La crisi azzanna di brutto il patrimonio culturale italiano, quello meridionale di più. Quello della Campania, siamo ai record, negativi, ovviamente.
A Pozzuoli c’è l’Anfiteatro Flavio di epoca imperiale romana che è terzo per grandezza dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua (dove Spartaco fece il gladiatore prima di capeggiare la famosa “guerra servile”). È fra i meglio conservati, l’arena centrale mostra le quadrate aperture per gli ascensori che portavano su le belve, i sotterranei conservano colonne e trabeazioni sopravvissute al saccheggio medioevale, le gradinate sono quasi intatte, fino ad alcuni anni fa si tenevano concerti e spettacoli con acustica tuttora perfetta. È il monumento più presente in foto su tutti i libri di storia.
Le visite vengono prenotate dalle agenzie turistiche con mesi di anticipo, e, insieme al cosiddetto “Serapeo” (in realtà i resti di un grandioso mercato all’ingrosso con uffici botteghe e depositi : per due secoli Pozzuoli è stato il porto di Roma), dev’essere molto caro ai turisti francesi.
Nel mese di giugno è dovuto intervenire addirittura il consolato generale francese che ha sede a Napoli nello storico edificio dell’Istituto culturale denominato “Le Grenoble”. E’ infatti accaduto che due grossi gruppi di turisti organizzati in comitiva siano sbarcati davanti alle tre maestose colonne che recano i segni del secolare fenomeno “bradisismo” ossia il lento sprofondare del suolo e il suo rialzarsi nel corso di due millenni, e hanno visto con orrore l’intera area allagata, una maleodorante melma giallastra sull’acqua, smossa da una allegra danza di rane.
Hanno scritto una lettera piena di indignazione al console francese, il quale non ha potuto far altro che segnalare la cosa agli uffici periferici del ministero dei Beni Culturali. Del tutto inutilmente, è ovvio. Sempre al loro console hanno scritto, una settimana dopo, le molte decine di turisti, sempre francesi, arrivati su tre grossi bus di una agenzia che aveva prenotato da mesi la visita all’Anfiteatro: avevano anche pagato in anticipo il biglietto ma hanno trovato il monumento chiuso.
“Per mancanza di personale di vigilanza” diceva il cartello affisso sull’ingresso, che in molti hanno fotografato. La stessa foto però era uscita più volte, nei mesi precedenti, suoi quotidiani italiani non solo locali. Senza suscitare alcuno stupore, né protesta, né rimedio immediato come sarebbe stato doveroso in un paesi civile dove giace tanta ricchezza culturale.
Il fatto è che gli italiani, i napoletani, i puteolani che volessero protestare, non possono togliersi neanche la soddisfazione di rivolgersi a un console…
Eleonora Puntillo
Foto © Andrew Withey
Foto © Flavio Brunetti