IL NEMICO, libro difficilmente collocabile, desta lo stupore antico di un incontro con le epifanie sacre delle pagine bibliche.
Una rapsodia viscerale colma di pus verbale da intridere la lingua, le ossa, le notti.
Questa lingua oscena, gnosticamente ribelle, costruisce e dirige le due parti del libro dove il nostro operaio scrittore lancia una teologia “sbregata”, votata alle ferite e alla consapevolezza del male.
Questo male come nemico silenzioso diventa il simbolo che intrappola le nostre vite di lavoratori in fabbriche disumane, di padri alcolizzati, di mogli sterili, riducendo il quotidiano ad un fondo di bottiglia di vino sporco con un dolore in gola sempre traditore e reale.
Un violento atto d’accusa nei confronti di un dio la cui assenza radicale allarga la nostra disperazione introducendo nei movimenti della lingua un taglio che sventra le frasi, eiaculando figure che aprono le braccia al cielo.
Si vive in uno stato d’inerzia temporale dove progressivamente si (di)scende nell’abisso della domanda letale, e non bastano gli occhi per riaprirsi al mondo.
Vorremmo fermare le pagine, chiudere il libro, percorrere altre strade o forse solamente riprendere fiato dal pornografico ventaglio d’immagini.
Il libro ti segue, Il nemico esiste, e tu rimani stupito nella tua riluttanza con queste parole in bocca: « la piccola sposa scheletrica, come sempre dorme. Non sono capace di salvarla, lei non è capace di salvare me. Perché si sposano le persone, se non per salvarsi a vicenda ? Ecco, ti faccio dono di tutta la mia esistenza, affinché tu possa darle un senso, con la tua carne, con la consolazione che viene dai tuoi pensieri, dalle tue parole. Tu mi guarirai e io guarirò te. Invece, nessuno ha guarito nessuno. Abbiamo solo continuato, imperterriti, determinati, ciechi, a scavarci gli occhi, a cucirci le labbra, a morire. Il nostro amore è consumato nella malattia. La nostra vita è puro adeguamento al male. »
La lunga citazione permette di capire dove Tonon è arrivato con la parola, in quali territori si è inoltrato per trovare « i frammenti di noi rimasti nell’aria della catacomba, quelle schegge di noi ».
Concludo con le parole dello scrittore Giuseppe Genna : « a parte l’abisso filosofico e teologico che si spalanca in questo romanzo, a parte il tremolio e il sisma violento di un corpo lanciato al contempo contro la morte e contro la vita, a parte il ritmo linguistico, cangiante e variabile e molto prossimo – in certi sensi – a quello di Antonio Moresco, c’è una cifra tremenda che mi impressiona in questo autore: è la sua prossimità al tragico, la sua familiarità con ciò che è radicale e ultimativo – il disperato, prometeico urlo con cui chiede alla verità di manifestarsi e ai propri occhi di strappare il velo che gli impedisce di essere quella verità ».
Marco Rognoni
Presentazione dell’editore :
Emanuele Tonon
IL NEMICO
Un romanzo eretico
Isbn Edizioni
144 pagine | 14 euro
Un romanzo in due parti. Emanuele Tonon costruisce, con padronanza assoluta dello stile, una sconvolgente epica familiare. Attraverso uno spietato alternarsi di alto e basso, di letterarietà e trivio, di preghiera e bestemmia, Tonon trasforma la scrittura in un rituale esoterico per denunciare l’insopportabile ingiustizia dell’esistere. Tra vita quotidiana e invettiva spirituale, uno spaccato struggente e indimenticabile del Nordest italiano profondo. Vita di fabbrica, vino, infortuni sul lavoro, un Benelli scassato, internet e le voci dei morti, tutto concorre a fare di questo libro una potente, macabra, stupenda eresia.
Il nemico è il blasfemo, feroce atto d’accusa di un uomo contro Dio: quel Dio assoluto e fallace che, se anche esistesse, dovrebbe rispondere del crimine odioso di consentire il dolore, la morte, il tradimento.
Emanuele Tonon è nato nel 1970 a Napoli. Vive in provincia di Gorizia. È teologo-operaio.