Hollande o Sarkozy? La risposta è attesa in tutta Europa e in Italia, dove il cambiamento della scena politica francese potrebbe paradossalmente rilanciare un Monti affaticato e accerchiato dai partiti. Molto può dipendere da Marine Le Pen la vera vincitrice del primo turno. Nelle mani dei suoi elettori c’è il futuro della Francia e dell’Europa.
La vittoria di Hollande alle presidenziali francesi è tutt’altro che scontata. Alla fine dello scrutinio del primo turno poco più di un punto è il vantaggio sul presidente uscente. Il flop della sinistra di Mélenchon e dei verdi che promettevano fuoco e fiamme, si giustappone all’affermazione dilagante della destra del Fronte Nazionale che con il 18% dei voti diventa la terza forza politica francese e l’ago della bilancia del secondo e decisivo turno del 6 maggio.
Come abbiamo già sostenuto queste elezioni costituiscono il primo e non ultimo caso di elezioni che travalicano i confini nazionali, finendo per incidere profondamente nell’Europa, nei suoi equilibri, nelle sue future scelte politiche ed economiche. Anche per questo l’aspettativa è grande e va ben oltre la Francia.
Oso dire di più. In Italia dopo lo sfavillante avvio del governo Monti, lo stesso esecutivo oggi fatica a portare avanti il suo programma, accerchiato dalle ansie dei partiti che lo sostengono, che sono a loro volta presi dalla campagna elettorale delle prossime amministrative che il fato vuole coincidente con le presidenziali francesi. Monti appare sempre meno forte sfibrato dai continui veti incrociati del PDL e del PD, con una Confindustria in fibrillazione e i sindacati che dopo la riforma delle pensioni, non sembrano disposti a cedere nulla ai tecnici. La realtà è che se i partiti avevano deciso di farsi da parte dovevano consentire a Monti che era popolarissimo (oggi un po’ meno) di fare il suo lavoro « sporco ». A questo punto credo che Monti dovrebbe proporre le sue scelte senza estenuanti mediazioni, se i partiti non sono d’accordo con Lui lo mandino a casa e, per una volta, si assumino le loro responsabilità.
Invece, i partiti sembrano incapaci di scegliere, sono diciotto anni che non si sceglie nulla. Lo stesso Napolitano mostra insofferenza per l’attuale situazione politica e avverte la pressione di chi a destra e a sinistra vorrebbe che Monti gettasse la spugna e si passasse all’elezioni anticipate. In realtà lo spettro di Grillo sembra manifestarsi minaccioso sul panorama politico. Come Sartori, molto più modestamente, anch’io avverto il pericolo. Può darsi che in sede amministrativa il movimento Cinque Stelle sia capace di promuovere buone politiche per il territorio, ma francamente stento a capire e finanche a conoscere il progetto politico per l’Italia e l’Europa del comico genovese. Si vorrebbe, dicevo, ma non si può. La realtà è che in Italia, i partiti dell’elezioni al momento non possono permettersele.
Ci vorrebbe un fatto nuovo. Ecco, perché si ritiene che un successo di Hollande muoverebbe delle cose, porterebbe ad una rivisitazione delle politiche europee, personalmente credo che si potrebbe formare uno “strano” (del resto lo stesso Monti ha definito il suo il governo “strano”) asse franco-italiano, che potrebbe contrastare la Merkel e favorire politiche di crescita in Europa e un nuovo ruolo della BCE che sarebbe da stimolo anche a quelle politiche nazionali oggi in sofferenza in diversi paesi europei.
Anche per questo in Europa si tifa Hollande piuttosto che un Sarkozy che in cinque anni si è appiattito sempre di più sulla cancelliera tedesca fino a suscitare molte ironie e a scatenare la verve creativa di satirici di tutto il mondo.
Tuttavia lo scarto minimo nel primo turno tra i due e il peso di Le Pen non consentono ai socialisti francesi di sentirsi già all’Eliseo.
Diventano importante le mosse politiche di quest’ultima settimana prima del voto mentre i sondaggi danno Sarkozy in rimonta sul candidato socialista.
Credo comunque che Sarkozy per vincere dovrebbe fare qualche azione choc (un po’ alla Berlusconi). Innanzitutto, dovrebbe chiedersi cosa è oggi la Francia di droite e forse, ed anche se gli equilibri politici interni alla destra non fossero oggi da rivisitare.
Viceversa, l’attuale premier ha scelto di delegittimare non nella forma ma nella sostanza Marine Le Pen, ritenendo impossibile un accordo politico con lei.
Premesso che trovo il Fronte Nazionale privo di politica economica, cosa gravissima, e anche totalmente irresponsabile rispetto all’Europa, vaneggiando di uscire dal consesso europeo e di ritornare al franco come moneta. Allora sì, che la Grecia sarebbe vicina. Di tanto in tanto poi ricorrono richieste (veramente orribili) di ritorno alla pena di morte, ed infine trovo miope ed eticamente inaccettabile il voler caricare sugli extracomunitari, tutto il male di cui soffre la Francia di oggi.
Nulla è più lontano da me che il Fronte Nazionale. Tuttavia Marine, smarcandosi dal padre, si è impegnata particolarmente sui temi sociali: il lavoro, la casa, la sicurezza, riuscendo a cogliere il cuore di molti elettori anche di quelli un tempo di gauche e che oggi si identificano in lei come i tanti operai del nord Italia che si identificano oggi più con la Lega Nord che con la sinistra. E proprio la Lega è diventato il riferimento della nuova destra francese, la dove per il papà era l’MSI il riferimento. Finanche il simbolo della fiamma fu mutuato da quello che era il partito di Almirante e di Fini.
Lo dico subito, se si vuole riformare la politica a destra come a sinistra passando per il centro, i vecchi blocchi ideologici, non valgono più e francamente le divisioni e le discriminanti che furono il cemento della nostra costituzione e permisero di avviare l’Italia e l’Europa sulla via della pace e della democrazia, oggi non possono essere riproposte nella stessa misura e con le stesse passioni.
E’ per questo che non mi sento di demonizzare ed etichettare il 18% dei francesi che hanno votato la sulfurea Marine Le Pen come semplici fascisti e razzisti da emarginare ed escludere dalla dialettica politica. Già Berlusconi scongelò la destra di Fini, lo fece per tatticismo politico, ma certo è che da Fiuggi in poi Alleanza Nazionale avviò, proprio grazie anche alla dialettica politica un suo percorso che oggi pone quella forza, nella sua convulsa evoluzione al centro dell’agone politico.
In tal senso credo che Sarkozy in Francia avrebbe potuto fare, da allievo di Berlusconi, un’operazione analoga con il Fronte Nazionale, che è una realtà complessa e dietro la quale si trovano molti proletari (così si sarebbero un tempo chiamati) e anche una società civile che mostra stanchezza verso un certo tipo di politica.
In Italia, la cosiddetta antipolitica (termine che andrebbe meglio approfondito) si muove sulle onde di Beppe Grillo e di quella che il politologo Sartori ha definito, coniandolo da Zygmunt Baumann, la politica liquida o aggiungerei in liquidità.
In Francia la protesta e non solo corre in sintonia all’estrema destra cosa comune ad altri paesi come l’Olanda. Il che dovrebbe imporre domande e risposte serie ai partiti storici della democrazia Europa e per noi italiana, i quali restano chiusi sostanzialmente nei loro privilegi e incapaci di elaborare un idea futura di società.
Una destra populista, come populiste sono gran parte delle preposizioni della politica in Europa, in Francia e nella stessa Italia. Una regola che coinvolge Sarkozy come Le Pen, in Italia Di Pietro come Berlusconi, come lo stesso Grillo. Grida, annunci, dileggi ma alla fine la proposta qual è? Tutto questo è frutto della crisi delle ideologie, di una politica che sempre più riduce i cittadini ad essere ora solo consumatori, ora solo spettatori plaudenti del leaderino di turno.
Quindi, Sarkozy non apre a Le Pen che si propone sempre più come forza antisistema con tutti i rischi che una tale posizione può innescare.
Il punto è che piaccia o no, la Francia e quindi l’Europa e quindi indirettamente l’Italia sono oggi nelle mani di questa signora, estremamente ascoltata dai suoi elettori. Queste elezioni, in tempo di crisi hanno dimostrato che ormai dal 6 maggio, data del ballottaggio Hollande contro Sarkozy, non ci sarà più un’elezione che non peserà in Europa e quindi l’attenzione generale deve volgersi a questo evento che inciderà nell’intero continente.
L’ha capito Hollande che, al contrario del suo avversario, anche se formalmente delegittima Le Pen sostanzialmente apre un dialogo con il suo elettorato, al punto che i sondaggi dicono che il 25% degli elettori del FN al secondo turno voteranno Hollande e mai Sarkozy.
Una cosa che può sembrare folle ma che in realtà fa intuire quanto sia complesso il panorama della rappresentatività politica aldilà come aldiquà delle Alpi.
I bacini elettorali non essendo permeati da solidi valori ideologici sono estremamente liquidi e capaci di passaggi di voti tra i vari alvei politici. Ecco, perché trovo perdente la scelta di Sarkozy, una scelta che potrebbe essergli fatale, me lo auguro per il bene di tutti, il prossimo 6 maggio.
Certo, Nicolas cerca i voti del FN anche senza legittimarlo di un accordo, sia pure elettorale, ripete come un mantra che non farà gli stessi errori, che chiuderà (per modo di dire) le frontiere agli extracomunitari, ma anche questa affermazione oggi, a parte che contraddetta dal recente passato proprio di Sarkozy, che ha fatto crescere in modo consistente il numero di immigrati, ma anche sul piano ideologico appare poco sostenibile nei fatti.
A ben vedere, ad esempio, il paese che ha contrastato in modo più duro ed intransigente le immigrazioni in Europa è stata la Spagna del socialista Zapatero, molto più anche di Berlusconi e del leghista e “xenofobo” Bossi. Questo a riprova del fatto che il problema immigrazioni è una questione etica, una opportunità ma anche un problema appunto, e lo è per la destra come per la sinistra. Un problema che ancora una volta richiede politiche europee chiare e comuni, sulle quali francamente c’è poco da speculare per grattare qualche voto al concorrente.
Intanto, Marine a parlato nella piazza dell’Opera di Parigi in una manifestazione pubblica per il primo maggio e come previsto e prevedibile non da indicazione per il ballottaggio, lei voterà scheda bianca. Credo che ad un mese dalle elezioni legislative di Giugno in Francia, in queste condizioni la dama di ferro della destra francese, non poteva fare che ordinare il “liberi tutti”, senza fornire alcuna indicazione. In queste condizioni dire si a Sarko saerebbe stato un tradire quel populismo antisistema che per il 18% dei francesi è la bandiera della rivolta contro la politica.
(nelle foto dall’alto in basso: Marine Le Pen, Merkel e Monti, un collage di Sarkozy e Hollande)
Nicola Guarino
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