, in momenti e trasmissioni diverse (Alfano e Cicchitto) in cui ambedue hanno affermato che il Pdl non può essere pensato senza B. in quanto è stato ed è il punto di coesione di questa formazione.
    3. l’avvento della televisione commerciale ed in particolare delle tre televisioni controllate è stato anch’esso uno strumento dotato di una potenza incalcolabile. Anche oggi, che abbiamo sotto gli occhi come sia degenerato il livello delle trasmissioni, a mio avviso non abbiamo chiaro quanto si possa intervenire sulla mente di ciascun individuo, in particolare su coloro i quali non hanno potuto dotarsi di strumenti di difesa. E qui si potrebbe aprire un ulteriore capitolo : Istruzione. La televisione ha potuto operare una trasformazione progressiva, un livellamento verso il basso, in maniera rapida, uniforme e, quasi…, invisibile. (a questo proposito ho trovato molto istruttivo un articolo di Umberto Eco relativo alla “Fenomenologia di Mike Buongiorno” che ho letto sul suo “Diario Minimo”). A questo punto la strada era pronta per essere percorsa da chi, da sempre, era abituato a parlare alla “pancia”, con frasi semplici, immediatamente conprensibili, parole chiave (ribaltone, faccia da mortadella, giustizialismo. Ecc..) , che non avevano bisogno di analisi e riflessioni, perché, proprio per questo motivo, entravano nella testa degli italiani così come vi entra l’ultimo disco della hit parade (più il suo ritmo è ossessivo meglio è).
    4. fin qui il proposito, la strategia e gli strumenti di una parte politica, ovviamente non ho assolutamente la pretesa di aver esposto compiutamente un evento di tale portata sia sociale che temporale, ma spero di aver offerto qualche spunto di riflessione. Ma.. cosa è successo dall’altra parte ? . Solo andare con la mente a ciò che i ricordi mi riportano del panorama politico del centro-sinistra mi provoca una sensazione mista di vertigine e rabbia. Vertigine perché non riesco a vedere nulla a cui poter fare riferimento per posare i piedi su qualcosa di solido e rabbia .. bè proprio per lo stesso motivo.
    5. La frammentazione, la litigiosità, i distinguo, le analisi ad ogni costo degli errori del tuo potenziale alleato, l’egocentrismo ed i personalismi; sempre e comunque, costi quel che costi hanno portato ad una inconcludenza fisiologica, ad una incapacità di contare a qualsiasi livello (soprattutto in una situazione di un elettorato abituato a concetti elementari e chiari , anche se falsi) . tutto questo è durato, ed ahimè dura ancora, per anni, creando una situazione perfettamente simbiotica con quella descritta nei primi tre punti, agevolando l’azione di chi con poche parole d’ordine può smontare e criticare molto agevolmente i pochi argomenti confusi e frazionati che si propongono di volta in volta da “parti” del centro-sinistra.

    A questo punto mi piacerebbe tanto poter inserire il sesto punto con la soluzione, o una proposta di soluzione, ma non credo esistano formule magiche ed in ogni caso se esistono io non le conosco, ben venga quindi la sua iniziativa di parlarne, sperando di trovarsi sempre di più e sempre più tra “italiani”.
    Grazie

    • Il segreto di Arcore
      Il suo intervento, insieme ad altri, mi suscita tante riflessioni. Provero’ a organizzarle con calma nei prossimi giorni. Intanto, grazie. GS

  13. Il segreto di Arcore
    Caro amico, non sono d’accordo, il punto non sono le abitudini sessuali del sultano, anche se personalmente sarei tentata di dire che non si tratterebbe di un dato trascurabile: ce lo ricordiamo quando stigmatizzavamo De Michelis che – con il capello lascivo – andava in discoteca…?! Comunque, i tempi sono cambiati, ora siamo un Popolo Moderno e sulla Daddario, ad esempio, non si è detto più di tanto: certo non è bello ricevere prostitute all’interno di un palazzo istituzionale, ma transeat. Il punto è che Berlusconi è accusato di concussione e prostituzione minorile. Allora, pianificare una bugia per piegare le possibilità di azione di una forza pubblica – che dovrebbe cioè preoccuparsi della sicurezza e anche della democrazia del paese – alle proprie esigenze, corrompere economicamente prima che sessualmente una ragazza molto giovane vuol dire avere disprezzo per valori che credo dovremmo giudicare fondamentali e che non riguardano , come dici tu, esclusivamente la moralità sessuale.
    Forse Berlusconi non sarà battuto dalla politica, ma neanche dalla “rivolta delle mutande”! Magari dalla cultura civile…?domenica ero alla manifestazione con un gruppo di un centinaio di persone che ha cantato il Dies irae. Bellissimo! – elisabetta

    • Il segreto di Arcore
      Cara amica, ed io – come dirlo? – sono veramente felice che tu non sia d’accordo con me. Mi conforta, e mi dà voglia di spiegarti perché (e giuro che non è un gioco di parole) sono d’accordo per moltissimi punti con questo disaccordo. I will try soon, I promise. Gius

  14. Il segreto di Arcore
    D’accordo su tutto, sul disagio, lo sgomento per la triste stagione politica che vive l’Italia, d’accordo sull’amarezza nel constatare che tanti italiani si nutrono di trasmissioni come quelle evocate di Vespa (ma anche quelle tipo Chi l’ha visto e tutto il resto trasmesso da RAI1 e dalle reti Mediaset), disagio e amarezza nel constatare l’inadeguatezza di molti dei politici di sinistra…Non sono però completamente d’accordo su una certa atmosfera che mi sembra pervadere il suo articolo, ma soprattutto su quanto precisato in « ps » e cioè la paura che « la voglia di dimissioni prendesse una piega piuttosto che un’altra ».Per me, di fronte al disastro nazionale – quanto è difficile spiegarlo agli amici francesi! – qualsiasi piega possa prendere il dopo B. andrebbe bene, anche nella peggiore delle ipotesi di un altro governo di centro destra che fosse meno ricattabile da parte della Lega. Certo riflettere su cosa non va nei partiti di sinistra…(quali le differenze con i programmi della destra finiana, per esempio…).Ma infine non dovremmo anche noi avere il coraggio che ha dimostrato il popolo di Tunisi e del Cairo, e un poco di speranza nel futuro?

    • Il segreto di Arcore
      Siro:Qualsiasi piega possa prendere il dopo B. sarà un bene Temo di no. A parte il fatto che è ancora presto, anche io, pure rincuorato della possibile fine, temo che questo ventennio abbia lasciato tracce più profonde dell’altro tragico ventennio italiano.

      E anche stavolta la « colpa » non è del personaggio, ma delle forze che l’hanno portato e mantenuto al potere. Forze identiche o direttamente derivate da quelle del quarantennio precedente, dedicate alla promozione del privilegio e della sopraffazione. Qualsiasi forma possa prendere il dopo, porterà il segno di questa patologia incancrenita con cui, tornato in Italia da tempo, mi scontro quasi quotidianamente.

      A meno che anche questa venga sovrastata da altre mutazioni più potenti, magari connesse con le migrazioni, con internet, con la ribellione del pianeta e di chi ci vive sopra.

      • Il segreto di Arcore
        Leggo questo commento dopo aver concluso la puntata successiva, e mi conforta (ti ho riconosciuto, credo) constatare quanto siamo d’accordo(penso in particolar modo all’ultima frase). You will see… Gius.

    • Il segreto di Arcore
      Questo è il primo commento che ho letto, e quello che mi ha turbato di più. Mi chiedevo: ma quale « atmosfera »? Provero’ a continuare questa mia « parentesi italiana », che si allunga, sperando che Lei mi legga, e si capisca meglio (o almeno, lo capisca io) qual è questa (per me) misteriosa atmosfera. A presto, allora. GS

      • Il segreto di Arcore
        Caro Gius,

        Scuserai questo mio ritardo..Ho letto velocemente i vari commenti lasciati nel sito dopo la pubblicazione del tuo articolo. Alcuni sono interessanti e complementari al tuo discorso..altri un po’ meno, ma non è questo che conta. Il fatto che la gente reagisca e non mostri indifferenza, è già qualcosa.

        Concordo pienamente con quanto da te scritto. Il contenuto, ma anche lo stile narrativo è talmente fluido e le parole e la struttura delle frasi cosi essenziale e, a tratti, direi, umile che non posso che leggerti, ogni volta, con una certa ammirazione e un certo piacere, nonostante tu stia trattando di temi tutt’altro che piacevoli. Ma penso che risieda proprio in questo esatto punto la forza di uno scrittore. Inoltre, mi ha colpito la tua sincerità. La tua nudità. Tra le altre cose, ti sei sentito libero di dire che era da tanto che non scrivevi. E lo trovo un atto di emancipazione dai rigidi schemi giornalistici entro i quali sembrano tutti doversi attenere. Limitando al massimo la propria soggettività, il proprio modo di vedere le cose. Tutti a fare i bravi, inconsapevolmente partecipi di quel sistema che loro stessi disapprovano. Mentre sei tu a dissentire in realtà, perché mantieni una postura che ti permette di essere libero fino in fondo.

        Il tuo articolo mi ha fatto venire in mente il film della Guzzanti « Draquila », che mi ha, senza dubbio, insegnato molto e rivelato tante cose che ignoravo. E questo è il suo più grande merito, oltre al fatto che la Guzzanti è forse l’unica o una tra le poche ad avere il coraggio di mostrare e dire certe cose. Eppure, eppure quel documentario m’ha, al contempo, urtata. Per il modo in cui è stato fatto, per il suo linguaggio, la sua struttura, così simile, ahimè a quello mediatico del berlusconismo. Forse sto osando dire troppo? Forse questo è un atto d’accusa terroristico? Non so. Ad ogni modo, non ho avuto il coraggio di andare fino in fondo a questa mia « intuizione »? « Sentimento »?

        E’ certo che perfino gli oppositori non riescono a trovare alternative « creative », « linguistiche », « culturali » al potere di questa subdola e meschina dittatura neofascista. Ed è un fatto di una gravità estrema!

        Se ho deciso di tacere, è anche perché credo che parlandone in continuazione di quest’omuncolo volgare, non si faccia altro che contribuire ad alimentare il sistema che ha messo in atto per far passare in secondo o in terzo piano (o non far passare per niente) qualsiasi notizia a lui estranea. Non ricordo se fu proprio lui a dire,  » che se ne parli, anche se male, ma l’importane è che se ne parli ». Et voilà! Les jeux sont faits!

        Desiderio esaudito.

        Ed io ho scelto di non dire nulla. O di dire altro. Di ignorare quasi questo vorticoso bla bla dei giornali, della televisione. Senz’altro, il fatto di essere lontana dall’Italia mi permette di mantenere una certa distanza… E meno male…

        Ho letto il commento di qualcuno che ha scritto che pensa che l’Italia non sia un paese « morale ». Cosa????????????????????????????????????????

        La tua prova di coraggio è fondamentale per tutti noi. Non perdere l’entusiasmo di scrivere. Ma scrivi! Scrivi! Scrivi!

        Un abbraccio,

        F

        • Il segreto di Arcore
          Ma tu guarda, io pensavo che le risposte nuove si mettessero in cima, invece tu, con sublime discrezioni, ti sei andata a nascondere… sotto, ed io ti vedo solo adesso! Capisco tutto quel che dici, e approvo — è come se tiu esprimessi una sorta di sensibilità-«diaspora», nel senso di quello spazio transnazionale che si è venuto formando fra gli « italiani » che stanno « fuori » – o meglio fra una serie di persone, che per nascita, vita, storia, scelte, caso, simpatie linguistico-culturali etc. si sono ritrovate impigliate più o meno volontariamente nel paese Italia, anche se poi abitano in Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra, Spagna, Uruguay, Cile, Argentina, Canada, Stati Uniti, Tunisia (la lista non è ovviamente esaustiva, si riferisce solo ai paesi in cui vivono le testimonianze in questione, amici) o anche da quei paesi sono venuti a vivere in Italia, almeno per un po’, o anche, pur non spostandosi mai dall’Italia, per studi e letture solitarie, ed altro, foss’anche l’osservazione del moto dei pianeti, sono emigrati anch’essi. Hanno età esperienze percorsi lavori diversissimi, forse oltre all’esser « esuli » l’unica cosa che li accomuna è una vaga appartenenza a quella che si chiama « sinistra ». Eppure, in modi diversi, tutti esprimono uno stesso disagio… E tu lo riassumi magnificamente: c’è effettivamente tutta una linguaggio, una cultura, un modo di agire socialmente da rifondare. Se è possibile… Gius

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