Abbasso l’aria condizionata!

Ha proprio ragione lo scrittore, filosofo e psicologo brasiliano Luiz Alfredo Garcia-Roza, quando in un suo bel giallo: “Una finestra a Capocabana”, se la prende con l’aria condizionata, come simbolo di quell’appiattimento culturale, di quell’omologazione che tutto sterilizza e contro cui si scaglio’, negli ultimi anni della sua vita, un altro scrittore, il nostro Pier Paolo Pasolini.

Garcia-Roza fa, infatti, notare che nel nome di una “comodità” come l’aria condizionata, che effettivamente ci rende sopportabile anche la giornata estiva più torrida, e di questi tempi mi capite…., si rinuncia ad una buona parte della propria identità culturale.

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Infatti, chiudendo le finestre e immettendo invariabilmente una temperatura di 21 gradi, chi puo’ dirlo se siamo a Rio de Janeiro come il protagonista del suo romanzo, oppure a Parigi piuttosto che a Sivillia a Roma o a New York, a Rabat piuttosto che a Sydney invece che a Pechino oppure a Oslo?

Inoltre, chiudendo le finestre si ha un secondo effetto, un danno collaterale: si escludono i rumori della strada che ancora a fatica, connotano un paese da un altro.

Con le finestre chiuse, addio pianole francesi, oppure ambulanti napoletani che “danno” la voce ai propri prodotti. Addio canzoni popolari argentine, sparate dalle radio sui davanzali delle finestre delle camere di magnifiche fanciulle popolane, intente ad aggiustarsi le chiome fluenti dei capelli accompagnando alla voce, quelle febbrili ed appassionanti canzone.

E’ la fine delle grida in strada nei vicoli di Lisbona o Cairo, o della voce urlata, quasi cantata dei mercati del pesce di Catania, niente più rap per le strade del Bronx.

Fine di tutto questo e di altre infinite possibili miscele di voci che caratterizzano le città.

Al fresco, chiusi in casa, potreste essere ovunque o in nessun luogo.

Una delle illusioni della globalizzazione è far credere che tutti siamo uguali, invece no! Siamo solo tutti più poveri, se non nelle tasche, ma anche questo è da vedere, certamente nel cuore.

Mi sembra triste.

Anche rinunciare all’aria condizionata è un sacrificio. Si sa, la cultura ne richiede molti.

Veleno

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