I fiori crescono dappertutto, a volte sono rovi, altre delicati decori stilizzati e le figure solitarie si avvolgono nei drappeggi o si abbracciano furtive all’ombra di architetture antiche. Donne enigmatiche, angeli che incontrano demoni, cavalieri in armatura e altrove il sommo Dante: questi i temi, di matrice letteraria, della pittura dei Preraffaelliti, in mostra alla GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma fino al 12 giugno.
L’esposizione, curata da Maria Teresa Benedetti, Stefania Frezzotti e Robert Upstone, che ha per titolo “Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones e il mito dell’Italia nell’Inghilterra vittoriana” dà vita ad un’atmosfera al di là del terreno e del divino e rintraccia l’origine dell’ispirazione di Dante Gabriele Rossetti, di Edward Burns-Jones e degli altri protagonisti del movimento, appartenenti piuttosto al secondo periodo del XIX secolo (1870), nutriti di cultura italiana, amanti di Dante e di Boccaccio, della pittura fiorentina e veneziana, del mito.
La GNAM, dunque, museo del XIX e del XX secolo, da sempre in stretto contatto con la scuola di critica romana (Giulio Carlo Argan e Lionello Venturi), nata nel 1883 come istituzione del giovanissimo stato italiano per accogliere i movimenti di spicco dell’epoca, dal Verismo, al Simbolismo, al Decadentismo e gli esponenti delle scuole meridionali e regionali, omaggia i giovani pittori inglesi, mentre omaggia tutto ciò che di buono l’Italia ha saputo produrre.
All’epoca, la pittura italiana era già nota in Inghilterra grazie ad un collezionismo pubblico e privato, primo nucleo della National Gallery, seguito alla dispersione dei patrimoni degli aristocratici nel nostro paese e questo scambio, a cavallo tra Primo e Secondo Ottocento, favorì la reinterpretazione della lezione medioevale e rinascimentale italiana, canalizzata in un immaginario molto personale e frutto di un’opera di divulgazione.
L’Italia per i fratelli Preraffelliti, gruppo nato nel 1848 a Londra, non è solo luogo immaginato o fonte di ispirazione: essa è smania di conoscenza, realizzata nel viaggio. Così non stupisce se nel 1862 Edward Burne-Jones è a Pisa, Firenze e Venezia, in compagnia del critico John Ruskin per realizzare copie da Tintoretto, Tiziano, Veronese, Duini, mentre i testi su Botticelli, Michelangelo e Leonardo da Vinci si diffondevano oltre la Manica.
Il percorso espositivo è ricco; parte dai Preraffelliti, si sposta sugli italiani “primitivi”, finisce per inquadrare la fine del XIX secolo nella penisola e si accosta all’epoca della regina Vittoria, salita al trono nel 1837. In questi anni i giovani inglesi amici e complici, nati tra 1828 e 1829, sono i portatori di uno spirito di novità nell’imperante pittura di genere e di scene di vita quotidiana degli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, segno di una società commerciale e in piena ascesa.
Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt, ovvero il nucleo originario della confraternita, indirizzano allora la ricerca su una pittura più autentica, lontana dall’accademismo e pregna di spiritualità, il cui veicolo è “The Germ”, rivista non molto longeva, ma primo esempio di uno strumento di diffusione nell’ambito di un gruppo di avanguardia.
Tuttavia, per ritrovare questa spiritualità primigenia gli inglesi non possono rivolgersi alla contemporaneità fatta già di metropoli, ma devono necessariamente andare indietro nel tempo. E cosa è meglio per nutrire quest’istanza se non l’arte medioevale, il gotico che all’epoca rivive nel gusto neogotico dell’architettura, di cui il parlamento di Westminster è l’esempio, se non la pittura germanica “primitiva” di Albrecht Dürer, l’incontro con i “Nazareni” tedeschi, la pittura primitiva italiana e in un secondo tempo anche quella rinascimantale?
I Preraffelliti sono, dunque, figli di una generazione bisognosa di recuperare la dimensione spirituale e morale dell’arte, il suo ruolo sociale, aspirazione condivisa con l’estetica del tempo del critico d’arte e scrittore John Ruskin, viva nell’amore per la natura e nella sua riscoperta, ma viva anche nei paesaggi di William Turner. Ed è da qui che si parte: il percorso propone uno sguardo iniziale sui paesaggi d’ispirazione italiana di Turner, per poi soffermarsi sugli studi di John Ruskin, affascinato dai cicli pittorici e dalle architetture classiche italiane. Comprende poi un nucleo di opere firmate appunto Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones, William Morris e le accosta ai prototipi italiani che ne hanno costituito il modello iconografico, da Giotto a Tintoretto.
Dante Gabriel Rossetti fu certamente una delle figure più affascinanti del gruppo, attorno al quale gravitarono i più giovani Edward Burne-Jones e William Morris, uniti da una solida amicizia e dalla passione per il Medioevo, che il primo indirizza verso la pittura, Morris verso l’ architettura.
Le loro donne angelicate, dalla pelle chiara e dalla grazia malinconica, dai capelli morbidi e dagli occhi luminosi, sono attorniate da fiori e decori, provengono da un’ispirazione che passa per Giotto, Tiziano, Botticelli, Tintoretto, Crivelli, Veronese, Carpaccio come in un gioco di rimandi e di riflessi. E mentre “Beata Beatrix” (1859) di Rossetti, che ha sullo sfondo il Ponte Vecchio di Firenze è una visione, un’apparizione, “Proserpina” (1873-1877), dello stesso autore, è una dea dalla bellezza sensuale e mortale.
Vive tra la terra e il mondo degli inferi cui è costretta per aver mangiato il melograno, stretto ancora tra le mani. Si trova in un luogo senza tempo, incorniciata da un ramo d’edera e la sua beltà è resa ancora più intensa dai colori della veste drappeggiata, ma il garbo e la grazia della donna hanno un qualcosa di inquietante.
Così non possiamo non chiederci cosa accada nel dipinto “La Testa funesta” di Burnes- Jones, ma il mito ci viene in aiuto: Perseo, simile ad un cavaliere, è in procinto di mostrare ad Andromeda la testa della Medusa riflessa in un pozzo, come fosse lo scudo utilizzato per ucciderla.
E cosa dire del “Trittico dell’Annunciazione e dell’Adorazione dei Magi” ancora di Burnes-Jones, datato 1861? Qui l’oro sottolinea la sacralità di un soggetto trattato nell’arco di tutto il Rinascimento fiorentino.
Il simbolo, ingrediente costante nella poetica del gruppo, chiama simbolo, per cui il cerchio della mostra si chiude proprio nella sezione dedicata agli artisti italiani degli ultimi anni del XIX secolo, che inclinano verso il Simbolismo e il Decadentismo; sono Nino Costa, Giulio Aristide Sartorio, Adolfo De Carolis, Gaetano Previati. Essi recuperano la tradizione artistica del Rinascimento, si riappropriano della matrice culturale ed ideologica dell’identità italiana, passando, prima, per le tele degli inglesi.
Cristina Longo
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Notizie utili :
Mostra
« Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones e il Mito dell’Italia nell’Inghilterra Vittoriana »
dal 24 febbraio al 12 giugno,
Galleria nazionale d’arte moderna
viale delle Belle Arti 131. Roma
Orari: martedì-domenica, 8:30-19:30, chiuso il lunedì.
Ingresso: intero €10, ridotto €8 (mostra più museo €12)
Informazioni: 0632298221,
www.gnam.beniculturali.it
Catalogo: Electa
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Contemporaneamente, fino al 29 maggio, il Museo d’Orsay a Parigi presenta
« Une ballade d’amour et de mort : photographie préraphaélite en Grande Bretagne, 1848-1875 »