Un medico di origine giordana ha confidato ad alcuni amici comuni che per abbattere il tasso di colesterolo, consiglia un metodo antico dei pastori delle sue parti: nove ceci crudi e una tazzina di latte freddo al mattino, da praticarsi per una quarantina di giorni a periodi alterni. Una regola che un nostro medico ha trattato non senza scetticismo: occorre intanto sapere se ha un effetto placebo, adottare eventualmente una appropriata analisi statistica su un campione di persone e, via via, concludendo che questo, come tutto nella vita, ricadrebbe nella categoria di un semplice atto di fede. Si, proprio un atto di fede, come accade nelle religioni e, perché no, nei credo politici; almeno un tempo questo lo si lasciava presupporre. Un tempo, appunto.
Oggi invece, ci arride la dichiarazione chimerica ed “indignata” della poetessa Patrizia Valduga, che ha scritto: “Potessimo fare come in Belgio e stare senza governo per un po’, sospenderli tutti quanti, dal primo ministro ai sottosegretari e portaborse, di un colpo, pluf, farli sparire; quanti soldi resterebbero nelle casse dello stato, che sollievo per il debito pubblico; che sollievo per chi non ne può più di volgarità, buffonerie, oscenità…E lasciare lì nient’altro che la nostra idea di bene comune, il bisogno di giustizia, di onestà, di rettitudine, di sobrietà, per purificare l’aria. Che sollievo”.
Già, purificare l’aria: che bisogno ancestrale, ma che livido presagio invece incombe sulle nostre teste. Anche sull’invisibile puntino geografico che è questa regione, la Basilicata, dove il verde dei campi, delle foreste, dei monti innevati lasciano il posto agli “agenti inquinanti”, e non solo in termini ecologici. Agenti che spesso in questi anni si sono mostrati “con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così…” figure talvolta eleganti spesso goffe, panciute, dal linguaggio corto e ripetitivo condito di frasi analgesiche. Alla sonnolenza contadina e successivamente “cetomedista” ed imborghesita, hanno aggiunto il perbenismo di facciata. Annuiva Emile Cioran che “di molte persone si può affermare quanto vale per certi dipinti, cioè che la parte più preziosa è la cornice”. E intanto hanno svenduto anche l’aria, quella salubre di una regione verde, con l’acqua, e il sottosuolo.
E’ un male comune, purtroppo, se si pensa allo stupro subito dalla laguna di Venezia con il petrolchimico, o alla Montedison nella periferia di città stupende come Ferrara. Federico Fellini su questo scempio: “…e appare fra fumi e vapori quel groviglio di gomitoli d’acciaio che sono i gasometri, le cisterne, gli edifici fantascientifici, silente e magico come preziosa astronave posata nel centro dell’Emilia…” Una immagine che evoca anche la “nostra” Fenice, nel Basso Melfese (così lo chiamavano i nostri padri).
I misfatti perpetrati dall’Agenzia regionale che avrebbe dovuto tutelare il nostro territorio (l’Arpab) resteranno come una macchia indelebile, al di là di eventuali possibili assoluzioni; eppure siamo tutti coinvolti, non fosse altro che per l’aria che respiriamo, da nord a sud di questa regione. La respirano anche loro “con quella faccia un po’ così”. E dire che all’Arpab e a Fenice ci lavorano pure persone che vivono in quest’area geografica, nel Vulture-verde-polmone di un tempo. Il tutto in nome del profitto, del capitale, del tornaconto.
Profetizzava nel secolo scorso quell’anarchico gallese (Llawgoch): “il capitalismo è così diabolico che ti consegna a casa pure la tua passione civile”. Mai vaticinio fu più appropriato. L’indignazione fine a se stessa rimane un palliativo, come l’atto di fede dei ceci proposti da quel medico giordano. Mentre nell’aria (quella pulita) riecheggia la voce unica di Giuni Russo con la sua “Atmosfera” (di Battiato), e appare prepotente l’immagine di quell’osso scagliato in cielo che diventa astronave: l’incipit di “2001 Odissea nello spazio”.
Avessero letto o visto opere d’arte o film d’autore, quelle facce un po’ così, avrebbero tradito molto meno la fede o le aspettative anche di quelli che rompono vetrine nei cortei.
Armando Lostaglio