“In un luogo altamente simbolico, strettamente legato alla figura di San Tommaso – che vi soggiornò, insegnandovi teologia “collo stipendio mensile di un’oncia d’oro”, come scriveva nel 1828 il frate Vincenzo Maria Perrotta nella Descrizione storica del sito – si può affermare che, per una volta possono legittimamente coesistere le attività conservative effettuate nell’ultima decade”.
“Questa la presentazione da parte del Soprintendente per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici di Napoli, Stefano Gizzi, del restauro del convento di San Domenico Maggiore, riconsegnato alla città dopo dodici anni di lavori.
“L’intervento, costato oltre tre milioni di euro, ha interessato settemila metri quadri, di cui 4000 afferenti all’ex Corte d’Assise in vicoletto San Pietro a Majella ospitata fino agli anni ’70 e altri 3000 afferenti all’ala dell’Istituto A.Casanova, locali che fanno parte dell’antica cittadella monastica, nel pieno centro storico di Napoli.
“Al vernissage dell’imponente opera, il sindaco Luigi De Magistris, l’assessore alla cultura Antonella di Nocera, il direttore regionale dei beni culturali Gregorio Angelini, Fabrizio Vona, soprintendente Polo Museale, Orsola Foglia, progettista e direttore lavori, Ida Maietta, direttore scientifico, Michele candela, consulente dell’Università degli studi della Calabria.
“Gli impegnativi lavori di bisturi e ceselli di personale specializzato hanno riportato al vecchio splendore i cicli pittorici, gli stucchi tardo seicenteschi, la cella di San Tommaso D’Aquino, dove egli visse tra il 1272 e il 1274, allorché tenne la cattedra nello Studio teologico istituito nello stesso convento. Il piccolo ambiente, a cui si entra da un portale di marmo azzurro e verde intarsiato con altri colori, sormontato dal busto del santo, realizzato nel 1720 da Matteo Bottiglieri, fu adattato nel 1727 a cappella dall’architetto Muzio Nuclerio. Alterato da pesanti interventi di manutenzione, l’ambiente è stato interamente recuperato dall’attuale restauro che ha consentito il ripristino della bicromia originale dei soffitti lignei laccati e dorati.
“Tra gli arredi del convento recuperati spicca per imponenza la Macchina liturgica per le Quarantore, complesso organismo che costituirà uno dei punti di maggior attrazione della futura organizzazione museale di questi spazi.
“Recuperati integralmente il Grande Refettorio, seicento metri quadrati e alto 14 con la scena dell’ultima cena, attribuita a Vaccaro con l’attiguo piccolo refettorio, la preziosa Sala del Capitolo, ricca di 14 affreschi con i Misteri del Rosario, la Sala della Biblioteca, le celle dei domenicani. Il Chiostro delle statue da dove si sviluppa la scala monumentale in piperno che conduce agli ambienti del primo piano del convento. Dal corridoio ad anello, autentico chiostro coperto, riconducibile, come intento religioso-progettuale, al paradius antistante alle basiliche paleocristiane, si accede agli ambienti più rilevanti dell’intero complesso.
““Spero che i napoletani apprezzino questi preziosi spazi ritrovati – ha dichiarato l’assessore Di Nocera – scoprendo il senso del vuoto, del camminamento in ambienti tanto coinvolgenti, dove si avverte una naturale sensazione di raccoglimento”.
“Non può mancare la visita alla Chiesa, l’interno a tre navate con transetto e abside poligonale, tipico delle chiese angioine. L’altare maggiore del Fanzago. L’abside e il coro barocchi, risalgono al 1751-52. Interessanti le cappelle laterali che raccolgono importanti opere d’arte.
“Il complesso monumentale sarà visitabile a partire dal 16 maggio tutti i giorni tranne la domenica dalle 10 alle 17, con ingresso libero.
Mario Carillo