Lancio una provocazione. In Italia non c’è libertà di pensiero. Per carità non fraintendetemi, non siamo nella Russia dell’”amico” Putin, da noi tutti possono dire e pensare tutto, ma in realtà non ne siamo capaci. Tutti, o quasi, sembrano da tempo aver rinunciato a darsi un “punto di vista”, si ragiona per categorie e come sostiene l’esperto professore Natalino Fioretto, proprio dal nostro sito, con un linguaggio ormai plastificato.
Io credo che se le parole sono di plastica c’è il rischio che lo siano anche le idee.
Recenti sondaggi, assicuro bipartisan (ovvero trasversali tra gli orientamenti politici), hanno dimostrato che a circa il 75% degli italiani, dei recenti scandali “sesso – politica”, non gliene può fregare di meno. Inoltre, sempre da i sondaggi, emerge che l’Italia è spaccata in due il 53% degli italiani è soddisfatto del governo e specialmente del suo premier, il 46% no.
Tremilioni d’italiani sono andati a votare alle primarie del PD che hanno sancito l’elezione a segretario di Pierluigi Bersani, un bel po’ se si pensa all’attuale crisi di partecipazione politica e alla fine delle ideologie che alimentavano e riscaldavano alcuni decenni fa le passioni di tutti.
Credo si possa sostenere che innegabilmente, dietro tanta partecipazione, vi sia stata una domanda: “Come battere Berlusconi?”. Personalmente avrei preferito un’altra domanda: “Come far crescere una nuova idea di democrazia?”
Anche senza ideologie gli italiani rimangono partigiani, tifosi, schierati a priori su tutto e specie sull’opzione Berlusconi si o Berlusconi no. Come i carabinieri gli italiani sono: “Fedeli nei secoli” anche se nei secoli si è passati dalla monarchia alla repubblica, dal fascismo, alla democrazia….non importa fedeli comunque e a qualunque padrone.
Ritornano addirittura nelle preferenze, le vecchie categorie degli anni settanta quando si divideva tutto in destra e sinistra. Oggi le escort sono di destra i trans di sinistra; i collant sono di sinistra le autoreggenti di destra. La carne è di destra, la verdura di sinistra e così via dicendo.
In modo surreale ma con una strategia precisa viene considerata oggi l’offesa più “grave” quella di essere catalogato come “comunista”, così come negli anni del craxismo (fine anni ottanta) l’accusa più ignominiosa era di essere “ideologico”, una vera bestemmia.
La realtà è che avere delle idee e formarne un progetto di società per il futuro è vissuto come una minaccia dagli attuali potenti, non ne parliamo della minaccia che costituirebbe una società di gente capace di pensare con la propria testa. Meglio così, meglio tifosi….la Roma è una fede! E Berlusconi pure!
E’ indubbio che in un paese che legge poco e che è tanto teledipendente, gli orientamenti siano dettati anche dalla informazione. Un’informazione sempre più schierata dove se è vero che il Berlusca controlla il 90% delle televisioni e buona parte dell’editoria è anche vero che la sinistra fa del residuo le sue truppe d’assalto contro la megapotenza del premier.
In Italia appare impossibile la normalità, ovvero che un giornalista sia bravo e possa raccontare ed informare secondo una libera linea editoriale, cercando di essere obiettivo, dando conto solo al pubblico.
Riforma universitaria? Chi è filo governativo, prima ancora di conoscere la riforma grida alla grandiosità dell’opera del ministro Gelmini, chi è contro (l’altra metà) battendosi il petto, sostiene che è la fine dell’insegnamento, della cultura e della ricerca in Italia. Il tutto prima ancora di entrare sul merito dei provvedimenti.
S’innesca così una lacerante cultura della divisione e della diffidenza, incoraggiata e foraggiata dai comportamenti dei politici. La Mediaset di Berlusconi è condannata da un giudice civile di Milano a risarcire De Benedetti per gli effetti di quello che fu l’affaire lodo Mondadori? Prima ancora di ricorrere in appello si conclude che i giudici sono comunisti e si vuole incastrare il premier. Il governo vuole riformare la giustizia? L’opposizione prima ancora di conoscere le proposte, già preconizza (magari a giusta ragione) nuovi provvedimenti “ad personam” per impedire i processi al cavaliere di Arcore. E il pubblico si divide ben rappresentato nei talk show televisivi di politica dove sempre più l’opinione pubblica sembra ridimensionata a ruolo di claque. Un vero teatrino a cui presupposto non c’è nessuna solida ideologia, ma solo il desiderio di vincere. Insomma, non si va in campo per giocare bene, ma per i due punti (oggi tre) come nel campionato di calcio.
Non ci si fa un’idea delle cose, ci si limita a tifare a priori, facendosi beffa dei perdenti ed esaltandosi per i vincenti. L’Italia è proprio il paese dei campanili, dove ci si divide tra romanisti (di sinistra) e laziali (di destra), juventini di destra (uno dei simboli di Agnelli è la Juventus) e torinisti (squadra operaia e degli operai che sognavano un riscatto dal padrone) di sinistra, interisti espressione di quel mondo piccolo borghese e cattolico di Milano, o della grande borghesia (di destra) e milanisti più popolari e operai di sinistra (una volta, oggi anche quelli sono di Berlusconi), come vedete finanche nel calcio non ci sono più ideologie.
Veleno
Ideologie no! Ma tifosi si!
Si può condividere praticamente tutto l’articolo, ma con qualche precisazione. Può anche darsi che Berlusconi controlli il 90 % delle televisioni, ma quasi tutti i talk show sono impostati per la sua demonizzazione. Con il particolare surreale di Di Pietro, onnipresente, che entra nelle case di tutti gli italiani dicendo che non c’è libertà di stampa! Kafka non saprebbe inventare niente di meglio! Berlusconi sicuramente vuole fare leggi « ad personam » ma – altrettanto sicuramente – sembra, a sentire i giudici, che abbia commesso più reati lui che tutti gli altri italiani messi insieme. Si può oggi essere contro questo governo ma dire che – in democrazia – si vince nelle urne? Si può essere contro questa maggioranza e dire che in Italia – nonostante il conflitto di interessi – c’è libertà di stampa? Si può ricordare che in democrazia bisogna accettare il responso delle urne e – se sconfitti – attrezzarsi con programmi alternativi a vincere le prossime elezioni? Si può ricordare che in democrazia vige il principio: « una testa un voto » e che i votanti per la parte avversa hanno la stessa dignità di quelli che hanno votato come noi? In conclusione, come qualcuno ha detto molto più autorevolmente di chi scrive, in Italia c’è la libertà ma mancano gli uomini liberi!