Al Roland Garros di scena la doppia coppa e l’eterno Sinner

Ha avuto ragione Panatta nel dichiarare che per la finale del singolo maschile dell’8 giugno sarebbero state necessarie due coppe per premiare sia Alcaraz che Sinner per aver offerto lo spettacolo più bello e lungo (5 ore e 29 minuti) nella storia del Roland Garros (ove quest’anno le finali maschile e femminile sono state tra i rispettivi primi due campioni del mondo). Il motto di Roland Garros impresso nello stadio “la vittoria appartiene al più ostinato” è valso per Alcaraz per la rimonta dal terzo set, annullando i 3 matchpoints di Sinner, e nei quarto e quinto set fino ai rispettivi tie-breaks che come tali confermano il livello della partita, vinti dallo spagnolo annullando altri vantaggi dell’italiano, mentre perfino l’ex pluricampione mondiale Agassi scelto per la premiazione si metteva continuamente la mano sulla fronte per gli splendidi colpi da una parte e dall’altra che alternavano continuamente le previsioni del risultato finale.

Ci sarebbero dovute essere due coppe…

Il 10 a 2 nel tie-break finale altro non è stato che il motto della nave scuola “Vespucci” “Non chi comincia ma quel che persevera” applicato dallo spagnolo nato (a Murcia nel 2003) non lontano dal mare, rispetto all’italiano nato (a San Candido nell’Alta Pusteria nel 2001) sulle montagne, di cui Gianni Clerici aveva già intuito il futuro come campione del mondo. L’elemento “montagnolo” che accomuna Sinner a Federer (lo svizzero, massimo idolo di Clerici, anche se nato a Basilea) è probabilmente all’origine della solidità, oltreché delle gambe allenate con lo sci, del carattere che controlla il corpo nei momenti agonistici (lo provano ad esempio i 64 errori gratuiti di Sinner contro i 73 di Alcaraz, e nessun suo doppio fallo di servizio contro i 7 di Alcaraz), di fronte all’aria vicina al mare in cui sono cresciuti Nadal e Alcaraz. Infatti, al rigore anche nell’aspetto dei campioni “di montagna”, si contrappone qualcosa di “intuitivo” in quelli più “mediterranei”, tale per cui reagiscono spesso con lo stesso istinto che possono avere su un surf nelle bufere. E, nella fattispecie, nelle bufere di palle che ricevono, tantopiù sul campo di terra rossa dove allora a quest’istinto aggiungono quello degli scivoli come gli sciatori!

Non per nulla Nadal è stato commemorato come re con la targa sulla terra rossa del Roland Garros (14 vittorie in finale), e non per nulla Alcaraz alla seconda vittoria lì dopo quelle di maggio contro Sinner a Roma e di aprile contro Musetti a Montecarlo se ne considera l’erede. D’altra parte, non per nulla Sinner aveva già perso sulla terra rossa del Roland Garros la semifinale contro Alcaraz nel 2024, ma perdendo contro di lui successivamente in quell’anno già da N°1 a Pechino (e anche al tie-break del 3° set dopo il recupero del rivale nel 2°, dopo che aveva perso il tie-break del 1°, altra “epica” partita) aveva dichiarato: “we try to push each other to the limits”. Ed è forse proprio la loro rivalità a spingerli ben oltre i loro rispettivi traguardi attuali, ossia per Sinner: tuttora di 1° al mondo con le vittorie degli slam di Melbourne nei gennaî 2025 e 2024, della finale ATP di Torino nel novembre 2024, del torneo ATP di Shangai nel settembre 2024 (contro Djokovic che ancora da lui sconfitto nella semifinale al Roland Garros del 6 giugno ne ha reciprocamente dichiarato l’ammirazione), dello slam di New York e dell’ATP di Cincinnati nell’agosto 2024; e di Alcaraz vincitore di 5 slams: Parigi nel 2025 e 2024, Wimbledon nel 2024 e 2023 e New York nel 2022.

Paolini e Vavassori primi nel misto.

Abbiamo vinto le due finali più umane e perso quella tra extraterrestri”, ha dichiarato il Presidente della Federtennis Angelo Binaghi a Gaia Piccardi sul “Corriere della Sera”, e infatti ancora una volta Sara Errani ha vinto con Jasmine Paolini la finale del doppio femminile (come nello stesso stadio alle Olimpiadi del 2024, dopo essere state finaliste nel Roland Garros precedente, e ai tornei WTA di Doha e Roma del 2025 e a quello della Billie Jean King Cup a Malaga del 2024, per cui sono seste nella classifica mondiale), e con Andrea Vavassori la finale del doppio misto (come allo slam di New York del 2024).

Mentre l’“extraterrestre” Alcaraz è stato tale anche con Lorenzo Musetti, 8° al mondo, ritiratosi nella semifinale (dopo essere stato da lui sconfitto in aprile all’ATP di Montecarlo in finale e in maggio all’ATP di Roma in semifinale), e mentre il sorriso costante e la forza di Jasmine Paolini (come quella a suo tempo della ex N°1 del mondo in singolare e doppio Arantxa Sánchez, pure bassa di statura ma dappertutto nel campo) le conservano il 4° posto nella classifica mondiale (anche dopo la vittoria al torneo WTA di Roma contro Gauff, ora 2a mondiale), Sara Errani continua a essere ammirata nei campi quanto il coetaneo (1987) Djokovic: non più nei singoli da cui si è ritirata dopo le qualificazioni perse al 2° turno contro Anna-Lena Friedsam, ma nei doppi dove i successi con Paolini ricordano quelli precedenti con Roberta Vinci.

Paolini ed Errani prime nel doppio.

Se allora Sinner ha dormito male dopo l’8 giugno perché non sono state distribuite due coppe, Binaghi ha probabilmente dormito bene pensando (oltre al record in TV anche in Italia) a quelle condivise con Paolini e Vavassori da Errani: sulla cui costanza e sui cui successi sui campi influisce sì il motto di Roland Garros che ripete sempre a sé stessa, ma anche, dopo il primo servizio, il detto dei suoi concittadini bolognesi “al primo colpo non cade l’albero…

Lodovico Luciolli

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